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#SaveRummo, Benevento rialzati!

Si parla di:

Siamo così abituati a certe immagini di dolore e distruzione, che quando ci passano davanti agli occhi in televisione, le lasciamo scorrere con indifferenza, come se non ci riguardassero, come se non fossero affar nostro. Perché sì, effettivamente si parla di vite che non sono la nostra e ce lo ripetiamo a bassa voce, attenti a non farci sentire dalla nostra coscienza. Siamo così allenati ad incappare in servizi di guerra, reportage di calamità naturali e bollettini che sembrano necrologi, che riusciamo a finire il nostro pranzo senza battere ciglio.

Guai a togliercele quelle immagini di dolore, quelle storie lontane e irraggiungibili – per fortuna – di vite spezzate, di case distrutte. Tutte le storie di disgrazie altrui rappresentano in un certo qual modo la cifra stilistica e la conferma di come la nostra di vita scorra lenta e senza intoppo alcuno. Gelosissimi dei nostri accumuli, dei nostri oggetti, delle nostre case, riempite con dovizia e passione di simboli che raccontano qualcosa di noi, del nostro percorso, se ci fermiamo qualche secondo in più ad osservare le immagini di un terremoto o di un’inondazione e del nulla che lasciano dietro di sé, corriamo a verificare che tutto sia al proprio posto, nella nostra di realtà e che non ci sia niente che lasci presagire nessun incidente di percorso. Scorriamo i titoli dei quotidiani online senza nemmeno entrarci nella notizia, ci basta un titolo, sapere il minimo indispensabile a tenere banco ad una conversazione al bar e andare oltre. Però poi succede a te e le cose cambiano. Per sempre.

La Germanz

Nella notte del 13 ottobre 2015 violenti temporali hanno colpito il sud Italia e una città di provincia al mattino si è ritrovata fradicia, intirizzita e sporca di fango. Quella piccola città, Benevento, è quella in cui sono nata e in cui vive la mia famiglia, che di perfetto non ha nulla, ma di autentico ha veramente tutto. Molti gli sfollati, molti i detriti e ancora di più le lacrime di chi ha perso quei maledetti oggetti che culturalmente ci rappresentano. Inutile dire che da brava emigrata sono stata incollata tutto il giorno al telefono, chiamavo in continuazione a casa, per avere aggiornamenti, tanto che ad un certo punto mio padre spazientito mi ha risposto: “Stiamo come stavamo due ore fa. Al lavoro”!.

Giuliana

Provate solo ad immaginare un mare di fango e un frigorifero galleggiante che sbuca. Scene apocalittiche degne della migliore produzione hollywoodiana e forse avrete un’idea di quello che la mia famiglia ha visto alzandosi l’indomani di un giorno che sarebbe stato routinario e infrasettimanale, senza sfumatura alcuna. Nessuno di loro si è seduto a guardare. Rimboccate le maniche, infilati i gambali, tutti al lavoro a pulire, asciugare, cercare di recuperare.

Eva

Le foto che ho visto sono commoventi e non è possibile raccontarle senza versare un mare di lacrime, prontamente contenute in un fazzoletto doppio velo. Ma ho visto anche amici venuti da vicino e lontano, uniti sotto il sole, la squadra di rugby della città, associazioni cattoliche, signore che hanno accompagnato i miei genitori e i miei zii per una vita intera preparare da mangiare per reggimenti di persone che nella vita sono studenti, lavoratori, sportivi e non; ho sentito impartire ordini con la dolcezza tipica di una mamma, mentre io dall’altra parte cercavo di far passare la mia di giornata, e onorare il loro impegno con sorrisi e frasi di incoraggiamento. Il quadro che ne è venuto fuori è stato uno dei più begli affreschi di solidarietà e complicità che si possano immaginare.

– Giuliana

Luigi

Le parole di Giuliana, legata alla sua terra come solo chi è girovago da anni sa essere, sono il modo più autentico e meno retorico per parlare di quello che da pochi giorni è accaduto in Campania, la regione da cui anni fa da è partita l’avventura di ziguline. Dall’unione tra amore per le proprie radici e amore per il buon cibo è partita un’iniziativa che merita l’attenzione dei social addicted ed anche di chi, semplicemente, vuole regalarsi un gesto sensato e dare simbolicamente una mano ad un’azienda beneventana bandiera di qualità italiana nel mondo: il Pastificio Rummo, attivo dal 1846 e fonte di lavoro per tante persone.

Solko

I macchinari, le materie prime e gran parte della produzione della fabbrica hanno subito gravi danni: #SaveRummo nasce come evento su Facebook per rendere virale il marchio attraverso un hashtag e creare un movimento mediatico in grado di portare l’attenzione su ciò che nel nostro piccolo, entrando in un supermercato e comprando un pacco di pasta eccellente, possiamo fare.

Quindi alleiamoci oggi più che mai con i nostri amati carboidrati: compriamo i prodotti Rummo, scattiamoci un selfie possibilmente ben vestiti e senza flash troppo fastidiosi e pubblichiamolo in bacheca aggiungendo #SaveRummo. Regaliamoci del tempo per cucinare e cucinarci un piatto di pasta come Dio comanda e aiutiamo Benevento a rialzarsi. Perché anche in questo caso, basta un piatto di pasta a fare la differenza.

La Germanz

 

Testi a cura di Giuliana Pizzi e La Germanz.

Per saperne di più: Rummo | facebookstore locator

Nouvelle Anais

scritto da

Questo è il suo articolo n°46

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