PU:RE
La carriera pittorica di PU:RE non può senz’altro essere considerata come convenzionale, risulta infatti da un’attitudine, una capacità a creare e ricreare con qualsiasi cosa e qualsiasi mezzo e la sua attività si registra attualmente in svariati contesti.
Sempre attento, curioso e versatile ha presto adottato la tecnica dello stencil come subitanea messa in scena di ciò che considera elemento prioritario: il messaggio e il gioco per condurlo fino allo spettatore.
È un gioco delle parti innocente, ma coscientemente condotto, in cui lo spettatore è assolutamente chiamato alla decodifica. L’uno chiede, facendo il punto, e l’altro dovrebbe essere pronto interiormente a rispondere.
Il gioco sta nell’attenzione con cui si vuole guardare tutto ciò che compone la tavola, dalla più piccola sbavatura fuori controllo al gesto spontaneo e calcolato, al supporto lasciato nudo, allo sporco del segno e del colore, all’espressione dei soggetti che concorrono in egual misura ad evocare quel messaggio perentorio e malfermo insieme.
Il messaggio non è sempre facile proprio perché mette in campo verità di talmente acquisita semplicità e umanità da lasciare spiazzati o magari da far sorridere amaramente, una volta trovata la chiave di lettura.
Il processo per trovare la chiave è tutto lì nell’immagine, scelta per contrastare, per disilludere, per sviare e poi per riportare sulla retta via.
Le immagini che dapprima vivono nella mente dell’autore (seppur trovate per caso) suppongono una propria vita intima di difficile decifrazione e, tuttavia, infinita e beffarda malinconia.
Scorrendo nelle opere di PU:RE si può credere di essere di fronte ad un grande album fotografico di cui non conosciamo il nome né dell’autore, né delle persone a cui appartengono i volti, ed è ciò che segretamente tormenta ma tuttavia troviamo rassicurazione nel fatto che quei gesti e quei volti ci appartengono perché siamo noi stessi ripresi in un momento qualsiasi.
È un lavoro che assurge a divenire la fotografia della società tutta, atemporale e senza luogo, così com’è e come PU:RE la vede : emotivamente bloccata, alienata, esaltata ed esule…
Il gioco è proprio riuscire a dirlo.