Siamo stati alla mostra di Obey da Mondo Bizzarro
Shepard Fairey è da venti anni che sperimenta la propria arte attraverso una infinita quantità di produzione e da progetti in molti campi. Nasce street artist come “Andrè The Giant has a Posse”, è da lì che coltiva la sua personale passione per la serigrafia ed è da lì che sviluppa i successivi progetti sempre più ambiziosi nel campo dell’abbigliamento, dell’editoria e forse, anche sotto qualche altra forma di cui non ne siamo a conoscenza. Possiamo dire che però come molte altre figure ha raggiunto il successo grazie alla politica, con il famoso manifesto di Obama, la sua campagna elettorale underground.
Obey prende la residenza per un mese nella capitale da Mondo Bizzarro Gallery, e tappezza totalmente, con i suoi poster, le serigrafie, i collage e le copertine di album, le pareti bianche della galleria. Un collezionista privato mette in mostra e in vendita i propri averi, e che averi! Gira voce che il giorno dopo l’apertura siano stati già venduti quindici poster, il popolo romano ha preso d’assalto le opere di Shepard.
E’ la prima volta che gli viene dedicata una mostra in Italia, credo che ne farà decisamente tesoro.
Il suo stile costruttivista mischiato con l’iconografia oldstyle anni 50 americana, fatta di pochi colori: rosso, nero, bianco e poco più, hanno reso il suo marchio riconoscibile ovunque, e imitabile, ma mai scontato.
La voglia di comprarsi una parete intera di Mondo Bizzarro credo che sia venuta a molte delle persone presenti all’inaugurazione, curiosi, appassionati e addetti ai lavori di tutte le età. Prima che i pezzi tornino nelle case dei segreti acquirenti, vi consiglio vivamente di andare a sbirciare questa mixture di ispirazione e follìa, e se ne sarete rapiti, non spaventatevi, tanto continuerete per certo a vederlo ovunque.
P.S. avete notato questi pacchettini che molti dei presenti alla mostra stringono gelosamente tra le loro mani? E’ la versione pocket della Ziguline Poster Edition. Presto saranno disponibili anche su ziguline art gallery.
testi e foto di Maria Azzurra Rossi