Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

PLASTICA di Dario Molinaro

Si parla di:

Mi hanno chiesto di scrivere una recensione per “PLASTICA”. In realtà mi hanno chiesto di parlare delle mie impressioni su questo strano librettino bianco e nero che mi ritrovo sulla scrivania, il che non vuol dire propriamente “recensire”..
Mmm…va bene, dai, ci provo!
PLASTICA..PLASTICA..PLASTICA..ma sapete che senza plastica probabilmente il rock and roll non sarebbe mai diventato un fenomeno di massa? Non sarebbe mai arrivato alle orecchie, alle gambe e alle mani di tutti, o perlomeno di così tanti? Mi spiego: sapete di cosa sono fatti i vinili? Quelle pizze nere e rotanti oggetto di fanatismo e venerazione per molti? PLASTICA. I vostri cari vinili (sì, anche quelli dei Velvet che amate ogni tanto riascoltare e spolverare sono tanti bei pezzi di PLASTICA, come i tappetini logori delle vostre auto..pensateci!

Senza quel magico polimero della plastica gli anni immediatamente prima agli ’80 sarebbero stati molto più silenziosi e noiosi!
Guardando il frontespizio di PLASTICA mi viene un po’ in mente la copertina del White Album dei Beatles: Richard Hamilton in quell’occasione aveva semplicemente inserito il nome della band e poi aggiunto, in basso a destra, un numero di serie corrispondente dunque al numero di copie stampate e messe in vendita. L’album forse più psichedelico mai registrato dai fab-four diventava un qualsiasi prodotto dell’industria, un oggetto realizzato in serie come un qualsiasi altro utensile in PLASTICA, appunto.
Ma poi giro la prima pagina di questo librettino e mi ritrovo di fronte un rettangolo tutto nero che mi sembra quasi il negativo del White Album..
Forse le mie intuizioni iniziali sono sbagliate e sono fuori pista: devo ricominciare tutto daccapo allora?
Non so…decido di mettere da parte tutte le mie sconclusionate riflessioni sulla mercificazione dell’arte e di proseguire senza preconcetti..

I Ramones mi urlano in faccia, cercano di mettermi in guardia da qualcosa ma non capisco bene cosa. Mi dicono di chiedere a Ozzie, al vecchio Frank Zappa quasi fossero i depositari di chissà quale arcana verità sul senso della vita, mi promettono di mostrarmi cosa realmente significa essere liberi, avere pensieri liberi che possano essere urlati. Io però non riesco a capire perché lo stiano dicendo proprio a me, proprio ora…faccio spallucce a vado avanti…
E incontro Pete Doherty..beh, si, ultimamente non se la passa benone e il tour è saltato (e io avevo già preso i biglietti per la data di Roma..)..ma va bene lo stesso, dai..a me Pete piace lo stesso! Lui è sempre così..così elegante! E del resto è amico di tutte quelle super-modelle! E questo basta, no?

Pete è in un cielo di stelline (forse non sono proprio stelline, mi sembrano tante piccole CROCI… Ma no! Sono stelle di sicuro!) e la pioggia (nera e pesante) non può bagnarlo, che tanto cade nella pagina accanto!
Giro nuovamente la pagina e mi ritrovo in una strada ancora da disegnare, o che forse è stata disegnata con le stelle e per questo è invisibile, come una nuova costellazione o galassia: una “milky way” di “stars” alle quali noi quaggiù possiamo guardare come qualcosa di inaccessibile, che non ci appartiene. Anzi, no! Guarda Dario Molinaro che fa un salto lassù così poi può venirci a raccontare com’è starsene tra le stelle (mentre le R di ROAD/DARIO/MOLINARO ci rombano nelle orecchie). Sembra quasi che quel nome si perda in un vuoto cosmico e che riecheggi invano: qualcuno prova a richiamarlo indietro ma l’avvertimento sembra cadere inascoltato (forse..).
Vado avanti: una raggiera di cui non si intuisce il punto di convergenza richiama la raggiera del rosone di una chiesa che forse conosco. NO PARTICOLARI: nessun particolare a darmene conferma. Queste chiese sono tutte uguali! Andiamo avanti..che questo vecchiume poco ci interessa!
Sono arrivata alla metà di questo librettino e mi ritrovo davanti a dei loschi individui: qualcuno mi guarda minaccioso, altri sembrano ridere proprio di me.
CENSOR? Ma i Ramones mi avevano promesso di insegnarmi la libertà! Mi avevano promesso di farmi urlare la libertà e invece qui trovo qualcun’altro che urla più forte di me e copre la mia voce! Vorrei protestare ma non ne ho il coraggio..le stelline sembrano spente ora, cadute dal cielo..
Rotolando tra le pagine incontro una di quelle modelle amiche di Pete: in realtà non mi sembra poi così bella…ma è pur sempre un’amica di Pete! Ed è evidente che questa qui abbia “conoscenze in alto” (come si dice) se può starsene tranquillamente con quel bikini striminzito senza subire nessun tipo di censura! E lo stesso potrei pensare della’altra tizia, nella pagina successiva: con una pretenziosa aureola da “Vergine Immacolata” ci insegna paradossalmente un nuovo “Verbo”, FUCK..e sembra così felice..
Incontro nuovamente la modella di prima: finalmente qualcuno le ha detto di mettersi qualcosa addosso! Sulla sua testa campeggiano le stesse stelline-croci che incorniciavano Pete e poi una scritta: è esattamente la stessa che avevo visto nella prima pagina ma al contrario, come in uno specchio..
Qualcosa mi dice che c’è dell’altro ma non riesco a capire.
Per caso poi mi accorgo che quel fumetto sulla pagina di sinistra in realtà non è la voce di nessuno: dalla pagina bianca si riesce ad intravedere il FUCK della “nuova Immacolata” che dice di sé di essere “SCRIBBLE”, uno scarabocchio!
Ma come? E io che le avevo quasi creduto!
Inizia allora a balenarmi per la testa che forse quella strana sagoma che prima avevo così superficialmente trascurato corrisponda proprio alla super-modella in costume. Si, è proprio lei! E dagli occhi le cadono due lacrimoni! E io che la reputavo così libera, così felice!
Mah, non ci capisco più niente di questo libretto! Non capisco più nulla della felicità, della libertà! Forse era questo l’avvertimento che i cari Ramones avevano provato a lanciarmi e che non avevo voluto capire..
Tutto ciò è osceno: per gli antichi latini “obscenus” era un cattivo presagio, l’annuncio di qualcosa di terribile che sta per accadere.
Forse allora il cattivo presagio è il pericolo che così facilmente corriamo di non sapere più distinguere tra la libertà e il suo surrogato, tra le “stelle” e le “croci”, di non essere più in grado di esprimere un pensiero realmente creativo, creatore.
Ecco: siamo come una delle migliaia di copie qualsiasi del White Album: un pezzo numerato di PLASTICA nera plasmata in un’industria.
Pensateci! Nemmeno i vinili dei Beatles erano poi così fighi!
..e forse le mie sconclusionate riflessioni non erano poi così male…

– Annalisa Mentana

Il gran capo

scritto da

Questo è il suo articolo n°3459

Sullo stesso genere:

Community feedback