Partire è umano, ritornare è diabolico | Donato
Storie di migrazioni nell’era digitale, di Erasmus e cosmopoliti, traslocatori di professione e sognatori per necessità partiti per mete lontane e tornati alla base come in un videogioco che parte dall’ultimo livello e arriva alla partenza, che altro non è che un inizio più insolito degli altri. A casa hanno trovato ad aspettarli convivenze anacronistiche con genitori che ti chiamano alle undici per sapere dove sei, amici lontani o partiti, luoghi di sempre che di sempre non sono più, vite e lavori dei sogni da ricreare da zero, vecchie abitudini da sistemare nel vecchio armadio a due ante, allucinazioni lucide delle esperienze trascorse. Ma anche passione, ostinazione e un po’ di saggezza comprata con i souvenir in aeroporto prima di ripartire. Dal mondo all’Italia, dalla grande città al piccolo paese, dal fuori al dentro, le facce e le voci di chi fa il percorso inverso e sfugge ai racconti dei media. Emigranti di ritorno. R-emigranti.
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Se c’è un’idea ricorrente in questa rubrica è che follia e lucidità spesso sono il bianco e il nero dello stesso negativo, perché scrivere “due facce della stessa medaglia” non renderebbe bene l’idea. Follia e lucidità, dubbio e caparbietà, causalità e casualità, nomadismo e stabilità. Tutte parole che convivono nelle storie dei nostri cervelli di ritorno. Chissà che alla fine non sia poi così strano che siano lì, tutte insieme, come fuori sede inquilini di un appartamento pieno di stanze.
Oggi a raccontarci la sua storia è Donato Maniello, architetto prestato alla fotografia sperimentale con un curriculum che non saprei proprio come sintetizzare, lo ammetto. Dopo anni di studio ed esperienze come docente a Napoli spinto dalle voci di amici e colleghi che gli consigliano di espatriare ed andare incontro ad un successo assicurato decide di fare l’esatto contrario. Torna nella sua piccola città in Puglia e dà vita ad uno studio di comunicazione visiva chiamato gloWArp che sta attirando l’attenzione degli esperti del settore in Italia e all’estero grazie alla sperimentazione ed alle attività formative sul videomapping. Il tutto convivendo quotidianamente con l’impossibilità di spiegare in poche parole cosa sia il videomapping ai tanti che gli domandano “perché sei tornato qui?”.
Raccontaci chi sei, cosa fai e come mai sei finito in questa rubrica…
Apolide di natura, in continua formazione, curioso di vocazione, artigiano digitale la definizione che preferisco: mi chiamo Donato Maniello e ho superato i 30 anni. Di formazione architetto, laureato a Napoli, ho proseguito gli studi con un master, un dottorato di ricerca a Firenze e docenze a contratto presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Il mio percorso sembrava segnato, ma il regalo di una compatta digitale nel 2004 ha risvegliato in me la passione che avevo per la sperimentazione.
Inizia così il mio percorso di ricerca in ambito fotografico che continua tutt’ora e che si alimenta della serendipità con la quale affronto la vita che mi ha permesso di entrare in un mondo che era quello digitale che si stava formando e per alcuni versi ho contribuito anche io ad arricchirlo con le mie ricerche. Da qui il passo ad altre forme di arte digitale è stato breve in quanto cercavo un modo spettacolare di utilizzare il 3D in modo alternativo. Così scopro il videomapping in modo del tutto casuale su internet e ad un certo punto scopro che l’unione tra la mia anima artistica, proveniente dalla fotografia, e quella tecnica, da architetto, potevano coesistere coerentemente insieme. Ho così iniziato ad investire sulla mia formazione ed in apparecchiature e da allora non mi sono fermato. In seguito un evento di vjing al Lanificio 25 di Napoli su invito di Enrico Tomaselli mi apre le porte alla manipolazione in tempo reale dei video, di cui il videomapping è una sotto categoria. Da allora continuo la mia ricerca su due fronti separati: la fotografia digitale e il videomapping. Nel 2010 fondo gloWArp (che significa: deformare la luminosità) il primo studio del sud Italia di comunicazione visiva dedicato solamente a questa disciplina e alle tecniche di apprendimento attraverso workshop dedicati. Come approdo qui? Le voci corrono subito…Uno che ritorna nella sua terra dopo quello che ha fatto? È un pazzo?
