Napoli Teatro Festival, un’anteprima rubata
Me ne stavo comodamente seduta a sorseggiare il mio aperitivo, quando una telefonata interrompe il mio relax per comunicarmi che “possiamo assistere alle prove ufficiali di Romeo and Juliet al Mercadante!”. A malincuore abbandono il mio vino bianco e corro all’ingresso artisti del teatro per assistere, in anteprima, ad uno degli spettacoli che farà parte della rassegna del Napoli Teatro Festival. Percorrendo i corridoi “segreti”, il mio “contatto” mi conduce in sala, dove lo spettacolo è già incominciato. Il bello di assistere a una prova, l’ho scoperto, è che tutto è meno rigoroso e più palpabile. La sala è semivuota e sono tutti più disinvolti.
Il regista inglese Alexander Zeldin traspone il celebre romanzo di William Shakespeare interpretandolo però in chiave nord-africana. Al posto delle nobili famiglie veronesi ci ritroviamo di fronte due antagoniste stirpi di algerini, marocchini forse, ma questo non importa. Gli attori, infatti, provengono tutti da paesi diversi e credo che l’intento del regista fosse proprio quello di confonderci le idee e metterci di fronte alla multietnicità della società moderna. Lo spettacolo mi è piaciuto abbastanza ma quello che merita un discorso a parte è sicuramente la scenografia. Perfetta. La scena è scarna e polverosa ma omogenea. Nessun balcone per la verginea Giulietta, ne baldacchino per la notte d’amore e tantomeno marmi e ottoni per le cerimonie, solo la carcassa di un’auto, un materasso sommerso dai rifiuti e tanti tappeti persiani. Nei momenti critici vengono giù delle opere d’arte; definirle diversamente non è possibile.
In effetti, si tratta di vere e proprie istallazioni, sipari leggerissimi “adornati” dai pezzi della carrozzeria di una macchina che si antepongono alla scena. A casa, spulciando gli articoli sulla rappresentazione, ho poi scoperto che, in effetti, la scenografia è firmata dal noto artista americano George Tsypin che ha lavorato per i più importanti teatri d’Europa. Un altro aspetto molto interessante è la scelta musicale che, insieme all’allestimento scenico e ai costumi, rendono lo spettacolo decisamente rock. Lorenzo il sacerdote, infatti, è un giovane di jeans e pelle nera vestito, con pettinatura alla Gesù Cristo e che sembrerebbe appena uscito da un club rock londinese. L’italiano di alcuni degli attori è a malapena comprensibile, ma poco importa perché probabilmente è un elemento necessario a trasportarci nell’ambientazione nord-africana e medio-orientale dello spettacolo. Molto bella anche la rappresentazione della morte di Giulietta dove indossa un velo nero, a simboleggiare il chador, e poi si spengono le luci.
Quando si riaccendono le luci nervosi addetti ai lavori ingioiellati di badge, si sbrigano a indagare le facce dei pochi spettatori per scorgere consenso o delusione, ma in fondo mi sembrano abbastanza soddisfatti. Questa è un’anticipazione di quella che sarà una programmazione lunga circa quindici giorni e come per le passate edizioni il festival porterà nella città un’ondata d’internazionalità e multiculturalità. Gli spettacoli, oltre che nei celebri teatri, si svolgeranno in luoghi inconsueti come l’Orto Botanico, l’ex birreria di Miano, il Dormitorio pubblico di Napoli e il Petraio. Per tutti i comuni mortali, lo spettacolo debutterà il 4 giugno alle ore 20:00.
Per chi volesse saperne di più: teatrofestivalitalia.it