Sonambient | Yonder
Se con “Remnant” Sonambient ci aveva lasciato raccogliere pezzi dei suoi rimasugli personali, ora con “Yonder” ci porta lassù. In un territorio che è un non luogo, può essere un aeroporto, una stazione, quella da cui lui stesso era partito nel suo viaggio precedente. Stavolta non ci sono viaggi fisici, se non quelli nel profondo del battito musicale: “Milijacka” e “Pyrite” ben rappresentano questa svolta nel suono di Andrea Buzzi, pronto ad aprisi ad atmosfere più da dancefloor e meno mentali, anche se le emozioni rimangono, come ci dimostra “Toccata (our eyes in the crowd)”, una pausa introspettiva, un brano raccolto che racconta un istante nebbioso, dove i contorni del disco tornano per un momento autobiografici.
Che la predominanza sia dei toni invernali lo si comprende subito: tutto il disco si scioglie in freddi orizzonti, si apre a pungenti suoni ghiacciati, cancellati solo a tratti da voci calde, i ritmi si ripetono in modo ossessivo come in un treno che non ha né capo né coda.
Continua a tornarmi in mente l’immagine di “Snowpiercer”, il non plus ultra del non luogo: un lungo, lunghissimo treno che continua a muoversi intorno al mondo in un tragitto infinito sfidando il gelo eterno, un grande treno che custodisce al suo interno un mondo dove nascono vite, fioriscono piante, si consumano drammi, bruciano incendi. Con “Teal is the color” Sonambient chiude e riassume un album che sembra apparentemente volere cancellare i sentimentalismi per concentrarsi sulle note di colore prodotte dai beat, riuscendo a costruire con questi uno spazio tutto suo, meno materico forse, più astratto, ma capace comunque di contenere un intero universo.
Yonder esce su cassetta per White Forest Records in edizione ultralimitata: solo 40 pezzi disponibili.
Occhio che Sonambient lo trovi stasera allo Stadlin in compagnia di Ziguline Beans.
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Noi ascolteremo ogni beat, sentiremo ogni singola nota
e magari ci facciamo scappare un Beans.