Monsieur Blek le rat
Se come me siete amanti della street art e nello specifico pensate che Banksy sia un genio, dopo aver capito chi è Blek le rat potreste subire uno shock. Se invece diversamente da me lo conoscevate già, siete a posto.
Mentre guardavo delle immagini di stencil ero convinta che ad averli realizzati, con quell’ironia, con quel tratto unico potesse essere stato solo il mio caro Banksy. Invece scopro che non si era inventato proprio niente. Che delusione.
Si lo so, lo stencil, il graffito, il manifesto la street art in genere non hanno un vero padre, non hanno un unico artista, per fortuna siamo pieni di bei lavori in tutte le nostre città. Ma questo Banksy (con il quale sono profondamente offesa) ci ha tratto in inganno facendoci credere che aveva inventato un nuovo modo di comunicare. È lo stesso Banksy ,che ricordo aumenta la sua fama nascondendo la sua identità, che dichiara “Ogni volta che penso di aver dipinto qualcosa di leggermente originale, scopro che Blek Le Rat l’ha già fatto. Solo venti anni prima.”
Ebbene si, mentre Blek le rat realizzava i suoi primi lavori Banksy giocava con i pastelli, infatti le sue prime opere risalgono ai primi anni ottanta.
Xavier Prou nato nel 1952 era un ragazzo di buona famiglia che viveva in uno dei quartieri più borghesi di Parigi. Dopo aver studiato arte e poi architettura ed essersi confrontato solo all’università con gente di tutti i ceti sociali inventa un nuovo modo di fare arte. In strada. Si ispira agli artisti newyorchesi degli anni 70 ma vuole creare uno stile europeo, diverso. Latino. Sceglie come mezzo lo stencil, è uno dei primi a non scrivere semplicemente la sua tag, ma utilizza immagini di facile lettura. Lo stencil era utsato in Italia nel ventennio e in sudamerica per fare propaganda, mezzo perfetto per essere definito latino.
Comincia con l’invasione di un topo che elegge a simbolo, perchè è un animale che si trova in tutte le città ed è un animale libero e anche perchè contiene la parola art (anagrammando rat). Il punto di partenza era evitare di essere anonimi come in città è ovvio che accada, rendersi riconoscibili attraverso un simbolo dichiarava la sua esistenza e dava diritto ad esprimere un parere.
Tutti i suoi lavori sono pieni di sarcasmo e denuncia. Non servono spiegazioni per leggere una sua opera, se poi si pensa anche al periodo storico in cui sono state realizzate si può comprendere il fervore e la carica messa in ognuno di questi lavori.
Dal 91 ha smesso di fare arte d’assalto perchè è stato condannato a pagare pesanti multe e se ripescato a “imbrattare” muri potrebbe finire al fresco, così si dedica alla realizzazione di manifesti.
Ci tiene a denunciare la mancanza di spazi destinati a chi vuole fare arte libera e inevitabilmente si sceglie la città che democraticamente distribuisce il messaggio a tutti.
“Il 99% degli urban artists utilizza l’arte urbana come un primo passo verso le gallerie. È un errore fatale, perché nelle gallerie sono visti da 40 persone, nei musei sono visti da 10 persone, in strade sono visti da 100.000 persone. Questo è l’importante del lavoro di un artista: essere visto.”
Contrariamente al mio sdegno, è grato a Banksy per aver fatto apprezzare l’arte di strada ad un pubblico più vasto. Chiaramente è solo ironia la mia, Banksy resta un artista molto capace e influente, basti pensare che sto parlando più di lui che del ritrovato Le rat. Che sia Banksy, Blek Le Rat o qualunque altro talentuoso artista, fate i bravi imbianchini post-attacco d’arte così si rischia come disse qualcuno “muri bianchi popolo muto”.