Requiem for a pernacchia …speriamo di no!
Cari Ziguline e Zigulini, qualche giorno addietro, mentre guardavo L’oro di Napoli di De Sica (mea culpa non l’avevo visto prima), arrivato all’episodio di Eduardo e all’ascolto del suo arguto discorso sul pernacchio (o pernacchia), ho rimembrato la gioventù. Sono tornato sui banchi di scuola delle medie per le strade algheresi, e ho ricordato le numerose interpretazioni svolte dagli amici di questo a detta della Treccani:
“Suono volgare che si produce emettendo un forte soffio d’aria tra le labbra serrate, talvolta con la lingua interposta, più spesso premendo la dorso o col palmo della mano: esprime disprezzo per la superbia e l’arroganza altrui, derisione nei confronti di situazioni o comportamenti retorici e sim.”
La domanda è lubranamente sorta spontanea: “Che fine ha fatto la pernacchia?”. Non si spernacchia più come una volta o sbaglio?
Non sono mai stato un grande spernacchiatore lo ammetto, invidiavo certe capolavori che uscivano vibranti dalle bocche altrui, la mia è sempre stata una pernacchia un po’ stitica, data forse dalla timidezza, mi sarebbe piaciuto fare dei bei pernacchioni, il mio compagno di banco delle medie produceva veri Monier sonori, che invidia. Nessuno ha mai sobbalzato all’ascolto di una mia pernacchia. Un po’ triste, si. Dimmi come spernacchi e ti dirò chi sei, insomma.
Cosa sta succedendo? Perché si sta perdendo l’uso della pernacchia? Chi è il colpevole? La globalizzazione o la post-modernità? Sarà che i bimbi non frequentano le strade più come una volta, sarà che la società è cambiata e con questo le sue abitudini quotidiane, sarà che abbiamo sempre le mani impegnate a trastullarci con il telefonino. Sarà quel che sarà però mi sembra una grave mancanza socioculturale la perdita di questo gesto così fragorosamente irriverente. La pernacchia(o pernacchio) era (o è???) una crítica all’ordine costituito, un severo dissentire sonoro, uno sfottò che colpisce, un gesto così semplicemente sovversivo, una risposta rapida e concisa a domande a risposta chiusa.
Un conoscente mi commentava che a volte suo nonno gli rispondeva con una pernacchia, c’è qualcuno che conserva ancora questa sfrontata risposta? Una cara amica mi raccontava che ai suoi nipotini insegna l’arte dello spernacchiare, quindi possiamo ancora parlare di trasmissione orale di cultura popolare. Salviamo la pernacchia prima che sia troppo tardi. Quand’è l’ultima volta che avete spernacchiato? Non lasciamoci sopraffare dalla emoticonocrazia, non facciamoci rubare gli ultimi strumenti di protesta. La pernacchia (o pernacchio) come patrimonio immateriale dell’umanità, perché no?
Le maniere di comunicare cambiano, a poco a poco, di soppiatto, facciamocene una ragione, è così, si perdono parole, gesti, ne nascono altri, nell’oceano dell’evento comunicativo, però la pernacchia no, non possiamo riporla nel oblio del passato, non si possono buttare alle ortiche circa 2300 anni di storia di (si fa infatti il suo esordio risalire ai tempi delle Forche Caudine, quando i Sanniti la sfoderarono contro i Romani)!
Mi sembra doveroso menzionare i principali omaggi cinematografici a questo trillo linguolabiale (cit. Wikipedia), perché proprio il cinema ha forse diffuso massicciamente il suo uso nella penisola italica: prime ex equo a mio parere la scena di Totò nel I due marescialli e Eduardo de Filippo nel L’oro di Napoli, medaglia d’argento alla scena di Sordi nel Il Vigile e bronzo alla roboante pernacchia di Abatantuono in Fantozzi contro tutti.
Son sicuro che la tentazione di spernacchiare è ancora sopita dentro di noi, quotidianamente la sentiamo fremere dentro e abbiamo paura di esplicitarla perché forse troppo adulti, ma suvvia!, lasciamoci trasportare dall’impeto del momento e facciamola una bella pernacchia a chi se la merita! Tiè, Prr!
Lunga vita alla pernacchia, insomma!