Polina lava i piatti ma non sbuccia le arance per paura di confondersi troppo
“Racconti poco illustri, già illustrati” è la rubrica che, partendo dalle illustrazioni di un artista inconsapevole, narra brevi racconti immaginari.
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È troppo presto per muoversi, troppo tardi per bere quel caffè. L’odore delle lenzuola è l’unico che riesco a sentire. Sicuramente, anche se ci fosse ancora una sedia, la parete, quel quadro di foglie, sicuramente sentirei solo questo. Che stronzata, il bagno di foglie. Il vecchio Teresino giù al terzo piano ha cancellato il mio nome dal citofono, era scritto su un vecchio scontrino: un chilo di manzo tritato sei euro, un pacco di cipolle un euro e trenta, una bottiglia di vino quasi quattro euro e così via, fino ad arrivare al mio cognome. Il calore del corpo è una stufa perfetta qui dentro, come un bozzolo non ho altra casa, altro posto all’infuori di pieghe e tessuto. Il vecchio Teresino l’altra sera era una macchia di luce sul balcone, aveva un ciuffo più lungo sul lato sinistro, poi è passato un pallone in cortile. Mi rigiro nei capelli e nella pelle finché non mi avvolgo del tutto. Respiro solo cotone e ho i piedi un po’ freddi.
Il bagno è in fondo al corridoio, proprio sopra la camera di Teresino. Non sa che suo nipote ogni tanto mi manda i peli del cazzo in un cestino che faccio salire piano, pianino, lungo il muro di fuori. “Guarda mamma, un fantasma!” si sente per strada quando mi sporgo dal vetro appannato. Ogni tanto spalmo miele e cedrata lungo tutte le gambe, prendo le pinzette dal cassettino vicino lo specchio e, uno ad uno, mi riempio i polpacci di pelo. Il contatto con qualcos’altro di vivo e morbido in tutto questo vuoto. Un colore lontano dal bianco, l’odore di uomo. Le lancette si spostano come le dita, su e giù, accelerando, carezzando la carne. Delle volte mi tingo le unghie di smalto, penso siano piedi di un’altra intrecciati con le gambe di un Teresino che credo bellissimo. Devono essere entrambi molto alti a giudicarli da qui.
Oggi, nell’ordine, ho visto: un cavallo coi baffi ammaestrati, il concerto dei Sunn O))), due carote, una busta forata, la sua tessera arci, una signora con le scarpe imbottite, un chiodo rotolare per strada, una moto parcheggiata in un bar, un ragazzo che impenna al bancone, il Taj Mahal, mio cugino che ha quasi trent’anni, due molliche di pane, un bangla coi baffi ammaestrati, Torino.
Per questo ora sono un po’ stanca e mi rimetto a dormire.
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Le illustrazioni sono dell’artista Polina Tereshina. Qui sotto trovate una sua dichiarazione:
“I am fascinated with passing feelings and short private moments of human interaction. In particular, I look for the humor in our struggle for balance. I find inspiration by looking both outward and inward. From these observations I have developed a cast of characters who help me tell the stories. Then I pose the characters out of context in a simple, shallow space. The personal experience of each and every one of us dictates the way we interpret the interactions”.