Siamo stati a NataleNatale
Il Natale ce lo siamo lasciato alle spalle, con le fette di panettone ancora ben ferme nello stomaco come marmo di travertino e con i regali inutili di cui non ricordiamo neanche più l’esistenza. Eppure se desiderate incamerarlo con un’altra immagine allora vi consigliamo vivamente di farvi un giro nella Casa delle Letterature di Roma, dove noi abbiamo deliziato la nostra vista con le realizzazioni indoor eseguite da artisti, molti dei quali noti sulla scena romana della street art, i quali hanno creato un affascinante percorso artistico che potete gustare anche voi fino al 31 gennaio. Quale modo migliore per iniziare il 2011 se non con l’arte!
A ben vederla si tratta di una vera e propria collaborazione tra arti diverse, scrittura contemporanea, arte circense e street art, questa terza edizione del NataleNatale, titolo della mostra che, inauguratasi lo scorso 21 dicembre, ha visto trionfare la street culture di cui noi siamo fieri divulgatori.
L’evento difatti si è aperto con la presentazione del libro su uno dei nomi più illustri del panorama mondiale della street art, ovvero “Bansky. Il terrorista dell’arte” di Sabina de Gregori, seguita dalle di performance di Tony Clifton Circus, un progetto nato nel 2001 dall’unione tra Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi, e incorniciata dalle letture di Francesca Genti, Moira Egan, Daniele Manusia e Emilia Zazza.
L’omaggio al genio britannico della street art fa da supporto ai progetti site-specific realizzati da Hitnes, Jbrock, Ker, Stand e VERBO, i protagonisti della mostra. I loro lavori, delle vere e proprie chicche d’arte, confluiscono in più punti della biblioteca e come in una caccia al tesoro bisogna tenere gli occhi aperti e spulciare ovunque per trovarli.
Tanto per iniziare un grande stencil di mani che si intrecciano sul soffitto dell’entrata sembra accompagnare il visitatore verso un mondo che quotidianamente si manifesta sulle pareti e nei luoghi più impensabili delle nostre città e in questo posto, solitamente dedicato alla lettura, tra libri antichi e studenti con gli occhiali a doppio fondo, la street art scommette su stessa, impossessandosi di ogni visione e pensiero filosofico vagante.
Sulle vetrate che si affacciano sul giardino interno compaiono altri stencil raffiguranti quegli stessi angeli che sovrastano il ponte di Castel Sant’Angelo nella loro castità e splendore innocente e inducono lo sguardo dello spettatore alla ricerca di altre pillole d’arte; e poi, ancora sul soffitto delle sale interne compaiono le due dita del “Tocco” della creazione di Adamo di Michelangelo, le quali, cercando di sfiorarsi, tentano un contatto che può avvenire da un momento all’altro o forse rimanere sospeso nel vuoto come un punto interrogativo fuori dal foglio.
Mentre ci perdiamo a riflettere sul significato delle due dita, in fondo alla sala di lettura c’è qualcosa che richiama l’attenzione del visitatore: dei contenitori giganti che raccolgono informazioni e oggetti preziosi, detti anche armadietti, sono stati invasi da un murales in tecnica mista che rende meno pesante quel colore grigio metallo così solitamente poco attraente ma che ben si presta allo sconvolgimento artistico. Ma non è l’unico punto in cui l’esperimento ha avuto successo. Altri armadietti, come quelli posti all’entrata della biblioteca, sono stati attaccati dalla furia artistica che rivoluziona tutto ciò che incontra nel suo fluire.
La versatilità con cui si sono espressi gli artisti coinvolti nell’evento è l’ennesima conferma che non esistono spazi inespugnabili per la urban art, la quale da sempre si esprime come forma di rappresentazione di un universo interiore che non conosce ostacoli.