Nove universi di speranza per la 57° Biennale d’arte di Venezia
Ci siamo lasciati alle spalle la Biennale del 2015, con i suoi riferimenti politici, le nostalgiche letture del “Capitale” di Karl Marx, i molti alberi e le imponenti installazioni ambientali, che vi abbiamo raccontato sulle pagine di ziguline.
Cosa troveremo al prossimo, consueto, appuntamento con l’arte internazionale? È ancora troppo presto per dirlo. Quello che sappiamo ci basta per capire che questa edizione è rivolta a infondere speranza e a dare una dolce e consolatoria risposta alle domande “chi siamo? dove andiamo?”. L’arte è, per stavolta, la spilla preziosa appuntata a rallegrare i tessuti sintetici degli esseri umani, come ci lascia intuire il titolo pieno di entusiasmo VIVA ARTE VIVA, a cui fanno eco altri concetti chiave, a metà tra hashtag e slogan: resistenza, liberazione, generosità, responsabilità, riflessione.
Attendiamo, quindi, di svelare i segreti di tanto ottimismo che, nelle parole del curatore Christine Macel, è più un “umanesimo” capace di infondere consapevolezza e arrestare gli influssi nefasti della cronaca mondiale. Il suo padiglione sembra l’indice di un romanzo di fantascienza di Philip K. Dick, con i capitoli presentati come nove universi, formati da centoventi mondi (gli artisti).
Accanto agli 87 padiglioni, oltre ai grandi Stati onnipresenti, ci saranno alcune new entry, come Nigeria, Kazakistan e Kiribati, arcipelago dell’Oceania prossimo, ma non troppo, a sparire sott’acqua. Occhi puntati sul Padiglione italiano, affidato alle cure di Cecilia Alemani, che ha scelto gli artisti Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey per rappresentare il nostro Paese.
Saranno molti gli eventi collaterali diffusi per la città che renderanno praticamente inesauribile il numero di proposte della Biennale. Altrettante saranno le iniziative come “Tavola Aperta”, “Progetto Pratiche d’Artista”, “La Mia Biblioteca”, per dare modo agli artisti di spiegare il proprio lavoro.
E intanto, mentre si avvicina il 10 maggio, giorno della vernice, è stato già reso noto il nome del Leone d’Oro alla Carriera assegnato alla performer statunitense Carolee Schneemann.
Fiduciosi, e curiosi, restiamo in attesa di esplorare i nove universi promessi.