Sogno di una notte di Electric Campfire
La Raster Noton è ad oggi uno dei maggiori punti di riferimento per i cultori della musica elettronica. Figlia di tre papà, Olaf Bender (Byetone), Frank Bretschneider (Komet) e Carsten Nicolai (Alva Noto), l’etichetta si propone come un network di artisti il cui motto è “creare un amalgama sperimentale di suono, arte e design”. Quest’ultimo, un tempo proprio borsista dell’Accademia Tedesca di Roma, da sei anni a questa parte organizza tra i cortili e gli alberi di Villa Massimo, sede dell’Accademia, l’Electric Campfire. Un evento che, con l’ausilio dell’open bar, è diventato un vero must.
Ad aprire le performance AnneJames Chaton, «poeta sonoro» dalla penna techno. La sua voce, espressiva come quella di una cameriera bulgara con la sindrome di Asperger, si duplica in più tracce mandate in loop per creare beat ipnotici su canali bagnati dalle distorsioni. Si dimena in una babele ritmica in cui voci e lingue diverse si sovrappongono l’una all’altra. Senking, al secolo Jens Massel, ma anche Recchia Maria Pia, è l’anima setosa e morbida della Raster Noton. Attinge a piene mani dal suo album Capsize Recovery, un viaggio nell’oscurità di suoni e atmosfere avvilenti, un filmino delle vacanze IDM dei primi anni 90. Della performace di Pomassl vale la pena ricordare il momento in cui mi hanno raccontato che nella pubblicità dell’Immobildream appare un totaletotale, un passaggio da una scena a un’altra praticamente identica: “una cosa che non esiste”.
Kyoka, dal visino dolce e docile come quello delle bambole Trottla, delizia con giochi compositivi in cui i beat pop e i suoni semplici e diretti si infrangono sulle sponde di ritmi sperimentali alquanto danzerecci. Robert Lippok disegna giocosamente labirinti ritmicopercussivi abbastanza ossessivi e li colora con pastelli minimali, sporcandosi le manine con un po’ di marmellata “presa in prestito” dai barattoli pop. Grisha Lichtenberger culla fino al sonno con le sue elucubrazioni concettuali, facendoci ondeggiare tra i beat sintetici ovattati e i rumori industriali, tra la sagoma di un conoscente intravisto nel buio e il monologo spaccamaroni di qualche giovane sgallettato, tra l’emotività pop e il materialismo techno. Frank Bretschneider, meglio conosciuto come Komet, è l’artigiano delle sinusoidi e del rumore bianco. Porta in dono alcune tracce del nuovo album Super.Trigger e ci imbambola come un cantastorie con i suoi visual più interessanti e ritmi a dir poco prepotenti.
Il sorbetto al limone è stato offerto da Alva Noto e Chaton, con la geniale, per quanto semplice, Uni Acronym. Una sequela di brands crea il ritmo e la sostanza di un’opera dove il suono si fonde al design e alla facile ironia sulla civiltà occidentale. Il dj set finale l’hanno affidato ad Alva Noto e Lippok, techno babbà e finale goliardico con Sex Machine di James Brown.
Dieci punti agli organizzatori della serata e allo staff. Soprattutto ai signori che versavano il rosso alla sinistra del parco: vi abbiamo voluto bbene! Arrivati a questo punto mi fanno notare che il totaletotale, di cui sopra, veniva in realtà usato da Hitchcock per infondere un senso di straniamento nello spettatore. Praticamente la pubblicità dell’Immobildream è un finissimo hommage al Maestro del Thriller.
Testi di Fritzsche B. Foto di Manuela Maurizi.
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