Roma, Notte bianca si, notte bianca no
Notte bianca “ni”, notte grigia, o meglio, rossa, quella trascorsa a Roma a cavallo tra il 13 e il 14 del mese corrente. I municipi di sinistra della capitale non si sono di certo arresi davanti al mancato rinnovo da parte dell’attuale sindaco, di uno degli eventi più attesi da romani e non. La notte bianca romana non è solo una notte di sballo, di divertimento, un bagno di gente e un caos fine a se stesso: è un evento culturale, un’occasione per poter visitare musei, mostre e gallerie senza dover fare i conti con biglietti ed ingressi assolutamente poco accessibili; la notte bianca è un contesto formativo che attira ragazzi da tutta Italia, è un’occasione per gli artisti minori di improvvisare spettacoli ed esibizioni in ogni angolo della città. La notte bianca è tutto questo e altro ancora. Se pur in forma ridotta però e senza finanziamenti da parte del campidoglio, (solo la provincia, di sinistra, ha stanziato 80 mila euro), la notte bianca c’è stata ed è stata la notte bianca dei quartieri, dell’altra Roma. Otto municipi capitolini (di centrosinistra) si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di non far morire il tradizionale appuntamento organizzando una notte, sicuramente meno affollata rispetto alle edizioni precedenti, ma, proprio per questo, più vivibile, più a misura d’uomo, una notte che ha visto protagonista la gente di quartiere, la vera Roma.
E va sottolineato il fatto che l’intenzione non è stata assolutamente quella di dar vita ad un’anti-notte bianca, ad una serata contro qualcosa o qualcuno, ma l’obiettivo comune è stato esclusivamente quello di unire, di stare insieme.
Tra gli eventi più interessanti, sicuramente il posto d’onore va alla possibilità di visitare i set cinematografici di Cinecittà, senza sottovalutare le altre iniziative come le proiezioni dei grandi classici del cinema a Castel Sant’Angelo (Paolo Villaggio ha presentato “La corazzata Potemkin”), lo spettacolo alle Officine Marconi di Ascanio Celestini, il concerto di Tosca, le danze latinoamericane e la celebrazione dei 100 anni di Anna Magnani nel quartiere Pigneto, un palco a disposizione dei gruppi locali a San Lorenzo e campi sportivi aperti fino all’alba.
Fermo restando che la decisione di Alemanno di porre fine ad un evento così bello e atteso è discutibile ed obiettabile, non si può che considerare ben riuscito il tentativo di continuare una tradizione che ormai va avanti da diversi anni, anzi, l’idea di rivitalizzare i quartieri periferici romani e, di conseguenza, portare un po’ di economia nelle zone che non godono di certo dei privilegi del centro, è sicuramente degna di nota e merito, considerevole e, con o senza l’input del comune, da continuare.
– Giuditta Albanese –