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Mr Fijodor e il principio degli elefantini rosa

Si parla di:

Fijodor Benzo (sì, si chiama proprio così e al telefono ci ho fatto una figura tremenda chiedendogli che tipo di pseudonimo fosse, Fijodor) classe 1979 da Imperia. Dipinge da 20 anni, da 13 ha un’associazione che si occupa di street art, “Il cerchio e le gocce”, da questa primavera organizza lo Street Art Tour a Torino. L’ho incontrato al SAMO (l’interessante spazio aperto alla cultura di cui vi ho già scritto) e abbiamo parlato di un po’ di tutto, dalla musica all’arte, passando per le nostre stranezze. Qui un bugiardino della serata.

Mr Fijodor
Mr Fijodor

 

Iniziamo subito dall’ultimo progetto: lo Street Art Tour.

 

L’idea è nata all’interno della nostra associazione, “Il cerchio e le gocce”: la nostra amica Claudia de Giorgis, che collabora con noi, ha lanciato la proposta di continuare il trend europeo di questi tour, organizzati in città come Lisbona, Berlino, alla scoperta della street art della città. Noi come organizzazione eravamo già riusciti ad aprire un bando per finanziare una mappa, InkMap, in cui sono raccolte tutte le opere legali permanenti. Abbiamo continuato poi su questa linea, volta a creare un pubblico consapevole e attento a ciò che vede, per aiutarlo a conoscere gli artisti e a riconoscerne il valore. Lo facciamo innanzitutto per passione, poi perché ci piacerebbe dimostrare l’importanza di finanziare certi progetti: c’è un ritorno d’immagine non solo per la città in sé e per la cultura, ma anche per la vita stessa di quartiere. Immagina quanto un piccolo bar sotto una grande facciata possa aumentare gli introiti, se questa viene sponsorizzata e diventa una delle attrazioni della città.

Sagra della Street Art
Sagra della Street Art

 

In questo senso quindi le istituzioni come sono messe?

 

Torino è stata una città molto lungimirante in questo senso: un evento come Picturin è nato nel 2010, e la nostra è stata la prima città italiana a fare un evento così grande e così importante a livello nazionale. Adesso altre città stanno seguendo la stessa impronta, ma Torino è la prima metropoli italiana che è riuscita a fare cose interessanti e di richiamo internazionale. Pensa alle facciate dipinte a Palazzo Nuovo, che si trova sotto la Mole, sotto il simbolo della città.

Vedo A Colori
Vedo A Colori

 

A tal proposito: come avete preso il fatto che la facciata di Palazzo Nuovo sia stata coperta?

 

Noi l’abbiamo saputo a maggio dell’anno scorso, ci avevano detto che il disegno sarebbe stato tolto per mettere pannelli solari. Il progetto era tutto torinese, avevamo collaborato in tanti per creare qualcosa che rappresentasse il Picturin, quindi il colore che invade la città, un po’ per togliere lo stereotipo di Torino in quanto città grigia. Era diventato quasi un simbolo di una nuova spinta, un nuovo fervore e un’icona della città: era fatta da torinesi per Torino. Purtroppo però ci sono lotte interne tra uffici, distretti, politici nelle quali spesso non si riesce a districarsi, quindi rimane solo tanto rammarico e una forte delusione.

MAAM
MAAM

 

Il pubblico dello street art tour com’è?

 

È molto vario: abbiamo studenti universitari, ragazzi delle superiori, gente di 50 anni, padri di famiglia con figli e tanti trentenni. La cosa più bella è che un movimento molto spontaneo, che è nato per passione e si è diffuso in poco tempo tra tantissime persone. Il tour è a offerta libera, passiamo delle opere più importanti e arriviamo anche a decodificare i linguaggi dei graffiti, a vedere qualche opera illegale e risolviamo anche dubbi del pubblico.

Nova
Nova

 

Uno dei dubbi?

 

I graffiti di certo sono più difficili da comprendere, un graffittaro possa essere anche meglio di uno street artist ma magari ha un linguaggio più introspettivo e difficile da interpretare.

Ex Carcere, Tirano
Ex Carcere, Tirano

 

Nella tua esperienza da street artist hai incontrato molte persone. Come reagiscono ai tuoi lavori?

