Postiljonen | Skyer
Come non uscire vivi dalla Scandinavia. Il disco d’esordio dei Postiljonen, trio dream pop, ci delizia con sonorità a cui è stato subito incollato il bollino “M83”. Per carità, ovviamente ormai quando si parla di questo tipo di suoni elettropop la prima imbeccata è Gonzalez, diventato fin troppo “mainstream” per i miei gusti, ma talvolta giusto termine di paragone. Non credo sia questo il caso, Skyer ha dei richiami decisamente più profondi ai lavori di un Washed Out, tra parentesi appena uscito con un secondo disco.
Quello di questo gruppo è un album immediato nella sua purezza, affascinante nella sua semplicità senza riserve. Dieci pezzi che riescono a farti vivere un piccolo sogno e che si crogiolano di pensieri di fine estate. Il problema con questo tipo di suoni, come “Atlantis” o “Plastic Panorama” è che ogni volta mi immagino con una chioma fluente mentre ammiro l’orizzonte e il vento mi scompiglia i capelli, e siamo tutti giovani e dannatamente belli. Molto pubblicità da crema per il corpo o sbrodolamento hipsterico, ma è così (e se ascoltate “Plastic Panorama”, forse il testo ha un po’ ragione). Mi succede ogni volta che un brano mi fa dimenticare che in realtà sto camminando per andare a lavoro e che la strada non ha i bordi vignettati di un bel sogno. Quindi, di solito, quando un disco è ben riuscito e rientra nelle mie corde. Senza dimenticare “Rivers” o “All that we had is lost”, piccole chicche, non c’è un pezzo che annoi, che si scolli dalla ricerca di quell’estetica fredda e bella tipica del Nord, ma che ci fa scaldare così tanto i cuori.
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Postiljonen | sito
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