Mogwai | The Lord is Out of Control
La preview dell’album, “Remurdered”, dura come “Batcat”, è un pezzo che ben chiarisce l’evoluzione del suono dei Mogwai negli ultimi 17 anni. Composta da un perforante basso su cui si appoggiavano esplosioni di chitarre in pieno stile mogwaiano, con una deviazione sulle linee intraprese in “Hardcore will severe die but you will”, il più “elettronico” del gruppo. Non che mi abbia entusiasmato fino in fondo, ma la ruvidezza su cui si poggia tutto il brano lascia l’alone inquietante che mi piaceva tanto già nel disco precedente. Qualche giorno fa esce il secondo estratto del nuovo “Rave Tapes”, accompagnato da un video diretto da Antony Crook girato alle Hawaii.
Fermi tutti: non stiamo parlando di sole, mare, spiagge e tizie in bikini sotto l’ombrellone. Sono pur sempre i Mogwai, che ti piazzano video con bambine dagli occhi demoniaci, se ti va bene. L’inizio è più alla “28 giorni dopo”, e non lo dico casualmente, perché loro ormai se ne intendono anche di zombies, oltre che di Zidane. E poi presenze umane, tutte alla ricerca di qualcosa, tutte che si aggirano in contesti troppo surreali. E la melanconia fatta a musica che scorre.
C’era un loro disco, il primo che ho sentito, “Come on die young”, che ancora oggi non riesco a sopportare. Mi fa soffrire di un’atavica sensazione di perdita e mancanza, qualcosa che ho sempre avuto e che loro riescono a strapparmi fuori con rabbia. Non riesco a finire “Cody” senza il sapore delle lacrime in bocca. Esattamente come “The lord is out of control”. Spererei di essere la ragazza che ammira il fuoco all’orizzonte, ma spesso e volentieri mi ritrovo nell’anziano che cerca di capire perché nel mondo tutti volteggiano con eleganza, tranne lui.
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