Opiemme, un viaggio di pittura e poesia | Ariano Folkfestival
L’artista torinese , di cui avevate già avuto modo di leggere su ziguline, ha iniziato un tour artistico-poetico che lo porterà in giro per l’Italia. Da Torino a Pizzo Calabro, visitando amici e partecipando a manifestazioni artistiche, “Un viaggio di pittura e poesia” ci inonderà con i suoi fiumi di parole. ziguline sarà il suo diario di viaggio attraverso la voce di Claudia Losini che lo seguirà e ci racconterà il suo errare.
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Opiemme versus Trenitalia. Ormai è una lotta all’ultimo sangue di cui vi riporto alcuni commenti: “Terni – Rieti in media 35 km, Roma -Viterbo scandaloso, in Sicilia non esiste una ferrovia, fra Taranto e Reggio siamo negli anni 40”. La soluzione? Per arrivare ad Ariano Irpino si prende un bus, 5 ore, prezzo irrisorio rispetto ai treni, nessun cambio. Mi ricorda il viaggio in Portogallo, dove gli autobus erano più confortevoli ed economici degli altri mezzi di trasporto.
Lascio aperta a eventuali dibattiti l’annosa questione “spostamenti in Italia”, per entrare in medias res sul tema del muro, dipinto per l’Ariano Folk Festival a cui noi di ziguline siamo molto affezionati. Qui Opiemme esegue una colata, metodo già utilizzato per Colors Inside Cities nel 2008 a Berlino, quando fece scorrere del blu da un tombino, per rappresentare una città talmente piena di street art, di graffiti e di dipinti, da straripare colore.
Non ci nega che gli sia scesa una bella goccia di sudore freddo quando la referente gli ha chiesto “cos’è un trabattello?” ma per fortuna gli organizzatori si sono procurati sul finale un braccio meccanico.
Il risultato è una splendida opera multicolore, dove oltre 30 litri di vernice, fissativi e materiale vario donano allegria a 9 metri di cemento grigio. Le parole di Franco Arminio, estratte da Il vento dell’altura, si librano sul muro da un campo di soffioni, composti da pale eoliche, a sottolineare l’ambiguità tra ciò che è scritto e le numerose strutture che si trovano nel luogo.
L’opera è dedicata al signor Franco, che abita proprio nel palazzo che si trova affianco del muro che ha gentilmente offerto le scale di casa sua come passaggio per raggiungere la parte alta del muro. Il signor Franco ringrazia Opiemme e aiutanti per il lavoro, lo fotografa, lo difende e lo presenta ai passanti.
Mi piace vedere come il demonio vandalico della street art venga apprezzato dai non più giovani, come le persone si entusiasmino per la possibilità di avere qualcosa di unico e irripetibile in paese. Mi piace la risposta positiva della gente all’arte.
E mi diverte l’aneddoto che mi racconta Opiemme alla fine del suo resoconto: dei vigili lo scovano intento ad apporre tag sul casotto dei bagni pubblici e alla domanda “cosa stai facendo?” lui risponde con un ironico “Un po’ di sano vandalismo!”. Non l’hanno presa bene ma quando gli organizzatori indicano i 9 metri sovrastanti questo casotto rimangono visibilmente sorpresi. Al punto di non chiedere nemmeno il permesso del Comune.
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