Siamo stati al Robot 02
Il Robot Festival è ritornato anche quest’anno a Bologna dal 16 al 19 settembre per quattro giornate di musica, workshops, laboratori e proiezioni cinematografiche. L’anno scorso il festival bolognese era stato una grande sorpresa, con un successo ben oltre le previsioni, contando su circa 7000 presenze.
Quest’anno il collettivo Shape, l’associazione che cura la realizzazione dell’evento, per riconfermare la portata internazionale della manifestazione e cercare di non deludere i numerosi sostenitori, ha proposto un programma ricco di novità, accompagnato da “nomi portanti” della musica techno e di tutte le sue varianti.
La conferma a quanto detto sopra si è vista sin dalla serata inaugurale, aperta con un tutto esaurito, che si è svolta al Teatro comunale di Bologna, una location del tutto inusuale per questo genere di eventi e ai suoi stessi fans. Carl Craig e Moritz Von Oswald, i miti di una tecnho dotta influenzata da suoni etnici, jazz e dub, hanno portato con loro, nel progetto Shape, il pianista Francesco Tristano, il percussionista Bachar Khalifé ed il giovane compositore americano Justin Messina. I luoghi in cui la manifestazione si è svolta sono stati il Link, un posto che in tutta la sua storia e nelle diverse sedi che ha avuto, ha influenzato in modo positivo i diversi artisti che si sono esibiti, riportandolo alla luce della club culture europea; il Kindergarten, che rappresenta il punto di riferimento per l’elettronica più danzereccia e di qualità in città. Su tutti ha regnato incontrastato il Palazzo Re Enzo, situato nel centro storico, che ha simboleggiato, durante i quattro giorni del festival, il cuore pulsante e il punto di ritrovo dei vari ospiti e dei loro sostenitori, dando un tocco particolarmente caratteristico all’evento rendendolo unico.
Comune denominatore di tutti gli appuntamenti in calendario è stata l’elettronica, applicata alla musica e al video ed esplorata attraverso la presenza di numerosi dj sets, performance audio e video ed incontri con il pubblico. Tra i vari artisti internazionali che si sono esibiti ricordiamo Tim Exile, Daedelus, Mirko Loco, Christian Burkhardt e Kay Sand, Byetone, nome di punta della leggendaria label Raster Noton, Giancarlo Lanza, aka SELF, Retrodate e Seth Troxler, Tobi Neuman che hanno cercato di portate il proprio contributo stilistico (e geografico) alla manifestazione, ripercorrendo tutte le sfumature della techno. Le performance DOCG, ossia provenienti dalle nostre terre, portano i nomi di Pasta Boys, Unzip Project, Gas + Linuz, Minimono, M 16, Mayo, Minidischi, Luca Morini, Supervalue alias LTJ e Riccio, Max di Blas, Calma, Apes on Tapes, Anderedo, Anna Stefani, N.M.T. Merita di essere segnalato anche il ciclo di incontri Call4roBOt, una sezione dedicata a progetti realizzati attraverso l’uso di software specifici, sviluppati o creati dagli stessi autori presenti nelle rassegna. Anche quest’anno il festival ha posto l’accento e dato scena alle polimorfi ricerche extrapittoriche dell’arte contemporanea, che fanno della sonorità uno degli strumenti protagonisti nella realizzazione di opere interattive.
Hanno conquistato il sostegno del pubblico i progetti: “Piove governo ladro” che porta i nomi di Ericailcane, Carlomargot, Giovanni Morocco e Alba Von Von; “Serpendity” dell’ungherese David Szauder aka Pixel Noizz; “Anatomic paint-segno liquido” di Carlo Cossignani, Saul Sanguatti per “Basmati”, Andrea Martignoni; i bolognesi Massimiliano Nazzi ed Emanuele Martina con il loro “Teatrino Elettrico”; “On Line”, e “Robowall 1.0” di Vj Hash e Nicola Saponaro; e infine la performance spazio/corporea di Lies Dept. Team, “D-Rex”. Il Robot si è occupato anche di cinema con la proiezione di esclusivi lungometraggi tra i più interessanti “Carl Craig & The Innerzone Orchestra Live in Rome” a cura di Leonardo Bazzucchi e Massimiliano Vana; “Kraftwerk And The Eletronic Revolution” di Chrome Dream. Naturalmente questa quattro giorni di musica elettronica mi hanno fatto avvicinare ad una cultura al quale ero distante che ho apprezzato in alcune sue sfaccettature che mi hanno spinto, specialmente Carl Craig, a documentarmi e a conoscere più a fondo, rivalutando, questo mondo tecnologico, che come afferma, oramai il mio amico Carl: Techno is the future.
Dal nostro corrispondente da Bologna, Luigi La Porta