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Siamo stati al Museo Madre di Napoli per Barock

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Sabato all’apertura dell’esposizione Barock al Museo Madre di Napoli c’erano proprio tutti, o quasi. Mi riferisco ai grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, Cattelan, Kounellis, Gilbert & George, Antonio Biasucci, e non mi riferisco solo alle loro opere che caratterizzano questa interessante e rara esposizione, ma parlo proprio degli artisti in persona giunti da ogni parte del mondo per rendere onore all’evento e godersi una piccola involontaria passerella tra i corridoi del Palazzo.

Bianco-Valente, Relational, 2009, Installazione in cavo elettroluminescente, Courtesy degli artisti

A dire il vero mi sarei aspettato almeno una piccola cerimonia d’apertura viste le importanti presenze della serata, se non altro per regalare al pubblico di appassionati un’esperienza nuova e sicuramente eccitante. Non capita certo tutti i giorni, soprattutto a Napoli poter ammirare di persona quelli che per molti sono dei miti viventi dell’arte contemporanea. Sicuramente sarebbe stata una buona occasione per regalare un po’ di notizie positive alla stampa nazionale ed internazionale con un buon ritorno d’immagine e pubblicità per il Museo e per l’intera città. Il palazzo Donna Regina gremito di gente, illuminato nella notte da installazioni fluorescenti e che ti accoglie all’ingresso con lo squalo tigre sospeso del pluricelebrato Damien Hirst, ha creato un’atmosfera davvero rara per una città come Napoli che solo in poche occasioni durante il corso dell’anno sembra capace di rispolverare quel tono e quell’immagine da vera città europea. Barock è una di queste rare occasioni e tutto è dovuto alla realizzazione di un evento qualitativamente importante capace di confrontarsi con le proposte di città come Berlino, Londra e perchè no, di New York. Per lo stesso motivo penso che un evento del genere meritasse ancora di più in termini di portata mediatica, di attesa e di coinvolgimento dell’intera città, della regione e del centro e Sud Italia in generale.

Il Madre nonostante tutto resta una struttura che a dispetto della contemporaneità della sua proposta in campo artistico sembra che non sia stato ancora capace di intercettare quelle che sono le moderne linee gestionali di spazi pubblici deputati all’intrattenimento culturale con cui è stato superato il vecchio concetto di spazio museale. Ancora troppo borghese, con un pubblico prevalentemente adulto fatto di addetti ai lavori, amici e conoscenti e con ancora troppo pochi giovani clienti che potrebbero trovare in eventi del genere la giusta alternativa a cinema, teatri, pub e discoteche. Per fare questo però è necessario che gli eventi proposti vengano trattati come dei veri e propri “show” di prim’ordine e che il pubblico venga efficacemente intercettato, incentivato e coinvolto nello “show system”. Tornando alla mostra ribadisco che le opere presenti sono imperdibili e sensazionali.

Tra le protagoniste spiccano senza dubbio quelle di Damien Hirst a cui è stato dedicato oltre all’ingresso del Palazzo, anche la sala più grande al terzo piano dove su tutte trionfano una pecora sezionata in due parti immersa nella formalina ed un gigantesco tappeto circolare appeso al muro spesso quattro centimetri fatto interamente di mosche e altri insetti. Altrettanto sensazionale è l’opera di Cattelan allestita all’interno della chiesa adiacente il Palazzo dove trionfa sull’altare al posto del crocefisso il corpo di una donna legata mani e piedi, che dà le spalle al pubblico, come a voler rappresentare un cristo dei giorni nostri.

Jake & Dinos Chapman hanno proposto una serie di teche al cui interno vengono ricreate dei dettagliatissimi e terrificanti modellini in miniatura che vorrebbero simboleggiare l’incubo di una terza guerra mondiale dove si scorgono chiaramente i corpi martoriati e gli scheletri di soldati nazisti in preda ad una battaglia persa contro la morte. Ovviamente l’esposizione non finisce qui, per apprezzare al meglio tutte le opere distribuite tra il piano terra, il terzo piano, l’atrio interno e la terrazza dovrete dedicargli un mezzo pomeriggio finché esausti dal bombardamento di immagini e sensazioni non ve ne tornerete a casa soddisfatti e contenti in attesa della prossima scorpacciata d’arte e creatività.

Il resto della foto gallery qui

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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