Siamo stati alla Shit Art Fair
Avevo sempre pensato che dietro Shit Art Fair – Fiera Internazionale di Arte di Merda Contemporanea ci fosse qualche street artist torinese che da anni frequentava, un po’ come tutti noi, gli eventi patinati della settimana di inizio novembre, la più intensa di tutto l’anno per la città. Invece, le menti dietro ciò sono Guerrilla Spam, che 3 anni fa, appena sbarcati a Torino dalla Toscana, hanno deciso di dare vita a una fiera alternativa alle varie Artissima, Paratissima e TheOthers per sottolineare che l’arte non è solo quella che spesso ci si sforza di ammirare negli eventi ufficiali.
Iniziano da soli, nel 2013, ma già l’iniziativa si fa sentire. Tutti, in poco tempo, cominciano a parlare di quella fiera che già dal nome vuole scardinare l’ordine forzato delle cose. L’anno scorso poi, il successo, con opere di nomi come Hogre, Halo Halo, Etnik, Dem, ZED1.
Quest’anno già si parlava di Shit Art Fair a settembre: ormai questo appuntamento è entrato di fatto a pieno titolo nel calendario degli eventi imperdibili. Ottengo una visita guidata notturna insieme ai ragazzi di Spam. L’atmosfera di notte è quasi magica, camminiamo tra la nebbiolina tra il silenzio del parco e qualche personaggio strambo che lo popola a quell’ora.
“Abbiamo cercato di depistare tutti dicendo che la mostra sarebbe stata al Lingotto, e nonostante ciò la notte del 6 novembre ci siamo trovati in più di 40 persone”, mi dicono. Lo striscione che campeggia sul tunnel è stato curato dagli Hot Boys, mentre i due lati sono di Moallaseconda e di AAHM00. C’è anche un piccolo contributo di Hogre, due mosche.
Le macchine sfrecciano veloci dentro il tunnel, non si accorgono della presenza di qualche persona che passeggia come se si trovasse all’interno di un museo. E questo luogo in effetti è perfetto, per mettere in mostra le opere che sono tutte perfettamente incorniciate nelle trame architettoniche.
Il tema è sempre lo stesso: la merda, reinterpretata stavolta da artisti giovani e molto promettenti.
C’è Tadh Boy, con I tratti spessi e le scritte 90s, c’è Dissenso Cognitivo che ha fatto un enorme collage di tanti pezzi usati per altri muri, c’è Davide Bart Salvemini, bravo illustratore e bravo sul muro con un uomo con due facce che cade dal cielo. I tratti sono sottili, spigolosi, I peli del petto e delle gambe irsuti.
C’è Snem, che riprende i corpi michelangioleschi del Giudizio Universale, per dipingere una umanità nutrita dallo sterco di uomini lupo, orso e maiale, simboli di ingordigia.
Spam mi lasciano libera interpretazione sul loro quadro, a me sembra la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. In effetti ci sono uomini dalle teste pesciformi che combattono contro persone con i volti nascosti da muri. Sopra tutto campeggia un imbuto rovesciato che, mi spiegano, è il simbolo della stupidità nell’arte fiamminga.
I Mangiatori di patate interpretano con un bel lettering il pensiero di molti: questo lo potevo fare anche io. Poi ci sono Psikopatic, Woc che illustra un uomo in un contesto assurdo quanto la cameretta viola di Van Gogh, Alleg e la sua donna boteriana,YP-P1, DBS, Andreav bravissimo e giovanissimo, Peto, Sdolz.
Tutte le opere hanno una loro particolarità, sono interessanti, mi raccontano una storia come per esempio Frenulo, o mi sorprendono, come lo strana chimera ingabbiata di Marco Filicio o l’inquietante danza di insetti di Luogocomune.
Ma vi confesso che i miei preferiti in assoluto sono il pezzo di Barlo, un grande uccello viola su sfondo dorato, un vero peccato che di notte non si potesse godere a pieno del colore, ma anche così la vista era magnifica, e il pezzo di Robocoop, una visione rinascimentale incastonata tra l’architettura del Palazzo del lavoro di Torino.
Favolosa, me la sarei staccata su due piedi e portata a casa. Perché volendo potresti farlo, le opere sono a disposizione di tutti, fruibili da tutti. Ma tu ruberesti mai un’opera in un museo?
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