Nufactory
Il che suscita in me ricordi di Wahroliana memoria. Ed effettivamente ciò non dovrebbe essere troppo distante da quello che è realmente NuFactory. Si tratta infatti di una sorta di “associazione” – mi viene in realtà difficile anche definirla con un solo termine – che si occupa della gestione e della promozione di artisti emergenti; NuFactory è un trampolino di lancio, che permette di inserirsi nella scena artistica romana, e non solo. Opera fondamentalmente attraverso tre diversi canali di comunicazione : video, musica ed arte propriamente detta. Ed occupa gli spazi del Rialto Sant’Ambrogio ogni ultimo giovedì del mese, con serate incentrate su di un tema a scelta degli organizzatori.
Questa sera tocca al riciclo. E tutto è perfettamente in linea con tale tematica : dal dj set vintage ( con un dj che utilizza per lo più vinili ) agli allestimenti proposti dai diversi artisti che occupano la serata. Il flyer dell’evento suona piuttosto curioso e dice “porta un oggetto che non usi, gettalo nel Dumpster e ritira una T-shirt nuova!”.
Arrivo al Rialto portando con me un vecchio paio di calze color fumè, di proprietà della mia nonna, bucate sui talloni; le lascio tra un cumulo di oggetti vecchi ma ancora utilizzabili : un paio di sandali estive, qualche scatola di plastica, chiodi arruginiti, un faro da palcoscenico ed altro ancora. Poi apro il contenitore che mi viene indicato e tiro fuori una maglietta nuova, di colore rosso.
Si tratta del lancio di un nuova linea di capi di abbigliamento : Dumpster per l’appunto ( cassonetto, quindi ). Il progetto nasce nel 2006 e si ispira al fenomeno del Dumpster Diving, diffuso in America e in Gran Bretagna, che mira al recupero, dai cassonetti, di oggetti scartati ma ancora fruibili. Gregorio, l’ideatore del tutto, mi spiega che l’idea nasce dalla considerazione che il nostro decennio è stato ed è fondamentalmente vuoto e che l’unica cosa che siamo stati in grado di produrre finora è stata proprio l’immondizia. Il messaggio che si vuole far passare, attraverso opere di grafica realizzate su capi di abbigliamento, è quindi proprio quello del recupero e del riutilizzo degli oggetti. Riciclo, appunto. La sala del Rialto è divisa a metà tra i contenitori di magliette Dumpster e le opere di Damiano Tullio.
Antropologo e storico dell’arte, sicuramente ispirato dalla mamma scenografa. Nel corso della serata realizza una scultura utilizzando parte degli oggetti inutilizzati portati da noi tutti. Le opere dell’artista vengono infatti create utilizzando, in genere, materiali naturali o, per essere più chiari, i materiali scartati dalla natura. Mi dice : “Prendo ciò che la natura scarta”. E mi spiega che considera proprio la ricerca del materiale da impiegare come la parte più importante dell’opera. Si tratta di un’arte complessa, dietro ed in cui risiedono considerazioni di carattere antropologico e teorie neo-darwiniste e persino riferimenti al cristianesimo.
Infine, e non per ultimo, il Collettivo Arturo, che si occupa di realizzare opere di arte moderna/contemporanea e stencil utilizzando vecchie tecniche di stampa. Non posso non citare i fotografi Luca Fralleone e Gloria Viggiani, che hanno “costretto”, in senso più che buono, chiunque passasse davanti ad i loro obiettivi ad indossare le magliette Dumpster ed a mettersi in posa per un paio di scatti: fanno da sfondo fogli bianchi di piccolo formato, dalla forma quadrata, attaccati alle pareti con lo scotch carta e su cui si trovano stampati soggetti di vario genere…un cassonetto, un coltello stile Psycho, una donna con le tette al vento e tanto altro ancora.
NuFactory dà quindi, in questa serata, non solo la possibilità agli artisti di mostrare se stessi e le proprie opere, ma dà anche e soprattutto la possibilità, a noi “spettatori/frequentatori del Rialto” di entrare in contatto con realtà artistiche nuove e vicine a noi, per temi e modalità di espressione.
E continuerà ad essere così. Di giovedì, in giovedì, in giovedì, in giovedì, in giovedì.
Foto gentilmente concesse da NuFactory