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Nel paese dei coppoloni, una fascina di racconti

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Chi siete, a chi appartenete, cosa andate cercando? Vado cercando musica e musicanti.

Il Viandante

Nel paese dei coppoloni è sostanzialmente un monumento alla città di Calitri e ai suoi abitanti. Il lungo vagare di Capossela sembra una piccola metafora del suo universo artistico: confusione, poesia, diletto e musica. A tratti, come per esempio la scena in cui appare il mitico Ciccillo, oppure la scena nel bosco in cui il musicista suona un piccolo pianoforte rosso, ricorda terribilmente le atmosfere lynchiane. Chi l’avrebbe detto che questo film potesse in qualche modo ricordare Inland Empire e Twin Peaks?

Ciccillo Di Benedetto aka Cicc Bennet

Ma in fondo Calitri è un po’ una Twin Peaks, una cittadina semideserta, popolata da personaggi misteriosi, nella quale i passi del cantante scandiscono un desolato silenzio da cui si sente libero di entrare ed uscire a suo piacimento. Oltre al silenzio e ai passi del “viandante”, il piccolo centro urbano è musicato dai racconti di personaggi di un’altra epoca e da suoni anch’essi lontani.

Il film è diviso in momenti in cui Vinicio narra i luoghi che contemporaneamente calpesta, altri in cui seduto probabilmente nella sua casa calitrana spiega alcuni concetti racchiusi nella sua opera e la sua opinione su questioni concrete riguardanti quelle terre e il mondo, frammenti del concerto per i 25 anni della sua carriera e infine momenti di delirio musicale e teatrale.

Le opere di DEM

Esteticamente è davvero un film piacevole, gli scorci di Calitri e le campagna circostanti, il bellissimo bosco, lo stile campagnolo chic di Capossela, le rughe e gli strumenti della Banda della posta, l’acqua dei fiumi e delle fontane, la ferrovia e i piccoli vicoli coi relativi giochi di luci ed ombre, tutto costruiscono un prezioso quadro. Ma il film è ricco di virtuosismi e elementi misticamente popolari anche questi connessi al piccolo universo artistico di Capossela.

La Ferrovia

Tra le scene che ho amato di più c’è la scorribande con Testadiuccello che gli ricorda, come un vecchio amico, che al loro primo incontro gli aveva attribuito lo stortonome Guarramon per la sua inquietudine. Mi è piaciuto anche il rituale nel bosco accompagnato dalle sculture di DEM e dai racconti del mito del Pumminale, il cane mannaro, della Cupa e delle creature che “appaiono e si fanno vedere da uno solo alla volta, in modo che nessuno possa dire con certezza di averle viste davvero”.

La Trebbiatrice volante

Nonostante l’atmosfera magica che permea tutto il racconto, Capossela riesce in qualche modo a inserire argomenti più materiali dell’identità collettiva di un popolo, come per esempio la questione della ferrovia abbandonata con fini politici, o i progetti di trivellazione: “la contemporaneità arriva in forma di trivelle, centrali eoliche, di discariche. Questa è la minaccia che arriva dalla contemporaneità”.

Nel complesso questo film, a metà strada tra il western e il racconto epico, sembra il coronamento del ritorno alle origini di Capossela. È come se, con la messa in scena del suo viaggio interiore, si fosse definitivamente ricongiunto con quei luoghi atavici ma nuovi e con le anime che li popolano.

La banda della posta

Per dare un giudizio rapido e indolore, le mie aspettative sono un po’ deluse. Vinicio Capossela è riuscito a creare un suo universo personale, un modo fatto di immagini, di suoni e di una filosofia che nasce dalle radici e si espande contaminata dalla cultura di tanti altri popoli. Di conseguenza, mi aspettavo che il film fosse una sintesi di tutto questo, e lo è, ma che forse non è stata tecnicamente espressa in tutte le sue potenzialità.

Il film è stato seguito da un cortometraggio, Il pumminale, con la regia di Lech Kowalski e Vinicio Capossela ambientato nei boschi e anche questo popolato da creature misteriose così come per la scena del film e musicato da un bellissimo brano che racconta di una notte animata da peccatori, dal pumminale, dal porco-maiale, le civette e qualche masciara buttata qua e là.

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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