Hai fatto una scelta estremamente “di nicchia” tornando a casa dopo anni a Napoli invece di puntare all’estero e partire, cosa che immagino dovrai giustificare spesso ad amici, colleghi e probabilmente vicini di casa. La tua risposta più usata alla domanda “ma perché sei tornato a Canosa invece di…”?
Non penso di aver fatto una scelta di nicchia, oramai si stanno invertendo le tendenze. Molti hanno capito che trasferirsi a Milano o Roma o anche all’estero per guadagnare quel minimo che ti basta per pagare affitto e bollette non regge più. Delle persone che conosco trasferitesi per raggiungere il loro sogno, nessuna fa quello per cui era partito o se le senti si lamentano perché non fanno quello che vogliono. Non dico che è una regola, ma alla maggior parte delle persone che conosco è successo questo. Io sono tornato anche perché il mio lavoro non mi permetteva di reggere i ritmi di una grande città. Per cui con molta umiltà ho fatto un passo indietro ma tenendo stretto a me il mio sogno, ama il sogno tuo seppur ti tormenta, recita la Merini.
Ultimamente rispondo ironicamente al mio interlocutore ribaltando la domanda: come mai non te ne sei andato e rimani ancora qui? Dopo tutto quello che stavo facendo tornare qui è sembrata, ai loro occhi, un’ involuzione. Ma anche gli atleti prima di saltare fanno un poderoso salto indietro per darsi lo slancio. Pensavo che sarebbe stata una sosta di un paio di mesi per poi trasferirmi all’estero, ed invece sono rimasto. Inizierò a preoccuparmi solo quando non avrò più voglia di apprendere e sperimentare. Sino ad allora il luogo è relativo, in quanto posso sempre trasferirmi in ogni dove (mi basta il mio mac) per fare il lavoro che faccio, e ovviamente non escludo di farlo a breve per brevi periodi e per aggiungere competenze utili a gloWArp. Uno “come te” deve andare sicuramente all’estero, lì si che ce la farai! Idea che mi aveva quasi convinto avendo lavorato proprio per il videomapping all’estero (Oddstream Festival Nimega, Olanda è stata tra le ultime). Eppure ogni volta che mi veniva detto questo mi facevo un’altra domanda: andarsene all’estero e farcela è più semplice che rimanere qui cercando di farcela comunque. Solo così la mia scelta, ai miei occhi, avrà più valore. Questo il senso della mia non trasferta all’estero. Chiunque dei miei amici trasferitosi all’estero ha trovato un lavoro. Ma io amo la mia terra e il mio futuro lo vedo qui per ora. Amo il mio lavoro e il mio entusiasmo lo alimenta, fino a quando ci sarà mi sentirò vivo e non conta più dove sei ma con chi sei a far crescere le tue idee.
Cosa ti manca di Napoli?
Napoli è stata la mia catapulta, una città stupenda che mi ha dato moltissimi stimoli umani e culturali. Napoli è uno stato d’animo, mi manca quella strana sensazione che avevo quando la fotografavo, quando lavoravo su una serie quasi interamente a lei dedicata. Era una sensazione di appartenenza. Il mio giudizio è scevro da visioni turistiche, essendoci stato per più di una decade conosco i suoi problemi. Ma in Napoli ho trovato quell’ispirazione, quel sentimento, quella forza che altre città europee non mi hanno dato.
Raccontaci del progetto gloWArp, com’è nato?
Dopo un primo momento di “sbandamento” iniziale, tornare dopo tredici anni è stata dura, ho iniziato a mettere nero su bianco la mia idea valutando cosa mancava qui nel sud. Facendo leva sulle mie conoscenze in ambito creativo e artistico ho pensato che traslare le competenze da uno studio di comunicazione visiva classico ad uno più “contemporaneo”, che utilizzi le ultime tecnologie in ambito digitale facendolo diventare realtà, era una bella scommessa. Per questo ho investito su una visione chiamata “gloWArp” che oggi si arricchisce di elementi preziosi e in gamba come Luigi Console (Visual Designer) pugliese come me ma anche lui, come me, girovago di formazione e cervello di ritorno. Siamo anche un luogo di ricerca e sperimentazione indipendente e rientriamo come Centro Indipendente di Produzione Culturale secondo la mappatura del circuito GAI Giovani Artisti Italiani.
