Primavera Sound 2013 | La top 10 ormonale
Dopo varie elucubrazioni siamo giunte alla conclusione che per avere un’ottima ormo-top 10 del Primavera Sound è necessario prendere in considerazione una serie di cose che riguardano principalmente: la prestanza fisica della band, la bellezza del pubblico e l’emozione provata durante il live. I maschietti in ascolto ci perdonino se i bicipiti dei batteristi e le idolatrie da adolescenti hanno influito nella scelta, ma la musica si ama anche per questo e un grazie a Nick Hornby per averci cresciute a suon di liste.
1 POSTO: PHOENIX. Vincono per tutto: per la sorpresa di un’esibizione che ha mangiato in testa a pezzi di storia come i Jesus and Mary Chain, per Thomas Mars che tutti avremmo pensato francese fichetto dalla puzza sotto il naso e si è rivelato un animale da palco con tanto di stage diving, per il batterista, chapeu. E un finale con J Mascis e la sua chioma argento che ti fà da accompagnamento a un concerto esplosivo.
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2 POSTO: MY BLOODY VALENTINE. Mi dispiace ma essendo una personale top 5 devo metterli qui. Se non sono al primo posto è chiaro che i Phoenix abbiano fatto davvero un lavoro egregio. Forse perchè il volume a questo giro lo hanno abbassato un filo, i My Bloody Valentine sono sempre un’esperienza unica. Un viaggio nel tempo. Un’emozione unica. Cuore in preda a battiti ormonali d’amore.
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3 POSTO: DISCLOSURE. Come fanno ribollire la pista loro in questo Primavera, pochi lo sanno fare. Soprattutto per il fatto che il loro è un serio live con basso, batteria elettronica e anche parti di voce. Quando si dice che i produttori schiacciano soltanto play.
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4 POSTO: POSTAL SERVICE. Lei è così gnocca da riuscire a turbare la mia eterosessualità. Più che altro per il suo vestito succinto. Ma Ben, Ben Gibbard magro. Senza occhiali. Che balla e si muove bene come la maggior parte degli uomini non è in grado di fare mi ha sconvolta. E poi tanta emozione nel vedere un pubblico abbracciato a cantare a occhi chiusi pezzi che aspettavano da 10 anni.
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5 POSTO: BLUR. se si parla di ormoni non si può non citare Damon Albarn. Scusate uomini, ma è una top 5 fatta da una donna e le donne potranno capire. Siamo cresciute a suon di brividi d’eccitazione con questo personaggio, che mantiene intatta la sua beltà e la carica sul palco giusta per darti una scaletta piena di hit anche non scontate e dimostrarti che loro, sul palco, ci moriranno. E che noi di fronte a lui avremo sempre 15 anni.
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6 POSTO: NICK CAVE. Signori miei sfido chiunque tra i cantautori attuali ad arrivare all’età di 56 anni energico e sculettante surfando con stile tra droghe, alcool e risse come ha fatto lui. Scambiando parolacce con gli inseparabili Bad Seeds ed offrendo uno show completo di colpi di scena Mr. Cave ha dato esempio di cosa significhi avere una certa esperienza nel settore oltre che essere un grande artista.
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7 POSTO: JOHN TALABOT. John Talabot è un dj e producer spagnolo e suonava sul palco Ray Ban alle 4 di mattina in chiusura della seconda giornata di festival, con il mare alle spalle ed un berretto da baseball in testa. Di lui so solo due cose: è di Barcellona e se lo ascolti capisci che non poteva essere altrimenti, e ha fatto un pezzo con una tipa che adoro che si chiama Glasser. Un’altra cosa che so di lui è che con le sue manopole si è preso in ostaggio una parte del mio cuore. E pensare che non so neanche che faccia abbia.
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8 POSTO: WU TANG CLAN. Il Wu Tang Clan è un leggendario collettivo di rappers della East Coast che prende nome dai film di kung-fu ambientati ad Hong Kong. Attivi dal 1991 hanno sul curriculum una serie di innovazioni stilistiche apportate al genere ed addirittura un modello di Nike a loro ispirata. Non saprei dirvi quanti del nucleo originario erano sul palco del Primavera, come non saprei dirvi quanti tra il pubblico erano fans storici cresciuti a pane e hip-hop e quanti semplici curiosi come me ma credetemi, staccarsi da quel palco e smettere di molleggiare era davvero impossibile.
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9 POSTO: THE VACCINES. Davanti ad una marea di gruppi inglesi e non che si autodefiniscono indie rock ed iniziano tutti con il “the” è diventato difficile non partire un po’ prevenuti e non aspettarsi giovanotti dal look impeccabile strimpellare poco e male chitarre ritmiche che ricordano altre chitarre ritmiche di gruppi più datati e spesso migliori. Invece The Vaccines mi sono piaciuti, sarà che sono trascinanti, sarà quel tocco di malinconia british, sarà che con le barbe incolte ricordano i musicisti rock di un tempo che non si preoccupavano della messa in piega del ciuffo. E quando iniziano a sudare si arrotolano le maniche sfoggiando tanta sana virilità.
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10 POSTO: FOUR TET. Probabilmente la sua Plastic People è una delle tracce più condivise sui social network tra i fruitori di elettronica. E se non bastavano gli album pubblicati con la Domino Records a farcelo amare sono arrivati i brani a 4 mani con Burial cantati da Thom Yorke. Dopo il suo set il caro Four Tet sorride al pubblico, recupera uno zainetto sotto la consolle, saluta con la mano e se ne va. Che classe.
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Testi di La Germanz e Claudia Losini.
Per saperne di più:
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Noi ascolteremo ogni beat, sentiremo ogni singola nota
e magari ci facciamo scappare un Beans.