Piccolo vademecum per chi va al Club to Club con soltanto acqua nella bottiglietta
Tra i gradi di burocrazia che deve affrontare un patito di deep house, techno, ambient, dubstep per godersi un evento agognato ce n’è uno specifico che lo differenzia dai fanatici di indie, metal, mazurca e jazz. Quando avrà racimolato i soldi per il seratone di bassi e sudore, scelto l’outfit migliore e trovato un modo consono per raggiungere la location rimane lo scoglio più grande di tutti. Le sostanze allucinogene. Che tu assuma droghe o meno dovrai affrontare l’argomento e assumerti la responsabilità delle tue scelte. Sarebbe scontato fare discorsi sul consumo di droghe inerenti ad appuntamenti mondani e vita notturna. Il tutto si riassume per sommi capi in “non bere da bicchieri di ragazzi che non conosci a meno che lui non sia talmente figo da farti giungere alla conclusione di valere il rischio di essere assassinata in una retrovia con il trucco sbavato”. Abbastanza semplice, no? Il difficile è affrontare con stoicismo e sarcasmo la vita di fruitore di elettronica senza additivi. Il fruitore non calato si alimenta solo con l’amore per i mixer e qualche gin lemon, è additato come tossicomane latente o potenziale dagli amici e non ha palliativi di nessun genere se il dj suona da farti rimpiangere una serata di uncinetto e Maria De Filippi con tua nonna.
La salvaguardia delle minoranze è un tema che ci sta a cuore e per questo motivo con gli occhi ancora cerchiati e le orecchie orfane di suoni emozionanti abbiamo raccolto un po’ di consigli utili per vivere con mente approssimativamente lucida uno dei maggiori ritrovi per consumatori di musica elettronica in Italia, nonché festival con l’hashtag più’ criptico del mese: il ClubToClub (#C2C).
Le location
Cosa avevo detto qualche mese fa? Che cosa diamine avevo detto? Ah che belle le OGR, fanno tanto Berlino. I torinesi hanno un’invidia verso quei tedeschi che è paragonabile solo a quella del pene altrui. In effetti le OGR sono un posto favoloso: grandi, post industriali, capienti. Così capienti che puoi ballare come vuoi, quanto vuoi, senza che nessuno ti urti. Cosa che invece ti porterà a voler morire poco dopo, perché la genialata dell’anno è: alle OGR tutto finisce all’una, causa “inquinamento acustico”, che facciamo? Andiamo tutti all’Hiroshima Mon Amour. E con tutti intendo almeno 1500 persone oltre alle probabilmente 1000 che già intasavano il locale. Risultato? 40 minuti di code per entrare, altri 40 per andare in bagno, 40 minuti per entrare nell’atrio e… bar? E chi è riuscito anche solo a vederlo, il bar. Così come la sala grande, dove si esibiva Nina Kraviz. Un muro umano impedisce ogni movimento. Rimani nei pochi spazi vitali, tra un collassato appallottolato in un angolino e tre ragazzette che si fanno autoscatti (in cui tu ovviamente entrerai tuo malgrado).
Non si è tenuto in considerazione che fino all’anno scorso due locali proponevano musica fino all’alba, evitando così il rischio di sovraffollamento (e tutto quel che ne comporta di conseguenza). Quest’anno abbiamo sì tutti guadagnato in facilità di spostamento e opportunità di vedere più artisti, ma abbiamo perso ogni possibilità di goderci a pieno la serata.
Il Lingotto Fiere invece è immenso. E freddo. Così freddo fuori, così bollente in Sala Rossa. Tu, ragazzo sobrio, morirai dal freddo e rimarrai striminzito nel tuo cappotto per tutta la serata, chiedendoti com’è che ci sono tizi a petto nudo che ballano davanti alle porte d’ingresso incuranti finanche dello zero assoluto all’esterno. Facile bello mio, tu nella bottiglia hai solo acqua.
La gente
Il pubblico del Club to club è variegato ma non tantissimo. La maggior parte delle persone che incontrerete parla italiano, c’è qualche figo d’importazione da paesi europei limitrofi che fa perlopiù il fotografo-reporter. L’età media è bassa, tanto da farti provare un senso di inadeguatezze per la pelle spenta che ti hanno lasciato le ore piccole della mattina precedente. Ma anche per ringraziare la vita di averti insegnato che c’è una dignità anche quando si fa la fila nei bagni da ubriachi. L’ingenuità di scamparsi il gruppetto di hipster in età pre-puberale che balla fuori tempo oscurandoti la visuale sotto gli effetti dei due sorsi di angelo azzurro pagato quanto una bottiglia di rum agricolo della Martinica lasciatela pure a casa.
I dj
Solo un nome: Jon Hopkins. Lui, vincitore indiscusso di questa edizione. Anche se il premio “Facciamoci la foto con Prezzemolo” lo guadagna James Holden, facendo scordare a tutte le groupies la grande assenza di Apparat . Immensi i Fuck Buttons, che ci hanno fatto sognare sulle loro cavalcate riempite di noise che a distanza di due giorni ci fanno ancora fischiare le orecchie e John Talabot il quale, nonostante l’infausto orario di djset (le 21.00) fa sapere ai presenti cosa vuol dire fare house, farla bene ed essere raffinato e tamarro al momento giusto. Four Tet (con relativo gioco “Burial” sui visual, chissà se l’hanno fatto anche su Kode 9) mi lascia basita: 3 anni fa aveva fatto un live maestoso. A questo giro ci mette 7 minuti prima di far partire una cassa che ne dura 3. Bah. A quanto pare però, eravamo troppo sobrie per capire, perché tutti l’hanno acclamato come un Dio. Diamond Version: probabilmente a 60 anni saranno ancora chiusi in cameretta a smanettare con i suoni, mentre la moglie nell’altra stanza urla “La cena è pronta!”. Quelli che non sbagliano nulla: tolgono, mettono e ti tartassano senza scampo. Nota di merito: Holly Herndon, giovedì sera alla Sandretto. Bravissima. Peccato dover essere costretti a rimanere seduti. Lei sì che merita di tornare l’anno prossimo e suonare davanti a gente che può ballare.
I prezzi
La considerazione per il pubblico pagante si vede dai dettagli più che dalle line-up: forma e fattura del pass, costo del guardaroba, gestione del bar. A fare le veci del primo c’era un sempre attuale foglio A4 da esibire e ripiegare ripetutamente accompagnati dalla paranoia costante di farlo cadere in una pozzanghera prima di varcare le transenne. Al guardaroba non fate i furbetti nascondendo la sciarpa nella manica del cappotto, valgono comunque come due pezzi! I costi dei drink sono un ottimo incentivo per iniziare una dieta detox per il fegato. Se proprio volete bere piuttosto che le classiche bottigliette nascoste, che fanno sempre un po’ prima sbronza, punterei sull’arrivare già ubriachi di qualche vino piemontese per rendere omaggio alla terra che vi ospita. Se poi avete deciso di ubriacarvi direttamente in loco cercate di pagare l’ultimo bicchiere prima delle 3 perché poi il bar chiude e fino alle 6 sono problemi seri.
Consigli utili (a chi si droga)
Alle ragazze: non indossate abitini da bambola per evitare l’effetto Chucky. Ricordate che il verde dell’incarnato non si intona bene a pizzi e merletti ed evitate le tinte cupcake. Ai ragazzi: fatevi passare la botta prima di salutare eventuali ex e conoscenti. E’ importante, anzi fondamentale. Ai liceali in ascolto consiglio di iniziare tardi con gli acidi perché i neuroni vi serviranno a guadagnare soldi per provare droghe più nuove, non fossilizzatevi sul retrò. Lottate per la salvaguardia della minoranza dei non fruitori. L’ecosistema è fatto di varietà, la varietà è equilibrio. Ma soprattutto avrete meno concorrenza d’acquisto dai pusher e meno fila nei bagni.
Consigli utili (a chi non si droga)
Drogati. Tanto non serve avere una pazienza infinita, amare l’elettronica e voler godere di tutto nel pieno della lucidità: la gente che ti circonda sarà in grado di affondare qualsiasi tua convinzione, quindi meglio andare in giro a ciondolare come tutti i walking dead presenti. E ricordati che le bottigliette d’acqua al bar iniziano a scarseggiare intorno a mezzanotte.
In sostanza cosa possiamo consigliare a voi, cari amici che pensate di farvi un festival del genere senza nessun tipo di coadiuvante per l’accesso a un paradiso artificiale? Fatelo, perché un evento così in Italia non succede spesso. Fatelo, perché è un’esperienza unica dal punto di vista musicale soprattutto per quanto riguarda le novità nella scena elettronica. Fatelo, perché almeno una volta nella vita dovete vedere il Teatro Carignano, le OGR o la Sala Rossa del Lingotto.
Ma fatelo con consapevolezza.
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