Soundproof Festival: la piccola città che si crea il suo festival
Ci troviamo in un pomeriggio assolato di luglio, io ed Enzo Bello (uno degli organizzatori di Soundproof Festival) in una zona franca, in un bar della Milano bene, irraggiungibile ai più e che, quando finalmente tocchi con mano, lascia interdetti, perché forse si preferisce sempre il solito bar sotto casa, gestito da una coppia di signori egiziani che non dimenticano mai di riservarti un sorriso.
Ci troviamo perché veniamo entrambi dalla stessa città, Benevento, nota ai più per essere il feudo di Mastella e della politica dei “capponi”. Ne avevo sentito parlare di sfuggita del Soundproof Festival e, vuoi per quel campanilismo che ti rende fratello di un perfetto sconosciuto, vuoi perché quando si muove qualcosa in una città che di glorioso ha il passato storico e artistico, volevamo proprio capirci di più di questo festival e del perché certi artisti che abbiamo sentito suonare sparsi per l’italia visionaria e circense in cui viviamo noi della redazione e che ci sono stati proposti in mille salse colorate, venissero a suonare proprio nella piccola città di Benevento. Così l’abbiamo intercettato, Enzo, e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui. Quello che ne è venuto fuori è quello che avremmo voluto sentirci dire da un bel po’.
Iniziamo dalla domanda principale: perché? Perché un festival di musica elettronica a Benevento, conosciuta sul territorio nazionale soprattutto nel circuito della musica indipendente.
Il progetto di organizzare un festival ce l’avevo in testa da un bel po’ di anni. Un Erasmus a Barcellona saltato mi ha dato quella spinta che mi mancava per decidermi ad organizzarlo. È stata una bella botta fare Barcellona, Roma e Benevento in quindici giorni. L’ho presa come un’occasione per rimettere mano a quel progetto.
E del cartellone che mi dici?
La mia prima scelta è stato Dardust, che mi ricorda Nils Frahm e i Sigur Rós. La prima intenzione era quella di fare indie. Poi la line-up ha preso un’altra direzione con i Landlord e Godblesscomputers. La piega elettronica definitiva è arrivata con Populous e Yakamoto Kotzuga. Un altro elemento importante è stato l’intento di dar vita a serate speculari, in cui gli artisti scelti seguissero la nostra impronta e rappresentassero l’identità del festival. Per questo, ad esempio, abbiamo scelto per la data del 3 settembre Populous e Yakamoto Koztuga e per il 4 settembre Godblesscomputers e gli Aucan.
Insomma, un festival visionario che intende infrangere quel tabù che vuole che in una piccola città il club sia visto solo in senso commerciale…
Esatto. Insieme all’altro organizzatore (Angelo Capozzi ndr) ci abbiamo tenuto parecchio a sottolineare che la line-up ha seguito uno schema ben preciso, a scapito di altri talenti locali forti in altri generi. Quello che per noi era fondamentale era uscire dall’idea che l’elettronica sia solo casino e risse.
Come immagini sarà la risposta del pubblico?
Spero sia entusiasta. È un azzardo, nella zona, vendere un biglietto a 7 euro per la singola serata e 12 per entrambe e se non lo capisci, beh allora ti meriti la sagra di paese. Questo festival non l’abbiamo organizzato per guadagnarci, ma per far capire alla gente che può avere fiducia in noi. Quello che ho notato è che tra le persone c’è una bella curiosità genuina. Il nostro intento era quello di distaccarci dal mondo discotecaro. Vorremmo che l’era dello zainetto per terra finisse.
Finanziare un festival non è cosa da poco e lo so che è una domanda antipatica, ma come avete ottenuto i finanziamenti?
Le sponsorizzazioni sono arrivata per la maggior parte da aziende. Abbiamo anche il patrocinio della Provincia e questo per noi è una grande conquista. Di sicuro dobbiamo ringraziare Ernesto Razzano (uno dei gestori del Morgana, locale visionario e che da anni anticipa le tendenze in fatto di musica indie – ndr) che ci ha fornito una consulenza precisa e puntuale. Ernesto ci ha dato una mano incredibile e ci ha aiutato a chiudere alcuni contratti con le agenzie di booking e per noi che siamo alle prime armi, è stato un aiuto fondamentale.
Insomma, i presupposti per una due giorni di musica ci sono tutti…
In realtà non prevediamo solo musica, ma anche attività collaterali. Ci saranno artisti che, per tutta la durata del festival, esporranno le loro fotografie e le loro opere in generale e la domenica è previsto anche un mercatino di design home-made e produzioni locali. Volevamo creare un evento a 360 gradi come quello che si vede dalla nostra mongolfiera…
Il logo, intendi?
Sì. All’inizio avevamo pensato a qualcosa che avesse un richiamo più forte con il territorio, ma poi l’identità del festival e la voglia di spiccare il volo con Soundproof hanno avuto la meglio.
Dicci qualcosa che non hai ancora rivelato a nessuno.
Beh, posso dire che abbiamo previsto gadget eco-sostenibili per arginare gli sprechi e incentivare il pubblico a non creare rifiuti. E poi abbiamo in mente un sistema per contrastare il circolo di droga durante il festival. Non vogliamo vedere gente a pezzi, vogliamo vedere i ragazzi soddisfatti. Senza l’uso di droghe.
Musica per le nostre orecchie. Superare le reticenze, gli “impedimenti dirimenti”, per chiudere con i parallelismi di manzoniana memoria, creare un’alternativa culturale valida, avvicinare in tutti i modi il pubblico alla musica intelligente, è il lavoro di questi giovani appassionati. Questo è il prototipo di città del sud di cui vorremmo sentir parlare, attenta a catturare l’onda delle tendenze musicali, pronta a saltare sulla mongolfiera e volare alto, sempre più su, verso l’infinito e oltre.
Soundproof Festival
3 e 4 settembre 2016
Arena Musa (Benevento)