Quando Babbo Natale fu messo al rogo
Il 24 dicembre di 62 anni fa veniva messo al rogo di fronte alla cattedrale di Dijon (ridente cittadina francese) Babbo Natale (chiaramente un fantoccio…) alla presenza di 250 bambini. Il fuoco era stato appiccato per la mano della comunità ecclesiastica della località francese in aperta polemica con il crescente valore dato alla divinità pagana in slitta che stava mettendo in secondo piano l’arrivo del bambin Gesù.
Ebbene sì, anche Babbo Natale un giorno subì la longa manus dell’Inquisizione cattolica. Immaginate se da bambini avreste dovuto presenziare al lento bruciacchiare di quella che era la vostra divinità fanciullesca! Che orrore! Comunque siano andate le cose, il fuoco di Dijon non ha dato fine all’annuale venuta del simpatico vecchietto dalla stravagante somiglianza con Karl Marx che con le sue infaticabili renne si fa chilometri e chilometri per accontentare milioni di pargoli. Sono passati tanti anni e ,alla fine, le due tradizioni ,quella pagana di Babbo Natale e quella cristiana cattolica della nascita di Cristo, convivono in quello che democristianamente si può definire un regime di convergenze parallele, anche perché, a parte il caso sporadico avvenuto nella cittadina francese contrastare una figura così poderosa come quella di Babbo Natale sarebbe un’ardua impresa. Se ci pensate avete mai visto qualche immagine di Babbo Natale che prende in braccio Gesù bambino o Babbo Natale con la sua combriccola di renne in un presepe? Le due tradizioni convivono in un regime di non belligeranza senza troppi ammiccamenti. Bonaccione si, però non fesso, la divinità barbuta spericolato pilota di renne, si è ripreso alla grande dalla bruciatura e adesso come non mai sta presente in ogni dove, facendo acrobazie agoniche nei balconi dei nostri palazzi, distribuendo caramelle fuori degli esercizi commerciali, ‘sto Babbo Natale è un po’ come il prezzemolo, sta dappertutto. Il suo appeal mediatico non ha niente da invidiare al Papa o a qualche politico onnipresente in Tv . Insomma, Il rogo di Dijon è, una delle poche volte che Babbo Natale è stato messo in discussione, perché quello che gli anglosassoni chiamano Santa Claus è fondamentalmente una figura bipartizan, mette d’accordo un po’ tutti, anche se qualcuno forse avrebbe da ridire sul colore dei suoi vestiti e sulla sua folta barba. Da dove venga esattamente non si sa, adesso si dice che risieda in paesino della Lapponia, ma c’è chi dice che vive in Norvegia o Groenlandia. Che cosa faccia durante tutto l’anno neanche, Babbo Natale è come la Panda, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Se arrivasse dai Caraibi chissà vestirebbe in boxer e zoccoli però forse sarebbe meno credibile. In Croazia e in Bulgaria lo chiamano anche Nonno Natale e mi sembra il nome più appropriato , ed è una figura a cui un poco noi tutti ci aggrappiamo per tenere a bada le esose richieste dei marmocchi durante le feste. “ Se fai da bravo Babbo Natale ti porta tante belle cosine!”. Che bisogno aveva l’essere umano di creare questa divinità in slitta? Ma soprattutto, chi avrebbe il coraggio di rifiutare l’annuale avvento di questo anzianotto dalla risata contagiosa ohohoh? Il suo potere simbolico è assoluto e fa sorridere e riflettere che un giorno persino siano arrivati a dargli fuoco. Però bruciandolo non fecero altro che dichiararne la sua immortalità (questo non lo dico io, sennò un famoso antropologo, Levi-Strauss). Ci libereremo un giorno di lui?