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Siamo stati al live di Laurent Garnier per il Roma Europa Festival

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Laurent Garnier è a Roma per un live ospitato dal Roma Europa Festival e Paris Rockin, col supporto della crew La situazione, al Brancaleone. La band per questo concerto è formata da due fiati, Philippe Nadaud e Philippe Anicaux, un tastierista, Benjamin Rippert e una gloria della tecno degli anni 90, Scan X alle macchine con Garnier. Il Tales of Kleptomanic live tour, che il dj francese ha portato in giro per l’Europa, da Mosca a Parigi, da Dublino a Losanna, è stata l’ultima consacrazione ufficiale di un mito della musica elettronica, un Peter Pan della notte che gira i dischi nei club più belli del mondo da vent’anni a questa parte, che ama ancora sperimentare, stupire e affascinare tutti quelli che anche per caso si ritrovano a sentirlo. Uno che viene invitato al più grande show televisivo della prima serata francese e disquisisce di musica con Juliette Binoche e David Guetta, con nonchalance e pochissima formalità.

foto di "Festival Scopitone"

La Francia negli ultimi anni ha sfornato talenti come Daft Punk, Justice, nel bene e nel male David Guetta e Bob Sinclair, gli Air, Sebastian Tellier. Un paese che ha costruito molto sulla musica elettornica, a partire da Jean Michel Jarre capace di riempire gli stadi. Oggi Garnier ne è l’erede indiscusso, considerato una sorta di autorità in patria, tutti lo vogliono da Bercy all’Opera, tutti vogliono interagire con un’artista così eclettico e versatile, ma al tempo stesso tradizionale. Laurent Garnier, ha pubblicato circa 40 dischi tra album, singoli, raccolte, remix. Ha suonato i dischi per centinaia di party in tutto il modno portando la tecno all’attenzione del mainstream e in tv. Conduce due programmi radio, ha la sua web radio per tutti gli aficionados e ogni tanto va suonare a casa dei suoi fan!
Lo abbiamo incontrato in un backstage affumicato e affollato alla fine di una performance italiana seguita a una giornata di ritardi, scioperi e disgrazie burocratiche, nonostante tutto Monsieur Garnier si è tuffato in chiacchiere, tutt’altro che leggere e spassionate. Sentite un po’…

Allora Laurent com’è andata il live qui al Brancaleone?

Di solito suono per meno tempo, stasera, per Roma, avevo voglia di sperimentare qualcosaltro, provare qualcosa di nuovo che avevo in testa, io e i miei musicisti ci siamo divertiti veramente molto!

Ti piace venire a suonare in Italia? Effettivamente non vieni molto spesso qui…

In realtà non vado molto spesso da nessuna parte. Faccio molta attenzione a non andare troppo spesso ovunque, perchè non ho voglia di stancare la gente, non mi piace l’idea che la gente possa completamente abituarsi a quello che faccio e magari non venire più a sentirmi, preferisco fare meno affinchè il pubblico sia più eccitato, curioso, in attesa, tanto da farne ogni volta un evento speciale, come lo è per me.

Vale anche per i tuoi dj set?
Si, certamente. Faccio davvero attenzione a non strafare, significherebbe uccidere tutto quello che ho creato…

Conosci un po’ la musica italiana, c’è un vinile italiano nella tua valigetta?
Ho adorato tutta l’epoca Italodisco, ho moltissimi pezzi italiani di quel genere. Sicuramente anche oggi suono qualcosa di italiano, ma se mi chiedessi un nome ora non riuscirei a ricordarne nessuno: ricevo moltissimi dischi ogni giorno, non so più da dove vengono! Ma non è grave, non importa: la cosa importante è che c’è molta buona musica che arriva da ogni parte del mondo in questo momento. Cè anche l’Italia, ne sono certo!

foto di Turnmaster Tim

Cosa vuol dire oggi, riuscire a passare dal jazz alla dubstep, dalla house più tradizionale alla drum & bass?
Questo sono io! Io sono davvero così!

Ma come sei arrivato a questo, come sei riuscito a “educare” il pubblico a generi così diversi?

E’ dura, ma per me è così logico! Nei miei set come dj ho suonato sempre di tutto, prima amavo mescolare la tecno con la d&b adesso adoro la dubstep, ho moltissime cose di questo tipo e ho voglia di produrle e suonare quelle altrui, ben fatte! Ma adoro suonare di tutto, dalla tecno all’hip hop, passando per la disco magari! Sono un amante della musica, tutta. Per me non ci sono barriere, non esistono frontiere: ciò che è bello è bello e basta. In Italia ho notato che c’è un particolare apprezzamento ogni volta che suono d&b o broken beat…

Non è una cosa che fanno molti altri dj, come mai?

Credo che i dj non siano dei jukebox, il mio mestiere è quello di riuscire a dare al pubblico quel che vuole, ma dargli anche molto di più! A volte può annoiarlo, talvolta infastidirlo, ma almeno stasera il pubblico rientrerà a casa dicendo “ Ok ! non c’era un jukebox lì dentro, forse non c’era tutto quel che ci aspettavamo ma era veramente diverso!”. E questo è molto importante.

