Mini guida alla sopravvivenza dello stagista
Hai 20 e passa anni e hai avuto milioni di esperienze lavorative sottopagate o mal pagate o non pagate ma questa volta le cose sono decisamente diverse perché ti sei messo a fare lo stagista.
Fare lo stagista/tirocinante/praticante/trainee/becario, che dir si voglia, non ha niente a che vedere né con un lavoro di merda, né con la disoccupazione e né con la cassa integrazione. Il tirocinio non retribuito è il limbo del lavoro. Passi la giornata a fare pensieri meta-lavorativi e alla fine ti senti inappagato (ma soprattutto, non pagato).
Ho pensato di stilare una piccola guida alla sopravvivenza, esclusivamente mentale, a questo tipo d’esperienza che a quanto pare è solo provvisorio, non demordete anche voi sarete disoccupati prima o poi.
L’orario lavorativo: per voi ovviamente sarà più flessibile, nel senso che anche se lavorate part-time e non a tempo pieno come quelli che hanno il contratto a tempo determinato, uscirete da lavoro comunque un’ora dopo del previsto. Tranquilli “tenere duro, chiappe strette e che dio ce la mandi buona”.
La pausa pranzo: la pausa pranzo non è il momento in cui mangiate o socializzate con i vostri “colleghi” ma uno dei momenti più belli della giornata, quello in cui vi liberate dell’oppressione psicologica della vostra situazione sociale svantaggiata. Non aspettatevi di socializzare in quei trenta minuti perché non vedrete l’ora di scappare da quelle stanze grigie per andarvi a sbattere dieci minuti al sole con tanto di paninazzo, alla faccia della vita sedentaria. Il consiglio in questo caso è prendere la pausa pranzo, perché se sei uno stagista sfigato (come tutti gli stagisti) nessuno si accorge di te fino a quando non sbagli qualcosa e quindi nessuno si ricorda di lasciarti fare la pausa pranzo.
I colleghi: li potremmo anche definire “con scadenza”. Il fatto stesso che tu sia uno stagista implica che andrai via a breve. Questo comporta che sarai serenamente maltrattato, ignorato, incolpato (sai, la storia del “praticante espiatorio”) e discriminato da tutti, anche dagli animi più gentili. Questo accade non perché tu sei brutto e ti tirano le pietre ma perché nella mente umana scattano strani meccanismi e quindi nel momento in cui un lavoratore ha a disposizione te povero stagista comincia a pensare agli sprechi. In questo caso lo spreco sarebbe di forza lavoro, quindi ti verranno affibbiati compiti infami, il riordino di archivi secolari o sarai posizionato a qualche assurda catena di montaggio computerizzata dove passerai ore a inserire dati. La cosa bella è che tutti all’interno dell’ufficio sentiranno il bisogno di chiederti, in maniera assolutamente cortese, di fare qualcosa per loro. In fondo dai cazzo, sei lo stagista! Il consiglio in questo caso è andare a letto con il/la direttore/direttrice e quindi diventare loro superiore entro la fine del mese e ovviamente fargliela pagare in maniera del tutto irrazionale e infantile.
Skills aquired: è il motivo per il quale sei lì. Il tuo unico desiderio è imparare, qualsiasi cosa. Eppure è quello che molto probabilmente finirai per non fare, anche perché dopo X mesi di tirocinio non retribuito deciderai di intraprendere altre strade quali prostituzione, spaccio (molto gettonato) e rapina a mano armata (vedi Mini guida alle forme di collaborazione alternativa) e cancellerai con un bel colpo di spugna le poche conoscenze fino allora acquisite.
Il rimborso spese: è il male. Se sei talmente fortunato da riceverne uno, sappi che in fondo non lo sei più di tanto. Il rimborso spese ti da l’illusione di possedere una qualche forma di retribuzione ma in realtà sono i soldi della metropolitana, il caffè che prendi per stare sveglio davanti al computer e i soldi del paninazzo sopracitato. Ergo, alla fine del mese sarai squattrinato come sempre. Il mio consiglio è rubare articoli di cancelleria dall’ufficio e spacciarli davanti alle scuole elementari.
Saluti e baci: ricorda, l’ultimo giorno di lavoro non andare via dispensando turpiloquio a tutti, hai ancora la lettera da raccomandazione da farti firmare.