Infine stiamo cercando di colmare un vuoto formativo esistente nelle Accademie di Belle Arti, che solo da poco prevedono nel loro percorso di formazione corsi
appositi di progettazione multimediale, attraverso workshop mirati su tematiche inerenti la creatività digitale (videomapping indoor/outdoor, videoarte, audio/video performance, interattività, installazioni, scenografie virtuali per compagnie stabili di teatro, visual merchandising innovativo, etc). Abbiamo il nostro studio presso la sede di HUB_Bari dove il 12 e 13 aprile terremo il primo workshop di videomapping. Siamo inoltre nella direzione artistica del Magmart Festival 2013 che si terrà nella stupenda città di Ostuni, la open call internazionale porterà in Puglia questo tipo di arte digitale e selezioneremo, attraverso una giuria internazionale, i migliori dieci video che saranno proiettati durante le serate del 29 e 30 Marzo sulla facciata interna del Comune di Ostuni, Chiostro di San Francesco, Palazzo di Città.
Motivi per amare la Puglia ce ne sono davvero tanti. Quali sono i tuoi personali?
Il sole? La cucina? La famiglia? Motivi banali ma contribuiscono tutti alla scelta di amare la Puglia. Ad oggi vedo per quello che faccio grandi potenzialità, nessuno in Puglia ha ideato un simile progetto di cultura digitale. Ma soprattutto ho l’ambizione di diventare con gloWArp un punto di riferimento importante per la formazione di queste discipline ed erogazione di servizi per l’arte contemporanea ad alto contenuto tecnologico. La Puglia ha un pregio architettonico e paesaggistico unico, è ora
di ricambiare questo piacere dando una offerta diversificata in termini di spettacoli considerando anche l’eco-compatibilità in quanto si tratta di sole videoproiezioni. Ovviamente gloWArp ha sede a Bari ma ambiamo alla collaborazione e lavoro con altre strutture simili di altre parti del mondo.
Come è cambiata la tua terra da quando sei partito?
Me ne sono andato a diciotto anni, così presto che non ho avuto modo di conoscere bene il mio territorio. Al mio ritorno, dopo tredici anni, ho iniziato a scoprire realmente la mia terra. Nella mia mente è rimasta sempre la stessa, ma ne sento il cambiamento soprattutto con chi rimanendo o essendo tornato molto prima di me, mi mette al corrente della sua evoluzione. Una cosa è certa, siamo in tanti che decidono di ritornare e che vogliono investire il proprio know-how nella propria terra d’origine. La Puglia è una terra stupenda, ricca di storia, sole, paesaggi stupendi. Ad oggi si può affrontare la crisi con buone idee e tanta ostinazione. A gloWArp sicuramente non mancano entrambe, ma dovrà passare ancora un po’ di tempo per valutare se le nostre scelte avranno una ricaduta importante sul territorio. Ho l’ambizione di sperare che essendo parte di quel cambiamento che voglio, un giorno questo possa tornare utile in termini di credibilità e serietà.
In media quante parole ti servono per spiegare ad un profano cos’è il videomapping?!
Molte. Alle volte troppe. Quando posso, e se posso, faccio vedere i video delle performance. Le immagini valgono più di mille parole. Perché mi sono accorto che la gente solitamente quando parlo di videomapping non ammette di non sapere. Ma parlano i loro volti. E anche quando pensi di aver spiegato bene tutto, manca sempre qualcosa.
Dirai “evvai ce l’ho fatta” quando…?
Troppe idee e progetti per dire ce l’ho fatta. Il viaggio verso la conoscenza è la migliore forma di ricompensa ma non tralascio l’aspetto economico. Forse dire “evvai ce l’ho fatta” non è da me, ma posso dire quello che penso ora quando penso a gloWArp… “evviva ce la sto facendo!”
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