Ti succede ancora che la gente ti chieda di cambiare disco, che ti dica “voglio questo o quello”…?

Si, sempre! Ma non è così male, mi serve per capire chi ho di fronte e non mi piace arrabbiarmi con queste persone. A volte è capitato che il pubblico non abbia apprezzato dieci minuti di dubstep su un set di due ore, ma io lo faccio lo stesso!
Il pubblico che mi segue, che è abituato ad ascoltarmi, sa che a un certo punto, tutto può cambiare e improvvisamente si può partire per un’altra destinazione! Ma non è questione di “politica del dj”, è solo questione di musica, quella bella va suonata!

foto di Pirlouiiit

Una volta un giornalista italiano ha chiesto a James Brown “ Se avessi la possibilità di lanciare un messaggio di pace nell’universo, con quale canzone lo faresti?”. Lo chiedo anche a te…

Non ho in mente un messaggio di pace in questo momento, mi viene in mente un motto: Stop Fuckin Around!!! Sarebbe un grande titolo per un pezzo. Perchè il mondo adesso sta facendo “fuckin around” e in questo momento “stop fuckin around” vuol dire un sacco di cose, vuol dire smetterla di essere idioti, di far finta che vada tutto bene, smetterla di non rispettare gli altri, fare attenzione a ciò che si fa ogni giorno…

Com’è la situazione della musica, la cultura in genere in Francia?

E’ veramente un casino!

Peggiore che in Italia?

Voi avete Berlusconi, noi abbiamo Sarkozy. E’ la stessa cosa. In Francia si dice che Sarkozy si stia “berlusconizzando” e certamente non è una buona cosa.

Abbiamo questa triste reputazione…

No! fortunatamente so che non è così. Ma sfortunatamente il “capo” è lui. Anche in Francia il Presidente inizia a occuparsi dei media, dalla tv alla stampa, sta diventando sempre più potente in diversi ambiti,. E’ come se facesse un altro lavoro, oltre quello del Presidente, un po’ come Berlusconi. Inizia a tenere le fila di tutto e questo non è sano, la gente inizia a rendersene conto.

Girando il mondo e suonando a contatto con tanti ragazzi, hai notato qualche cambiamento nelle nuove generazioni?

Non so se il mio paese, la Francia, sia cambiato molto. Non credo. Credo che ci siano dei movimenti, dei passaggi, ma non credo che ci sia un cambiamento drastico, niente è cambiato ancora veramente. Credo, invece, che negli Stati Uniti le cose siano molto cambiate, è un bene. Avremmo bisogno di un Brack Obama anche da noi, questo sarebbe veramente un bene.

Non c’è nessuno secondo te, in Europa, che possa cambiare le cose?

Purtroppo non vedo nessuno per ora…

Anche culturalmente…

Ma la politica è molto importante, perchè se le cose cambiano politicamente, inizieranno a cambiare nella mentalità della gente. Però finchè non avremo un grande leader, molto forte, la gente non si unirà, non si associerà, non cercherà il bene collettivo. Credo che oggi sia davvero fondamentale avere dei grandi leader, con opinioni che contano, persone che sappiano insegnare agli altri e che insegnino a rispettare gli altri , a vederli in un altro modo. Finchè non avremo qualcuno così, l’esempio che avremo da seguire non sarà dei migliori, ognuno penserà a se stesso e il bene collettivo diventerà sempre più difficile. C’è bisogno di unità, finchè vige questa sorta di “federalismo” anche personale, le cose non cambieranno. Dobbiamo sperare! Guardando agli Stati Uniti, cinque anni fa non c’era speranza, ora c’è Obama. Gli americani possono vantare un uomo di potere molto intelligente, che ha una vera visione del mondo e che si sta dimostrando un presidente brillante.

foto di Manuela Maiuri

Fare musica allora, vuol dire salvarsi?

E’ stato sempre così! Far ballare la gente, andare in un club e suonare affinchè la gente balli, vuol dire aiutarla a fuggire in qualche modo dal mondo che abbiamo descritto. Vuol dire aiutare le persone a “viaggiare altrove”. Anche il cinema e l’arte hanno questo scopo. Quando vedi un film al cinema per un’ora e mezza tu non pensi a nientaltro che al film, se vai a ballare, ti scateni e lasci entrare la musica dentro di te, prendi la felicità di cui hai bisogno e quando rientri a casa, ti senti meglio, ti senti bene. Catturare l’attenzione delle persone anche solo per pochi momenti e riuscire a far dimenticare loro tutti i problemi è quello a cui aspiro! Per me suonare su un palco è importante, è la mia salvezza, è tutto. La musica, mi tiene in vita, mi aiuta a restare sano. Però non so se possa salvarci, è un pò utopistico, lasciamolo come un sogno. La musica può forse aiutarci affinchè le cose vadano meglio, ed è già tantissimo.

La nostra chiacchierata finisce mentre i dischi di Massimo Voci e Alex Paletta muovono ancora la sala, ringraziamenti e saluti si mescolano alle risate di Garnier mentre gli strillo il mio motto di antica fan: Libertè, Egalitè, Laurent Garnier!

Intervista di Manuela Maiuriclaquemusique.com

Manuela Maiuri

scritto da

Questo è il suo articolo n°58

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