Parole dal cemento
Fase conclusiva di Parole dal cemento di Rosaria Iazzetta, progetto realizzato in collaborazione con la ELPIS S.r.l., società mista del Comune di Napoli per il Servizio Pubblicità e Pubbliche Affissioni. Il progetto, già presentato lo scorso novembre in occasione della personale omonima, inserita nel ciclo “Corrispondenza di Frontiera”, a cura di Pina Capobianco e Stefano Taccone, presso il Centro Hurtado, ha previsto l’installazione permanente di cinque ampli banner, affissi su altrettanti edifici tra i più rappresentativi del quartiere (Vela Torre, piramide del mercato rionale, colonnato della Piazza dei Grandi Eventi, Distretto Asl 48), ove, su di uno sfondo di colore giallo, sono stampate frasi concettualmente interagenti con il contesto.
L’artista ha deciso, dunque, di uscire fuori dal chiuso dello spazio espositivo per intervenire all’aperto e compiere un radicale sconfinamento nella vita della periferia nord di Napoli e non solo e semplicemente nello e sullo spazio urbano, per radicare nel contesto – dal quale è inseparabile – la sua produzione artistica onde poter raggiungere inevitabilmente gli occhi e le menti di chiunque abiti, lavori o sia semplicemente di passaggio a Scampia, senza esclusione di nessuno.
Una produzione artistica iconoclasta, non oggettuale, priva di ogni funzione rappresentativa e narrativa che si serve della parola scritta, semplice ed immediatamente percettibile, asciutta quasi come un’equazione matematica, per favorire l’attività speculativa del lettore/osservatore.Il concettualismo della Iazzetta si connota di risvolti politico-sociali – la scritta affissa sulla Vela Torre A ne è la migliore testimonianza – fa “parlare” alcuni degli edifici simbolo della tristemente nota periferia partenopea rendendoli portavoce di messaggi di speranza, di un futuro migliore che, secondo l’artista, risiederebbe in un mix di amore e legalità. La felicità sarebbe, così, possibile anche laddove tutto ciò che l’occhio vede è solo degrado, fatiscenza ed abbandono: Quando la felicità non la vedi cercala dentro, così recita la scritta affissa su ambo le fronti del colonnato in piazza Grandi Eventi.Un concettualismo, dunque, che attivando la funzione speculativa di ciascuno aprirebbe le porte ad un auspicabile processo di elevazione morale e spirituale, di riscatto sociale e culturale. (Pina Capobianco)
L’esperienza di Parole dal cemento fornisce a Rosaria Iazzetta, fin ora divisasi tra la pratica della scultura in ferro, perfezionata durante i suoi frequenti soggiorni in Giappone, e la fotografia, intesa come strumento attraverso il quale immortalare situazioni precedentemente visualizzate nei minimi particolari, l’occasione di aprirsi ad universi per lei inesplorati. Tutto scaturisce da un impulso centripeto verso l’esterno,in quanto luogo privilegiato al fine di catalizzare un’attenzione più capillare possibile. A coloro i quali è stata negato il discutibile privilegio di fruire di messaggi che spesso e volentieri tendono ad annichilire il pensiero, ne sono offerti altri che, facendo proprie certe strategie tipiche dei primi, inducono al pensiero.
La presenza delle frasi sugli edifici innesca così una macchina concettuale complessa, per la pluralità dei rimandi contestuali, ma anche di una immediatezza di leggibilità disarmante, in virtù della profonda immedesimazione linguistica nel territorio che Rosaria ha perseguito. Risiede proprio in questo atteggiamento la chiave affinché i cittadini sviluppino una percezione non intrusiva di tali vistose connotazioni. Non bisogna infatti dimenticare l’incerto destino di cui esse cadono in balia una volta installate, né le faticose trattative preliminari con le istituzioni preposte, roba da fare invidia alla Running Fence di Christo.
I toni generali, con i quali le frasi si esprimono, ritornano ad evocare il concetto di frontiera nell’accezione in cui fin dal principio la si è intesa. Il piacevole afflato di speranza in un prossimo riscatto, cui esse sono improntate, non risulta perciò mai disgiunto dalla coscienza dei ben noti disagi in cui il quartiere versa. Solo «quando i soprusi saranno finiti», recita infatti il banner affisso sulla Vela A, «le vele saranno spiegate verso la felicità».