Miniguida alla fauna da treno
Da circa un anno che non mi spostavo in treno, per questo avevo volontariamente rimosso tutti quelli che sono i disagi da “nomade sfigato”. Sicuramente almeno una volta nella vostra vita avrete avuto a che fare con Trenitalia. Personalmente il mio “rapporto” si è concluso un anno fa quando ho deciso di ritornare in terra natia e abbandonare la vita da studente del sud che migra al Settentrione (la scelta non è stata delle migliori per alcuni aspetti). In ogni caso per ben 6 anni ho viaggiato in treno e me ne sono successe veramente tante, tra queste: i programmati ritardi, l’aria condizionata a 0°C in inverno e a 30°C in estate, allagamenti di stazione, ecc.
Adesso mi ritrovo in un Intercity che ho aspettato due ore, per normalissimi incidenti di percorso, con ansia da prestazione poiché la batteria del mio notebook mi segnalava che tra 44 minuti mi abbandonerà e naturalmente non ci sono prese alle quali caricare la batteria. Per tutto questo mi sento di ringraziare le Ferrovie dello Stato per aver messo oggi alla prova i miei nervi e per avermi “rubato” ore di vita passate nelle varie stazioni di turno.
Qualunque sia la tipologia di treno che prendiate vi ritroverete insieme a una moltitudine di persone con le quali condividerete forzatamente un po’ del vostro tempo. Dopo 6 anni di studi sono arrivato a “tipicizzare” cinque categorie di viaggiatori. Ve li presento:
Lo studente fuori sede. Sono i più numerosi, sopratutto in alcuni periodi dell’anno, li riconoscete dalle valige immensamente stracolme di roba e dal computer sempre acceso. Codesto individuo cerca in ogni modo di impiegare il tempo trascorso nel treno in qualsiasi modo; c’è chi studia, chi gioca col pc o guarda un film/serietv, chi si anestetizza e dorme tutto il tempo, chi si concede una lettura rilassata e chi parla ininterrottamente al cellulare. La maggior parte di questi sono innocui non disturbano e subiscono passivamente il viaggio. Solitamente il maschio cerca in ogni modo di “attaccare bottone” con la figa di turno che si ritrova al suo fianco o di fronte.
L’anziano. Rappresenta un quarto dei viaggiatori. Naturalmente li riconoscete, oltre che dall’aspetto, da quello che mangiano durante il viaggio. Di solito non si fanno mai mancare una bottiglia d’acqua da due litri e hanno panini, frutta (solitamente mandarini o arance i/le quali emanano il loro profumo in tutta la carrozza) e dolciumi vari. Alcuni di loro utilizzano il cellulare, hanno la suoneria amplificata da woofer che gli permette di avvertire la chiamata dopo 10 squilli; se riescono a rispondere la conversazione diviene pubblica poiché il tono di voce è talmente alto che coinvolge tutti gli altri “compagni” di carrozza. Solitamente, se per sbaglio si scambia qualche chiacchiera con loro ci si ritrova dopo qualche ora con tutte le informazioni sulla loro famiglia, il lavoro che hanno fatto per tutta la vita e le vacanze nei vari posti balneari, consigliati ovviamente come mete turistiche.
Il neonato/bambin*. Secondo la legge dei grandi numeri, in ogni carrozza di un treno che si rispetti c’è un neonato o un bambino/a. Di solito questa creatura inizia a piangere all’ingresso del treno e smette pressappoco 5 minuti prima della stazione di arrivo; non cantate vittoria perché se uno scende ne salirà sicuramente un altro. Se avete la fortuna di avere con voi nello scompartimento un bambino, tra i 2 e 5 anni, con i genitori tecnologicamente avanzati sarete allietati per buona parte del viaggio dall’audio di cartoni animati proveniente da un tablet/notebook. In altri casi se ci sono più di un infante si coalizzano tra di loro e organizzano corse nei corridoi e turni di pianto in modo tale da non lasciarvi neanche un minuto di tregua.
Lo straniero nella sua terra. Molto diffuso tra i viaggiatori festivi; è colui che per svariati motivi si è trasferito al Nord e cerca in ogni modo di “sputtanare” le sue origini. Cerca di mettere in pratica gli stereotipi classici del settentrionale: inflessibile sulle regole di viaggio, borbotta in caso di ritardi o altri inconvenienti, fa finta di lavorare al computer (ma in realtà sta giocando al solitario o a campo minato), mangia solo ed esclusivamente Tuc o similari. Molti di questi riescono a fingere bene, ma si smentiscono appena ricevono una telefonata dal parente “terrone”. Iniziano a sostenere una conversazione in dialetto e prima di chiudere la telefonata chiedono di farsi preparare il piatto tipico o di farsi portare in stazione l’alimento che tanto gli è mancato.
L’intellettuale/hipster. Abbastanza diffuso, di solito entra nello scompartimento già con le cuffie nelle orecchie, ripone le sue valigie vintage (scomodissime) negli appositi spazi, si mette comodo e apre un libro minimo di 250-300 pagine, ne sceglie una e la guarda per tutto il tempo. Durante le varie fermate fuma la sua sigaretta “rollata” al momento mentre con aria saccente osserva gli spostamenti in stazione. L’intellettuale non fa mai la prima mossa, nel senso che non vi rivolgerà mai la parola, ma se lo farete voi vi inonderà di nozioni spicciole di filosofia, elencherà nomi di gruppi indi sconosciuti e di nicchia, proporrà consigli per letture impegnate, ecc.
Poi ci sono anche piccole sotto categorie che rappresentano degli incroci tra le varie tipologie, ad esempio, lo studente fuori sede straniero nella sua terra oppure l’anziano intellettuale così come lo studente hipster.
Per saperne di più: