Pippa Bacca, assassinio di un’artista
Vi ricordate di Pippa Bacca, pseudonimo di Giuseppina Pasqualino di Marineo? Forse no, ma se vi parlo di una ragazza vestita da sposa e uccisa a Gebze, in Turchia, nel 2008 qualcosa vi viene in mente. Pippa Bacca era un’artista italiana, cresciuta e nutrita da artisti. Era nipote di Piero Manzoni e la sua attività artistica si basava pressoché sulle performance. Proprio in una delle sue imprese performative dal titolo “Spose in viaggio” Pippa ha perso la vita. Il suo intento era quello di intraprendere un viaggio vestita da sposa insieme all’artista e amica Silvia Moro e di attraversare in autostop undici Paesi in guerra. Il vestito da sposa doveva simboleggiare un messaggio di pace e di fiducia nel prossimo. Il viaggio era partito da Milano l’otto marzo 2008 e doveva concludersi a Gerusalemme. La prima fase del viaggio era stata abbastanza tranquilla. Le due amiche avevano attraversato Slovenia, Crozia, Bosnia e Bulgaria e giunte in Turchia avrebbero poi continuato il viaggio attraverso Siria, Libano, Giordania, Israele e infine in Palestina, meta della performance. A Istanbul le due ragazze si separano, stabilendo di incontrarsi dopo pochi giorni a Beirut, ma per Pippa Bacca il viaggio era terminato da un pezzo.
Dopo varie ricerche il suo corpo venne ritrovato l’undici aprile 2008 in una zona boschiva nella periferia di Gezbe. A portare la polizia turca sul luogo del delitto fu Murat Karatash, già noto agli inquirenti per una lunga serie di procedimenti penali. L’uomo confessò di aver violentato e strangolato Pippa e poi di aver nascosto il cadavere sottoterra. Una morte violenta e truce, nonostante i fini della sua performance fossero nobili ed ammirabili. In seguito a questo tragico evento e anche per ricordare l’artista e le sue opere, il governo turco ha promosso, presso la sede espositiva del Yapi Krepi a Istanbul, una mostra dal titolo Artisti Contemporanei fra Italia e Turchia, dove saranno presenti i vestiti delle “Spose in viaggio” e un pannello di immagini di “Pippa a Istanbul”. La storia della sua morte portò in Italia scalpore, ma soprattutto una divisione di vedute all’interno dell’opinione pubblica. Molti quelli che affermavano, e potrebbero affermarlo anche adesso, che sia andata a cercarsela e che sia stata una morte voluta. Altri ancora hanno criticato il proliferarsi di troppi artisti che si atteggiano a “martiri”e che, con il loro estremismo comportamentale, non fanno altro che nuocere a se stessi e alla società. Al contrario voci di cordoglio e di vicinanza alla famiglia di Pippa ce ne sono state eccome, a partire dalle figure politiche fino ad arrivare alla gente comune.
Devo dire che per me la prima reazione fu contraria. Credevo che questa ragazza, presa dal delirio artistico di portare un messaggio di pace nei Paesi in guerra, avesse sottovalutato la pericolosità della sua performance. Pippa Bacca, però, non era una sprovveduta, né inconsapevole di ciò a cui andava incontro. Era un’artista a cui piaceva sperimentare, trasformare gli oggetti in altri oggetti. Ad esempio le foto delle persone che le avevano dato un passaggio in macchina venivano ritagliate, prendendo la forma di mezzi di trasporto. Le foglie degli alberi, invece, le tagliava e le trasformava in altre foglie e così via. Lei trasformava, ideava e agiva ed era attiva in campo artistico già dal 1997. Peccato che bisogna morire per essere ricordati ed avere uno spazio mediatico. Peccato anche giudicare in negativo la sua iniziativa, non conoscendo l’artista. Eppure a differenza dei tanti italiani che si avventurano in Paesi pericolosi, semplicemente per soddisfare la loro voglia di viaggiare, Pippa Bacca uno scopo ce l’aveva ed era quello di diffondere l’idea di pace e fratellanza. Fare ciò in cui si crede, anche se gli altri lo considerano insensato ed inutile non è una pazzia.