Partire è umano, ritornare è diabolico | Francesco L
Storie di migrazioni nell’era digitale, di Erasmus e cosmopoliti, traslocatori di professione e sognatori per necessità partiti per mete lontane e tornati alla base come in un videogioco che parte dall’ultimo livello e arriva alla partenza, che altro non è che un inizio più insolito degli altri. A casa hanno trovato ad aspettarli convivenze anacronistiche con genitori che ti chiamano alle undici per sapere dove sei, amici lontani o partiti, luoghi di sempre che di sempre non sono più, vite e lavori dei sogni da ricreare da zero, vecchie abitudini da sistemare nel vecchio armadio a due ante, allucinazioni lucide delle esperienze trascorse. Ma anche passione, ostinazione e un po’ di saggezza comprata con i souvenir in aeroporto prima di ripartire. Dal mondo all’Italia, dalla grande città al piccolo paese, dal fuori al dentro, le facce e le voci di chi fa il percorso inverso e sfugge ai racconti dei media. Emigranti di ritorno. R-emigranti.
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Oggi parliamo con Francesco che aggiunge un bel po’ di chilometri a quelli percorsi ad oggi surfando sulle parole dei nostri rodati traslocatori. Francesco si trasferisce in Israele per seguire una piattaforma web, vive un periodo da sogno ma sfida la sorte e torna in Italia per lavorare ad un progetto. Le cose prendono pieghe inaspettate e così torna a casa nel suo piccolo paese della Ciociaria. Ora lavora su una marea di cose diverse e se gli manca l’internazionalità si consola ascoltando la nonna cantare gli stornelli a colazione. Abbiamo la sensazione che presto diventerà famoso perciò approfittiamo per intervistarlo prima che approdi in tv!
Chi sei, cosa fai e perché sei finito in questa rubrica?
Hai fatto bene a fare le domande difficili all’inizio! Mi chiamo Francesco Lemma e davanti al “chi sei” mi vengono in mente tante cose ma nessuna che mi convinca abbastanza… Sono italiano di nascita ma quando penso alla mia nazionalità mi viene in mente il rapporto di Dante Alighieri con la sua città natale, quando nel titolo originale della Divina Commedia scriveva “florentini natione non moribus” (grazie Prof. Aversano). Ecco, amo il mio paese ma faccio un po’ fatica ad identificarmi nei suoi costumi. Mi sento più cittadino del mondo e forse questo è il motivo per cui faccio parte di questa rubrica. Qualcuno dice che ormai solo i pazzi restano in Italia ma la vera follia è di chi se ne va e poi ritorna, presente!
Dalla Ciociaria a Tel Aviv. Cosa hai amato e cosa avresti evitato della tua vita lì?
Sembrerò l’adolescente del primo liceo che si prende la cotta per la ragazzetta del terzo o forse semplicemente ci ho passato troppo poco tempo ma porto con me solo ricordi positivi di quel posto, sono un instancabile sostenitore che la vita è tutta un fatto di atteggiamento. La maggior parte delle persone che conosco sarebbero impazzite a Tel Aviv e molti miei colleghi non resistevano più di una settimana mentre io ho amato la gente, lo stile di vita, la lingua, le passeggiare per le strade della città ed il senso di libertà che mi dava, la pizza di Tony Vespa, lo Shawarma, i 48,5° del Mar Morto, il ristorante Goocha, i vicoli di Gerusalemme, le corse in bici, l’odore delle strade (spesso neanche tanto gradevole), le ragazze che hanno lasciato un segno nel mio cuore e gli amici con cui ho condiviso tanto! Adoravo quando mi fermavano per chiedermi informazioni in ebraico e rispondere “ani lo medaber Ivrit”, ovvero “non parlo l’Ebraico” in ebraico (e non essere creduto). Sono arrivato senza conoscere niente e nessuno e facevo fatica anche a capire in che direzione prendere il treno, in un certo senso è come se fossi dovuto rinascere ma me la sono veramente goduta tutta! E poi gran parte dell’ esperienza di un posto è dovuta alle persone che incontri e sotto quest’ aspetto mi ritengo davvero fortunato.
Una tua personale lista di miti da sfatare sul vivere in Israele.
L’Arabo è la seconda lingua, non la prima!
È uno Stato e non la capitale di una (non meglio precisata) altra nazione.
Strano ma vero, da un po’ di tempo prediligono mezzi di trasporto più moderni del cammello.
Capita raramente di vedere missili volanti e personalmente credo che siano più i morti in sparatorie “accidentali” in Italia che le persone che perdono la vita in Israele per via dei conflitti.
Le donne non vanno in giro col volto coperto ma in compenso molte indossano le minigonne.
Il caffè e la cucina sono ottimi.
Ora una domanda impegnativa: meglio il traffico di Tel Aviv o quello di Roma?
Tel Aviv mi ha fatto rivalutare le grandi città. Mi dispiace ma personalmente non c’è confronto. Ho vissuto in entrambe le città ed il traffico di Roma è imparagonabile. Per non parlare della velocità e dell’efficienza dei mezzi pubblici, la simpatia dei tassisti (ironia) e la facilità con la quale ti puoi spostare con le biciclette (anche quelle pubbliche).
La cosa che hai rivalutato della tranquilla vita di paese?
I fantastici stornelli di mia nonna di mattina!
Lavorare ore ed ore davanti al computer alle donne causa cellulite e insofferenza generica. A voi maschietti invece?
Simpatia e allegria! Non si vede?
Hai una ricetta magica per far lievitare la motivazione in tempi di magra?
Lasciatevi andare. Imparate ad ascoltare un po’ di più prima di parlare ma prima di tutto imparate ad ascoltare voi stessi. Siate sempre ambiziosi ma a modo vostro il che non vuol dire inseguire i miti mediatici. Dubitate sempre ma in modo costruttivo e, soprattutto, dubitate prima di tutto di voi stessi! Iniziate a sentirvi responsabili di quello che vi accade ma sappiate darvi una pacca sulla spalla quando la meritate. Ricchezza e povertà, pessimismo e ottimismo, tristezza e felicità sono prima di tutto stati della mente. Mettete da parte le cose che sapete fare benissimo e buttatevi in qualcosa di nuovo, tutto si può imparare: la cosa più difficile è disimparare. Leggete e scrivete, ma usando carta e penna. Chiedetevi “sto facendo esattamente quello che vorrei fare nell’esatto posto in cui vorrei essere, adesso?”. Sorridete.
Un giorno sentiremo parlare di te. Per quale motivo?
Facciamo così… quando ti capita fammi sapere!
A cosa stai lavorando e a cosa vorresti lavorare in futuro?
Sto trasformando la mia camera da letto per lanciare un blog, mi occupo da qualche mese di integrazione alimentare e benessere e nel frattempo sto lavorando ad un progetto nell’ambito della ristorazione. Tra piaceri e doveri cerco di imparare sempre qualcosa di nuovo, progettando la mia indipendenza economica. Progetti futuri nel sociale e nell’ambito della formazione e della crescita personale.
Visto che si tratta dell’ultima domanda mi permetti di fare un personalissimo saluto a tutti gli eventuali lettori che parlano ebraico? Shalom le kulam anashim Israelim, ani ohev Israel umikol halev!
Hai una storia da emigrante atipico da raccontarci?
Scrivi all’indirizzo mail:
redazione@ziguline.com
e ricorda di non allegare il CV.