 

Le mie opere piacciono soprattutto ai bambini perché sono molto colorate. In realtà dipende molto anche dal tipo di lavoro che faccio, se le persone che ne vengono a contatto hanno la possibilità di avere chiarimenti e di scoprire il concetto che sta dietro i miei disegni. L’opera di cui vado più fiero nell’ultimo anno l’ho fatta a Tirano in un ex carcere. Ho dipinto un’intera parete di nero e poi a gessetti ho immaginato e costruito un piano di evasione, ma non dal carcere, bensì nella propria testa. Mentre lavoravo lì ho passato un paio di giorni con i ragazzi, molti già ex carcerati con problemi di tossicodipendenze e disagi interiori, che sul tema dell’evasione avevano molto da dire. Ho tentato di trasformare le frasi che hanno detto in parti dell’opera, per esempio stavo dipingendo una mongolfiera e un ragazzo è passato dicendo: “Fiera, di essere un po’ mongola”. L’ho scritta sotto. Ecco, in questo caso puoi notare come anche le persone si interessassero al concetto dell’opera: entravano e si soffermavano a lungo sulle scritte, per lasciarsi avvolgere completamente dall’atmosfera. All’ingresso, per introdurre il tema, avevo scritto una frase della Merini: “Puoi scappare dalle persone, dalle circostanze ma non puoi scappare da te stesso”.

Nuvolari, Cuneo
Nuvolari, Cuneo

 

A proposito, su Facebook qualche giorno fa ho letto che hai scritto uno status: “per farsi accettare è meglio non essere troppo se stessi”. In realtà tu sei te stesso nelle tue opere. Quindi dove sta l’inghippo?

 

Uso molto le parole per scrivere quello che mi turba o mi affascina. In realtà poi ti devi limitare, soprattutto quando si tratta di opere pubbliche. Comunque per me quello che conta di più è la spontaneità. Vedo sempre più spesso opere di ottima qualità, realizzate benissimo, ma che non lasciano molto a livello di impatto emotivo.

La cosa che trovo non solo in questo ma in tutti i campi si è alzato molto il livello medio ma c’è molta meno fantasia. I materiali sono migliori, è più facile trovare gli spazi, i bracci meccanici per fare grandi facciate, cosa che 10 anni fa era quasi impossibile, i disegni rasentano spesso la perfezione, ma mancano un po’ di concetto.

Tu che cosa utilizzi per dipingere?

 

Io lavoro molto a mano libera, poster stencil non sono per me. Anzi, mi piace proprio l’errore, perché in un momento come quello odierno in cui siamo circondati da tecnologie super precise, dove tutto è fin troppo leccato, disinfettato e pulito mi piace proprio portare nelle mie opere l’errore umano, sia come immaginario che come immagine. Nei miei lavori troverai tantissima improvvisazione: mi piace avere un canovaccio poi inventare al momento sulla base del mio stato d’animo o delle persone che incontro. Per esempio se sto facendo un disegno e passa un vecchietto che mi racconta una leggenda del paese, io la inserisco sotto forma di dettaglio o frase e l’opera acquista un nuovo significato che non avrebbe potuto avere, senza quell’attimo preciso. Mi piace molto anche la gestualità, soprattutto nelle opere altrui: per esempio trovando un difetto in un’opera illegale sei portato subito a domandarti come mai ci sia, le ragioni per cui ha sbagliato. Ha dovuto interrompersi? È dovuto scappare dalla polizia? Quel difetto, quell’unico errore, è il segno distintivo dell’unicità dell’opera. Altrove non la ritroverai mai così.

Icone , 2013
Icone

 

Come mai disegni sempre faccette buffe ed elefantini?

 

La prima volta che ho visto gli elefantini rosa era su un Dylan Dog. In una scena il personaggio in botta di lsd vede gli elefantini rosa e accanto al disegno c’era l’asterisco che diceva: “come nel film di Dumbo”. Nel film della Disney l’elefantino viene preso in giro perché orfano e menomato, lui prova a integrarsi nel circo ma non ci riesce. Una sera si ubriaca vede gli elefantini volare e pensa: se questi elefantini che hanno un culo così grosso e le orecchie minuscole riescono a volare, perché io che ho le orecchie enormi non posso? Il giorno dopo si impegna e vola. Per me quindi l’elefantino rosa è un simbolo che rappresenta prima di tutto la fantasia, poi la psichedelia, o tutti gli stati di alterazione che ti portano a scoprire quella cosa di te che non sapevi di avere, e in ultimo la rivalsa, ovvero quello che prima era un limite che diventa il tuo punto di forza. Io per esempio ho dei fortissimi problemi agli occhi. Una volta il mio medico mi ha chiesto che mestiere faccio. Quando gli ho risposto che dipingo, lui mi ha detto che la natura non mi ha predisposto per fare quello. Io, finché lei non ne accorge, continuo.

 

Il prossimo Street Art Tour si svolgerà il 20 settembre. Per prenotarsi bisogna mandare una mail a streetartourtorino@gmail.com indicando nome, cognome e numero di telefono. Per tutti gli aggiornamenti seguite la pagina facebook: Street Art Tour.

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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