Reverse Graffiti, la street art che pulisce il mondo o almeno ci prova
Poteva diventare un grande cuoco, magari uno dorato con tante stelle Michelin come quelli della televisione che si divertono a umiliare degli aspiranti chef un po’ sfigatelli e invece se ne va in giro a fare lo spazzino, a pulire le strade e le superfici urbane. Insomma uno spazzino, ma non uno qualunque. E sapete perché non è diventato un cuoco? Perché pare che un giorno, mentre lavorava nella cucina di un ristorante, qualcosa molto più del cibo che cuoceva in pentola ha attirato la sua attenzione: da una macchia sporca su una parete che ha cercato di portare via con uno straccio è venuto fuori un disegno, come quando su un vetro sporco di una macchina scriviamo “Lavami!”. Da allora tale Paul Curtis detto Moose pulisce le città del mondo con degli stencil realizzati letteralmente rimuovendo lo sporco dalle superfici urbane. Pensate, non con bombolette o altre tecniche colorate ma attraverso un gioco tra sporco e pulito, Moose ha creato dei veri e propri graffiti e murales servendosi solo di stoffe o potenti pulitori ad acqua alla mano.
La tecnica utilizzata dall’artista di Leeds si chiama Reverse Graffiti (detta anche clean tagging, dust tagging, grime writing, green graffiti e clean advertising) e The Reverse Graffiti Project è il nome che raccoglie le sue creazioni green, come il capolavoro realizzato sotto il tunnel di Broadway a San Francisco dove, completato tutto in una notte, lo street artist ha disegnato varietà di alberi tipici della California di cinquecento anni fa che occupavano proprio l’area dove ora c’è questa lunga costruzione architettonica a grande scorrimento.
Questa street art ecocompatibile è tuttavia ritenuta illegale in molti paesi, anche nel Regno Unito dove, oltre a Moose considerato uno dei pionieri del Reverse Graffiti, a quanto pare anche Banksy ha lasciato il suo segno con questa tecnica amica della natura.
Come siamo messi noi invece? Questa volta non siamo proprio gli ultimi della classe perché le amministrazioni del Comune di Milano, del Comune di Cesena e di Rimini hanno ben pensato di adottare questo tipo di street art per lasciare messaggi ai cittadini anziché utilizzare le normali affissioni che marciscono sotto le intemperie climatiche. Inoltre, alcuni brand famosi hanno creato un vero e proprio green marketing sfruttando questa risorsa che preferiscono chiamare “green advertising”, sbirciate le iniziative dell’agenzia GreenGraffiti® tanto per avere un’idea.
Ma torniamo al lato meno commercial e più street del Reverse Graffiti perché vale la pena citare i lavori de “l’artista delle auto sporche” Scott Wade, il quale compone le sue creazioni sui vetri delle automobili, famosi sono il suo ritratto della Monnalisa e quello di Albert Eistein, così come i disegni dell’illustratore e street artist Rabia, anche lui alle prese con lo stesso divertimento.
Fantasmagorico è invece il lavoro dell’artista brasiliano Alexandre Orion, autore nel 2006 di un Reverse Graffiti gigantesco sotto un tunnel di San Paolo dove per la precisione ha impiegato 13 notti e pezzi di abiti per pulire le superfici della galleria. Ossário, titolo dell’opera di Alexandre Orion, era composto da più di 3500 teschi, simbolo della morte a cui andiamo incontro semplicemente respirando l’aria insalubre di cui siamo circondati. Ho usato l’imperfetto perché purtroppo anche questo capolavoro è stato cancellato dopo qualche giorno, considerato illegale. Fortunatamente Dio Google talvolta restituisce ciò che la censura toglie.
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