Pelin Santilli | Ritratto dell’artista (anarchico) da giovane
In giorni scanditi da dibattiti televisivi ed ospitate trash per le primarie vorrei farvi conoscere un artista anarchico e parecchio iconoclasta, con una barba grande grande e due baffi lunghi lunghi: Pelin Santilli. Pelin fa low-brow impegnata e dissacratoria, definisce il suo immaginario come quello di un rivoluzionario nato nel 1917. I suoi micro quadri sono fatti di strati su strati di simboli presi dalla propaganda politica e dalla tatoo culture e di figure poetiche e terribili, hanno un sapore gotico, eppure i suoi colori sono saturi come quelli degli incarti delle Big-Bubble. Pelin disegna bamboline burlesche dagli occhi allucinati, equilibristi virili in autoreggenti, animali inquietanti che si affacciano dalle cornici dei pop-up di carta. Ed i titoli delle sue serie suonano come minacce di un’ apocalisse imminente. Secondo me esiste un solo modo per fare un’intervista ad un artista low-brow anarchico. Fargli domande low-brow ed anarchiche
Hai un passato da militante politico e le tue opere sono spesso definite anarchiche. Mettiamo che tu debba ritrarre un politico a scelta. Chi è e come lo ritrarresti?
Ho sempre adorato l’iconografia marxista leninista: Lenin, Stalin, Mao, il realismo socialista è indubbiamente il precursore del pop surrealismo. L’ultima trasmutazione di Silvio Berlusconi è eccezionale: occhi a mandorla e capelli alla grande timoniere; è una mummia assolutamente sovietica e siccome io “mostrifico” ogni mio soggetto lo disegnerei il più naturalisticamente possibile.
Le tue ambientazioni sanno di gotico vittoriano e decadenza bohémien. Da artista in quale epoca ti piacerebbe rinascere?
A dieci anni avrei risposto la preistoria, dove tutte le cose, le bestie, il creato senza partitura né regole debuttavano per la prima volta. A venti ti avrei detto ottocento con i suoi misteri, le stanzette fredde, la sifilide e le sue fantastiche pipe da oppio. Oggi ti dico il secolo breve, il novecento con il suo assalto al cielo e l’inferno in terra,il pantone, il cinema e i popcorn. Vedremo se tra cent’anni avrò cambiato ancora idea.
L’ uso del colore è un tratto identificativo dei tuoi lavori. Cosa è per te il colore?
Il colore per me è una maschera, un trucco, un artifizio. I miei colori eccessivi servono a mascherare la natura delle cose, le paure dei miei “non vivi” personaggi e poi fanno scena, creano una gazzarra futurista, teppisti facinorosi su di un foglio. Come diceva il poeta … la vita è altrove…sta’ a voi cercare una verità sotto l’apparenza se avete ancora un briciolo di coscienza umanoide.
Qual’ è la creatura più spaventosa del circo di Pelin?
Nessuna delle mie creature è realmente spaventosa, sono solo degli attorini imbellettati dentro le grandi e piccole tragedie della storia. Niente è buono o cattivo tutto è in funzione del palcoscenico, sono piccoli giuda involontari costretti dal copione a rendere grande il personaggio principale che non si vede mai …perché esso è solo mito.
Dovrei farti una domanda sulle tue ispirazioni e credo ce ne siano tante. Però per giocare sull’ effetto sorpresa ti chiederò cos’è che, al contrario, non ti ispira affatto.
Non mi ispira il post moderno. Odio chi non prende niente sul serio. Mi stanno sulle palle gli artisti che fanno cose stupide con atteggiamento “ironico”. Aborro l’appiattirsi sull’immaginario estetico televisivo con atteggiamento “ironico”. E soprattutto ritengo spaventosi quelli che nascondono la loro colossale ignoranza e incapacità sotto un atteggiamento “ironico”. Adesso però tu non prendermi sul serio è chiaro che stavo scherzando.
Immagino che avere una moglie tatuatrice influisca sul tuo lavoro (oltre che sulla tua vita). Hai un aneddoto emblematico da raccontarci?
Ho un braccio, il sinistro, che è il mio diario personale, ogni volta che mi succede qualcosa di importante ce la tatuo sopra, c’è la mia prima mostra e sbronza a Berlino, il terremoto, la nascita dei mie figli, i lacrimogeni e le manganellate di Genova… quando sarò morto spero che la mia famiglia lo scuoi e se lo appenda in sala. Altro che foto ricordo.
Sulla tua città (L’Aquila) negli ultimi due anni si è detto di tutto. Se potessi farle un regalo quale sarebbe?
L’espulsione di tutta la sua attuale classe dirigente, sia politica che economica e la riapertura della cantina del Ju Boss prima di Natale.
Per saperne di più:
pelinstory.wordpress.com/tag/pelin-santilli/