Sono stata al Club To Club con Go Dugong
Sapete una cosa? Sono 6 anni che frequento il Club to Club. L’ho visto crescere, trasformarsi e diventare un appuntamento annuale di risonanza internazionale. Ho visto i pregi di questo festival e soprattutto i suoi difetti, ho investito energie a parlarne e mi sono incazzata per alcune cose così come mi sono esaltata per molti nomi che ho avuto la fortuna di poter vedere a pochi minuti da casa.
Pensavo di aver dato e detto tutto su questo festival, ero pronta a una pausa. E invece quest’anno mi annunciano i Battles e Jamie XX. E infine il colpo di grazia: Thom Yorke.
Ok Club to Club: riapriamo le danze.
Quest’anno con ospiti di eccezione, Giulio Fonseca aka Go Dugong e la sua ragazza Zoe, con cui trascorro il weekend del festival. Da lì l’idea: la recensione dei migliori set me la farà lui. Per una volta io vi darò solo delle piccole immagini delle serate, i miei ricordi di una delle più belle edizioni del festival, sarà perché ero circondata da cari amici e per una volta l’ho vissuta meno da giornalista e più da pubblico, sarà per l’influenza e il fatto che mentre tutti erano strafatto di ketamina io ero rincoglionita dal ketoprofene e quindi per una buona mezz’ora Omar Souleyman mi è sembrata la cosa più figa a cui potessi assistere nella mia vita.
Il venerdì sera arriviamo giusto in tempo per l’inizio del live dei Battles, un gruppo immenso, fantastico, un bel live che nonostante il difficile audio in sala riesce a tenersi sempre su alti livelli. Di Omar vi ho già detto, mi sembrava di stare a un capodanno bollywoodiano. E poi Four Tet, finalmente. Finalmente, perché l’ultima volta mi aveva deluso. Finalmente, una performance memorabile come quella a cui ho assistito qualche anno fa all’HIroshima. Mi perdo per un’ora, felice. E per un’altra ora mi incazzo per il ritardo di Thom Yorke, che guardo giusto per il tempo di tre pezzi. Sì, lo ammetto: sono tra i pochi che non erano là per vedere Thom. E, come il Primavera Sound mi ha insegnato quest’anno, spesso se un nome importante non ti sta piacendo, cambia palco e potrai scovare numerose sorprese.
Infatti, in fila sento Todd Terje e Jamie XX: in una sala un capodanno anni 70 e nell’altra ritmi di samba brasiliani, il norvegese mi fa sudare tutta la schiena dal divertimento, l’inglese mi stupisce per la sua maestria nel cambiare stile, canzone, ritmo.
La cosa più bella del venerdì? La palla da discoteca, se l’avesse avuta Todd sarebbe stato ancora più bello.
Sabato sono completamente distrutta, penso seriamente di avere la febbre, arrivo presto perché suona Vaghe Stelle. I suoi bassi mi fanno vibrare tutto il costato. Jack Garrett in sala gialla mi regala una cover di Latch dei Disclosure, fatta solo con la chitarra. Mi piace Jack, è un inizio lento e dolce per un’ultima serata. Non la pensa così Andy Stott, che è talmente violento da farmi male. Non ce la faccio, esco a prendere una boccata d’aria.
Lotic è stata la scoperta del secolo, io e Giulio abbiamo passato un’ora a bocca aperta, e quando ha messo Rihanna non ci ho visto più. Assurdo, fantastico, peccato per chi stava ascoltando un Nicolas Jaar irriconoscibile. Temo abbia dovuto fare qualcosa di meno raffinato del solito, essendo sul palco subito dopo Andy Stott.
Incolpatemi pure del fatto che non abbia sentito Jeff Mills, ma sarebbe stata la terza volta. L’ho lasciato a chi, a differenza di me, era febbricitante per l’esibizione e non per l’influenza.
La domenica scorre tranquilla in San Salvario con l’Emporium, per poi ripartire alle 17 con Nigga Foxx e Kode9, che fanno scatenare tutti quanti. Seduta tra le bancarella con una birra, mi godo la musica e penso che una domenica così non sarebbe male passarla più di una volta l’anno.
Il Club to Club per me è amore e odio, è come un fidanzato stronzo che ha mille difetti ma che comunque ti fa sempre tornare da lui, continuo a ribadire ogni anno che per me si sarebbe potuto fare molto di più di ciò a cui siamo arrivati oggi a livello organizzativo, che ci sono oggettivamente un sacco di questioni su cui lavorare come la location infelice, i problemi audio, ma quest’anno sono felice che abbiano fatto un passo avanti per mettere le persone più in condizione da “festival”, mettendo perlomeno un paio di stand per il cibo. Si deve ancora lavorare? Sì, molto, per diventare un festival di respiro davvero internazionale. Ma sono sicura che anno per anno si aggiungerà un pezzetto in più per andare avanti, fare di più, fare meglio.
Il Club to Club è un evento che privilegia su tutto la varietà della proposta musicale internazionale, che si affida a nomi solidi per poterti stupire con novità e con chicche nascoste, questo è quello che lo fa sempre apprezzare e questa è la sua anima che speriamo non morirà mai.
Ma ora veniamo a quello che tutti voi stavate aspettando, e invece vi siete dovuti sorbire le mie sbrodolate prima di poterla leggere.
La top 3 del Club to Club di Go Dugong!
Al n.1 troviamo Thom Yorke: 5 minuti prima del suo live io e la mia ragazza eravamo fuori a dire le peggiori cose sul suo conto e avevamo intenzione di vederlo per un paio di pezzi e poi scappare. Siamo rimasti lì incollati per tutto il live. Una spanna sopra tutti (ci mancherebbe, direbbero in molti… Io non lo davo così per scontato). Era quello di cui avevamo bisogno in quel momento. Ipnotico, etereo ed emozionale. Un bel viaggio.
Al n.2 Lotic: non lo conoscevo ed è stato uno dei djset più belli che abbia mai visto. Eclettico, come piace a me, passava da pezzi noise più sperimentali a Rihanna, da elettronica brasiliana/latina a cose più tribali. Nettamente il set in cui ho ballato di più, anche il più divertente da vedere per la sua presenza scenica e le sue danze tipo voguing.
Al n.3 metterei Prurient: cosa c’è di meglio di una bella bordata di violenza e feedback prima di andare a letto? Molto coinvolgente, una bestia incatenata che ti vomita addosso tutto il suo disagio e tu sei lì a prendertelo tutto in faccia senza la minima intenzione di spostarti.
Mi spiace essermi perso un po’ di cose che avrei voluto vedere, come Lorenzo Senni e Vaghe Stelle. Mi hanno parlato molto bene anche di Todd Terje, ma da come me l’hanno descritto forse ero più nel mood di Thom Yorke. Anche il live di Omar Souleyman è stato divertente, ma non avrebbe avuto senso inserirlo tra i primi tre del festival pro vince una nota d’onore.