Siamo stati a Nell’aria c’è un mondo invisibile
Siamo stati per voi a vedere la mostra Nell’aria c’è un mondo invisibile alla Torretta Valadier di Ponte Milvio, la personale di Millo, al secolo Francesco Camillo Giorgino, un caro amico di Ziguline che abbiamo avuto il piacere di intervistare per voi qualche numero fa.
Per questo evento, terminato il 15 settembre, l’artista ha realizzato una serie di lavori strepitosi, una raccolta di opere eseguite su carta e altri supporti come plastica e stoffa in perfetto stile Millo, che ricordiamo è tra i finalisti del prestigioso Premio Celeste 2011 con l’opera Beatrice per la sezione Video&Animazione, presentata anche in questa occasione.
Le opere di Millo nascondono un mondo interiore che prende forma piano piano, in punta di piedi ma irrompe con la sua forza come una poesia di forme ed emozioni che lentamente si riflette su ogni superficie su cui si posa il suo sguardo scrutatore, sempre rivolto verso il rapporto tra l’individuo e il mondo tangibile che lo circonda.
Anche in questa mostra alla Torretta Valadier, Millo regala al visitatore la prospettiva di una visione che va ricercata al di là delle semplici e irremovibili apparenze che succhiano le nostre doti immaginative, e ci conduce per mano attraverso un sentiero sinuoso e variegato fatto di strade interminabili e individui giganteschi che fanno fatica a destreggiarsi tra i grattacieli e le infinite costruzioni viste dall’alto.
Le sue creature sono bambini dagli occhi grandi come immensi oceani la cui profondità è visibile solo restando fermi davanti ai loro racconti che vengono trasmessi al visitatore tramite una comunione di sguardi, un ponte invisibile di un mondo sospeso.
Nella parte più alta della Torretta Millo ha allestito una installazione raccolta in un unico ambiente, dove, cullati dal rumore del Tevere, si assiste al trionfo dell’immaginazione dell’artista che su plastica ha realizzato una metropoli che ruota intorno allo spettatore, una città con ponti, strade, palazzi, macchine, parco giochi, mongolfiere che si innalzano da terra, zoo e ripetitori, cartelli stradali e alberi, elementi che intrappolano la contingenza e restituiscono al visitatore la percezione di un desiderio di evasione sopito e muto, che si esprime soltanto attraverso l’arte.
In altre opere, i suoi personaggi si prendono gioco del visitatore lasciando intravedere il lato oscuro della loro esistenza, la rabbia che si esprime con occhi furiosi, la delicatezza dell’infanzia di una principessa arrabbiata, e la solitudine di un albero superstite al massacro dei tagliaboschi.
Nel suo mondo invisibile la superficie è il punto d’incontro tra lo sguardo dei suoi protagonisti e quello dello spettatore, il quale viene rapito dal vortice tenebroso di linee e curve geometriche dietro cui si cela la moltitudine di anime intrappolate dalla realtà.