Pentagramma elettrico all’Auditorium Parco della Musica
Il 2009 futurista è iniziato da pochi mesi eppure le celebrazioni artistiche, gli eventi, le mostre e le conferenze dedicate all’arte futurista riempiono la capitale in lungo e in largo.
L’Auditorium Parco della Musica non poteva risparmiare l’attenzione a quella che è una delle manifestazioni artistiche più riuscite degli anni marinettiani: la musica, con una mostra “Pentagramma elettrico” che mira a fornire una panoramica completa dell’esperienza futurista, visiva e sonora.
Le due componenti sono difficilmente scindibili tanto che affianco ad una partitura di Silvio Mix non sorprende un’illustrazione di Depero, le gigantografie dei fogli pentagrammati di Pratella e Russolo si prestano ad essere ammirate, osservate e commentate con gli stessi criteri e parametri che si adottano davanti ad un quadro surrealista, incomprensibile,ermetico.
Intanto suoni, rumori, parole in libertà (quelle di Martinetti), per completare la citazione, echeggiano tra le sale della mostra e disorientano i visitatori convinti che i suoni metallici e meccanici siano da attribuire ai “lavori in corso” all’esterno della struttura.
L’allestimento è rigorosamente tricolore, il corpus principale della mostra è costituito dai vari manifesti, dagli scritti teorici dei compositori, dalle foto dei protagonisti, dischi e naturalmente dagli spartiti delle composizioni, documenti interessanti di certo, ma nonostante la mostra sia costituita da sole due sale, si avverte un senso di disordine e disorganicità, manca un filo, un percorso vero e proprio, il materiale è esposto più che raccontato.
D’altronde…Marinetti aveva visto lungo e in profondità nell’annunciare la morte del museo canonico e convenzionale, raccontare la musica futurista in pochi metri quadrati, in vetrine e sulle pareti colorate, tradisce un po’ il senso e le intenzioni dell’arte futurista.
Ma a pensarci bene…mai tradimento fu così dolce.