Penetrazione all’americana
Il Datagate è iniziato con le rivelazioni di Ed Snowden sullo spionaggio interno agli Stati Uniti, ma ben presto si è allargato a macchia di leopardo e la Commissione Europea non ha esitato ad esprimersi a riguardo. Ha minacciato di non sedere allo stesso tavolo con chi “penetra” i Paesi membri della Ue.
Lo scandalo arriva in periodi caldi, in periodi di vacanze e di viaggi. Parlando con un po’ di amici e di amiche di ritorno dagli USA possiamo allora dire che l’infiltrazione americana non si limita alle dichiarazioni di Ed-la-Talpa, ma raggiunge la nostra intimità.
Ce lo aveva già insegnato Bill Clinton in effetti – “se non c’è penetrazione non è sesso”. Gli americani sembra che abbiano fatto propria la lezione dell’ex Presidente, dedicandosi anima e corpo (molto con il corpo) alla vecchia e cara pratica sessuale della penetrazione.
In passato erano stati i ricercatori del Journal Sexual of Medicine a meravigliarsi dell’impegno che gli abitanti degli Stati Uniti mettono nel sesso, rilevando che sia uomini che donne raggiungono il piacere proprio con la penetrazione.
A quanto pare la peculiarità americana sta nella durata della prestazione sessuale e nell’intensità con cui viene praticata. Insomma “The americans do it better”: provare per credere. Se non vi potete permettere un viaggio oltre oceano niente paura, il nostro Bel Paese in questi mesi è pieno di american boy.
Presto svelato il motivo di tanta dedizione: il messaggio lanciato in questi giorni da Michael Douglas è molto chiaro: “Il cancro? Tutta colpa del sesso orale” l’attore ha infatti dichiarato che il tumore alla gola da cui è guarito nel 2011 è stato causato dall’abitudine di praticare il cunnilingus. Questo lo avrebbe esposto al virus dell’HPV, meglio noto come papilloma, responsabile di alcuni tumori.
Bisogna riconoscere agli americani anche l’arte arrangiarsi: quando il sesso orale diventa pericoloso, meglio rinverdire la pratica della penetrazione.
Testi di Elisabetta Palumbo. Foto di Carl Kleiner.