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Parabole fra i Sanpietrini | Prima ero schizofrenica… adesso siamo guarite

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Il termine “schizofrenia” pare sia stato coniato nel 1908 da uno scienziato svizzero di nome Eugen Bleuler e deriva dalla fusione di due parole greche: σχίζω, che significa “divido” e φρεν, ovvero “cervello”. Dunque, secondo la scienza, da un cervello diviso derivano pensieri sconnessi, frasi dissociate dalla realtà e disorganizzazione comportamentale. Facile a dirsi. Chi non ha mai avvertito almeno una delle tre cose descritte in quest’ultimo mio periodo del testo?  In me si alternano, fanno i turni. Però so che se si accendono tutti e tre insieme come le luci dell’albero di Natale dei centri commerciali allora c’è qualcosa che non va, me lo ripeto spesso, ed è opportuno consultare un medico.  Oppure farci uno spettacolo teatrale e magari intitolarlo Prima ero schizofrenica… adesso siamo guarite. Peccato che già ci abbia pensato qualcun altro. Questo è, infatti, il titolo del quarto appuntamento del festival teatrale Parabole fra i Sanpietrini andato in scena come di consueto al Forte Fanfulla dal 7 al 9 Marzo 2013, con la regia di Mario Jorio e interpretato da Sarah Pesca, in collaborazione con la rassegna al femminile INGREDIENTE F.

 

Il tema dello spettacolo di cui parlo oggi è ormai cosa nota al lettore e portarlo su un palco affamato di storie come quello del Forte Fanfulla è cosa buona e giusta. Abbiamo visto alternarsi compagnie provenienti da ogni parte della nostra penisola e questa volta ci siamo fermati a Genova, dove si è formato Mario Jorio, il quale ha pensato bene di scrivere la storia di una donna affetta da schizofrenia, in cui Sarah Pesca ha dato prova della sua bravura. Una sola donna al centro del palco, capelli grigi, raccolti, esile nel suo abito nero come la pece e con pochi oggetti intorno, sono le sue parole a tenerle compagnia, a fare rumore dentro e fuori i suoi pensieri, così sconnessi, così strambi e tanto divertenti alle orecchie del pubblico che assiste ai suoi monologhi, perché è di questo che è fatta la schizofrenia. Monologhi spezzati, interrotti ma non importa quanto lunghi essi siano ciò che colpisce è l’intensità delle parole, il significato di un aggettivo o la scelta di un verbo che arriva dritto al cuore di chi ascolta.

 

I ricordi del passato e le sensazioni del presente si mescolano nel suo flusso verbale, dove si fa fatica a capire il limite tra la realtà e l’illusione, rivolgendosi a se stessa e quell’io dissociato plasma nel suono della sua voce un equilibrio precario di frasi ripetute diverse volte e un interlocutore fittizio, misteriosamente avvolto nell’atmosfera che la circonda, qualche volta risponde alla sua spirale di luci intermittenti che compongono il suo essere malato. Quando lo spettacolo sta per giungere al termine l’esile vecchina si spoglia delle sue paure e del suo abito mostrando parte del suo corpo e un’altra parte del suo io a cui si rivolgeva in precedenza. Ma che cosa è in fondo questa nostra vita sulla terra se non un gioco tra individui che fingono per non sentirsi soli?

 

Parabole fra i Sanpietrini | sitoFacebook teaser

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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