New York in Rome, il mio racconto su “New York Minute”
Introdurmi in questo ambiente di artisti non è stata per me una cosa semplice, durante i primi cinque minuti ho cominciato a pensare di essere inadeguata: non avevo i capelli colorati, non avevo un abbigliamento stravagante dai mille colori, ma soprattutto non avevo due scarpe di colore diverso! Me ne frego, in fondo sono qui per vedere la mostra e, abbigliamento a parte, sono perfettamente in grado di godermela anche senza un’aria svogliata e snob.
Stravaganze e look permettendo la mostra mi cattura e mi piace e noto con piacere che il mio giudizio concorda con gli altri presenti altrettanto entusiasti. La mostra, inaugurata il 20 settembre presso il MACRO Future, lo spazio espositivo del Comune di Roma che trova sede nel complesso ‘800 dell’ex Mattatoio, è dedicata a 60 artisti giovani della scena newyorkese. Insomma come dire le espressioni artistiche più innovative, originali dei nostri giorni incontrano la città eterna. In effetti al suo interno la mostra offre numerose piacevoli sorprese e suggeriscono nomi di artisti ai quali non si può restare indifferenti.
Assume Vivid Astro Focus è un collettivo di artisti provenienti da tutte le parti del mondo che, sfruttando per lo più architetture esistenti, riescono a dare vita a muri e palazzi con neon e animazioni grafiche che prendono le forme più stravaganti anche grazie all’interazione con la gente.
Più avanti vengo colpita dai colori di Chris Johanson, un pittore e street artist, membro del movimento artistico Mission School di San Francisco. Le opere qui esposte sono pitture su legno, materiale recuperato dalla strada; infatti la sua idea di arte e i suoi lavori sono per lo più basati sulla realizzazione di tematiche urbane attraverso la ricerca di materiali da riciclare. Johanson è piuttosto famoso per le sue istallazioni di strada, se così si può dire, e questo è il canale di comunicazione artistica che predilige.
Forse ispirato dai poemi epici, o forse dotato di una visione a tutto colore delle sue opere, Jim Drain crea attraverso dei collage, istallazioni esplosive riguardo ai colori e alle forme. Quello che vedo a Roma è un vero e proprio animale mitologico, fatto di gioielli, lavori a maglia, neon, in una sperimentazione, propria del suo stile e del suo linguaggio artistico, dell’utilizzo dei materiali.
Proseguo e vengo letteralmente risucchiata in un vortice di colori, immagini e mi sembra quasi di sentire anche un suono assordante che mescola tutto assieme, compreso me…non a caso mi trovo di fronte all’opera Heaven and Hell del collettivo Dearraindrop. Quest’opera ci pone davanti ad uno stile psichedelico, si, ma che io definirei onnivoro, perché tutto divora, compreso lo spettatore. E poi, sento che queste figure di uomini, peccatori e non, abbiano un forte richiamo, in chiave moderna, verso i famosi quadri di Bosch, brulicanti di figure umane e sovraumane.
Per continuare nel vortice di linee e ossessioni, mi trovo respinta dai mostri di Matt Brinkman che possiamo definire un vero e proprio illustratore dell’orrore o forse delle ansie e delle emozioni viscerali dell’uomo. Lascio a Matt le sue, e le nostre, ossessioni per proseguire verso il secondo padiglione della mastra, sempre più curiosa e desiderosa di scoprire cosa mi aspetta.
Proveniente da Brooklyn, ma originario di Mosca, Kon Trubkovich esprime nelle sue opere la controversa figura dei prigionieri, sia immersi nell’alienante condizione della prigionia, sia nel rapporto con i carcerieri, con le guardie. Ne viene fuori un’esperienza artistica multimediale, fatta di dipinti, ma anche di video e istallazioni come quella presentata in questa mostra.
Si tratta di un trittico di video tra i quali spicca, per atrocità e assurdità, quello girato presso un carcere filippino, in cui i detenuti sono costretti da guardiani squilibrati, a imparare coreografie senza senso (in questo caso Thriller di Michael Jakson), o l’altro video in cui dei detenuti sono ripresi mentre cercano di portare a termine un compito senza fine, nella rievocazione moderna del mitico Sisifo. Ma chiudiamo questa carrellata, spero interessante, con l’opera più gaia e ilare che ci sia: girandole! Jim Drain e Ara Peterson hanno portato qui la loro fantasia rotante. Dipinti circolari, spinti in movimento da ventilatori, che creano un caleidoscopio enorme e colorato, che richiamano la necessità di un’arte semplice e originale e per lo spettatore..un godimento infantile senza pari!
Assolutamente consigliata agli appassionati snob e non solo.
Le foto sono di di Marco De Angelis | http://www.flickr.com/people/marcoofoto/