Song’ e Napule, un film dei Manetti Bros.
Ho vissuto a Napoli per dieci anni e ora che non ci vivo più, se ne sento parlare, vedo immagini o video che riguardano la città mi trasformo nel ragazzo della via Gluck e comincio a soffrire di malinconia. Insomma, ve lo confermo: “vedi Napoli e puoi muori”.
A completare l’opera ci sono i due tre film sulla città che stanno uscendo nell’ultimo paio di anni e che non mi aiutano affatto. Inaspettatamente questa volta a girare un film su Napoli non è il Turturro della situazione o un regista partenopeo super underground ma i più romani dei registi, i mitici Manetti Bros. Come la prenderanno i romanacci?
Son’ ‘e Napul è la storia di un timido pianista che, raccomandato dalla madre a un commissario di vecchia conoscenza, entra improvvisamente nel corpo di Polizia. Scoperte le sue doti musicali, Paco, da un insignificante scrivania del deposito giudiziario, viene infiltrato in una delicata operazione volta alla cattura di O’ Fantasma, un camorrista di cui nessuno conosce il volto.
Il giovane in questione è Alessandro Roja il quale verrà infiltrato nel trio neomelodico di Lollo Love. E’ il mitico Gianpaolo Morelli – attore divertentissimo e sprecatissimo sul piccolo schermo – a vestire i panni di un trashissimo cantante neomelodico e ad accompagnare i due c’è Ciro Petrone, noto per la sua partecipazione in Gomorra.
Ma i nomoni legati a questo film non sono finiti, infatti, a rendere il film più meticoloso c’è lo zampino di Michelangelo La Neve, storico autore di fumetti che ha curato la sceneggiatura del film insieme ai registi. Nel cast anche Peppe Servillo, Paolo Sassanelli e Carlo Buccirosso che, a Napoli, era il mio vicino di casa. Inoltre, i testi delle canzoni di Lollo Love sono scritti dagli Avion Travel e una buona mano a definire questo personaggio è stata fornita da Franco Ricciardi, uno dei più amati cantanti della città.
Il film ripercorre alcune particolari caratteristiche di Napoli e della “napoletanità”, come la presenza silenziosa della Camorra, la personale visione della questione rifiuti, il caos, la verve partenopea, i neomelodici e lo sfarzo dei matrimoni.
Da quello che ho potuto vedere, il film promette bene anche se resto dubbiosa sull’occhio dei registi che rimangono comunque troppo romani per descrivere una città come Napoli dal suo interno, ma aspettiamo di vedere il film.
Guardate l’incipit su Wired e uno spezzone su Vanity Fair.
Testi a cura di Mariangela Guardabascio.