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Siamo stati al World Press Photo Exhibition

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Andare all’inaugurazione del World Press Photo è un’esperienza abbastanza prevedibile. Personaggi importanti, artisti d’avanguardia e tutte le personalità del jet set artistico napoletano. Io che in questi ambienti ci sguazzo davvero poco, preferisco guardare le fotografie cercando di godermele, capirle, osservarle e renderle mie. Purtroppo però questo tipo d’evento può considerarsi principalmente come un salotto al quale ognuno partecipa con non-chalance e cerca di capire chi sia l’artista per evitare figuracce. Considerazioni personali a parte, l’esposizione è davvero bellissima, ma come poteva non esserlo? Al World Press Photo ci sono le fotografie più belle del 2009 che hanno ricevuto questo prestigioso premio ad Amsterdam nel mese d’aprile.

foto di Federico Passaro

Il World Press Photo è un’organizzazione non-profit indipendente con base ad Amsterdam, fondata nel 1955. Si tratta di una fondazione che si occupa di fotografia ed è conosciuta principalmente per il premio annuale che supporta e promuove il fotogiornalismo a livello professionale e internazionale, anche tramite una serie di progetti educativi. Le immagini ritraggono i momenti più drammatici, significativi e tragici avvenuti nel corso dell’anno precedente la premiazione che riguardano attualità, arte e spettacolo, natura e sport. Tra i vincitori di quest’edizione ci sono diversi italiani, in particolare Pietro Masturzo che è il vincitore del premio World Press Photo of the Year e del primo premio per People in the News: stories, Marco Vernaschi primo premio per General News: Stories, Michele Borzoni primo premio People in the News: singles, Stefano De Luigi secondo premio Contemporary Issues: singles, Alessandro Imbriaco secondo premio Contemporary Issues: stories, Tommaso Ausili terzo premio Contemporary Issues: stories, Luca Santese Daily Life: singles, Francesco Giusti secondo premio Arts and Entertainments: stories e Paolo Patrizi terzo premio Nature: singles. L’alto numero di vincitori italiani di questo prestigioso premio è sicuramente motivo di orgoglio per tutti, ma allo stesso tempo fa riflettere su come sia più facile trovare riscontro all’estero e non nella nostra bella terra.

La famosa fuga di cervelli, la mancanza di meritocrazie e tutti gli altri luoghi comuni su questa falsariga sono assolutamente confermati da questo evento. Basti pensare che il vincitore, il ventinovenne Masturzo, un fotografo freelance che ha abbracciato la fotografia reportagistica da pochi anni, aveva presentato il suo lavoro a diverse agenzie e non era stato preso sul serio, successivamente si è trovato a festeggiare nientepopodimenoché il primo premio del concorso fotografico più importante del mondo. Inutile piangersi addosso, possiamo solo sperare che questi premi assegnati a giovani italiani talentuosi possano rappresentare uno schiaffo morale a coloro che preferiscono nomi affermati o amici degli amici.
Lamentele a parte, devo dire che girovagare nelle sale espositive del Pan, dove la mostra sta avendo luogo, significa lasciarsi sopraffare da emozioni differenti, ma soprattutto molto distanti tra loro. Sgomento, orrore, gioia, solidarietà, disgusto, basta spostarsi di un paio di metri per passare da una sensazione all’altra senza controllo. Le 168 fotografie sono divise in sezioni (World Press Photo of the Year, Spot News, General News, People in the News, Sports, Action Sports, Features, Contemporary Issues, Daily Life, PortraitsArts and Entertainment, Nature) che percorrono l’orrore della guerra e le tensioni politiche fino ad arrivare a soggetti decisamente più leggeri come lo sport, il mondo dello spettacolo e i differenti stili di vita. Ho trovato particolarmente toccante le fotografie di Eugene Richards che raccontano uno spaccato di vita degli americani sconosciuto al resto del mondo abituato alle scanzonate serie televisive o agli inflazionati talk show.

foto di Federico Passaro

Un’altra serie davvero toccante è quella di Mohammed Abed che documenta l’attuale situazione politica in Israele, dove scene di distruzione e morte dura e cruda ci sbattono in faccia la nostra enorme fortuna. Ovviamente, il lavoro del vincitore lascia senza parole, per la spettacolarità del momento e la forza espressiva dei soggetti, che ritraggono la protesta degli oppositori che nella notte dai tetti di Teheran lanciano le loro grida contro il governo. Sono inoltre rimasta sorpresa di trovare tra i vincitori una vecchia e amata conoscenza di Ziguline, l’artista francese JR che propone un lavoro in cui l’immagine di occhi di donne ricopre il tetto di un treno alla periferia di Nairobi. Con queste immagini riprese dall’alto JR vuole attirare l’attenzione sul ruolo della donna in Africa.

foto di Federico Passaro

La presentazione guidata da Paul Ruseler, rappresentante della fondazione World Press Photo, e accompagnata da organizzatori e curatori è stato il momento più significativo, in quanto gli stessi vincitori hanno avuto modo di esprimere la propria gioia di aver ricevuto un riconoscimento tanto importante e l’hanno fatto nel migliore dei modi, con semplicità ed entusiasmo. A quanto pare prima che arrivassi – premettendo che mi sono imbucata anche senza avere il tanto bramato invito, c’era stata una piccola performance di danza. Poco male, mi sono accontentata del prosecco e del “mitico” finger-food. La mostra è organizzata da Neapolis.Art e patrocinata dall’Ambasciata dei Paesi Bassi, dal Comune e dalla Provincia di Napoli, dal Forum Universale delle Culture 2013, dall’Accademia di Belle Arti, dagli Istituti di Cultura Goethe Institut, Institut Français de Naples, Le Grenoble e British Council, dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dall’Istituto Universitario Orientale, dall’Università degli Studi di Napoli Parthenope, dall’Ordine dei Giornalisti campani e rimarrà al Palazzo delle Arti di Napoli fino al 14 ottobre. Mi raccomando non perdetevela.

foto di Federico Passaro

Maria Caro

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Questo è il suo articolo n°444

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