Speech About CrysEs alla Galleria Emmeotto
Come iniziare un articolo su una mostra il cui tema è la crisi? Davvero mi sento in difficoltà. Non so dove prendere l’ispirazione perché ci stiamo facendo delle abbuffate di spread, di tassi di interesse, di consumi, proteste e manovre finanziarie per salvare l’insalvabile che davvero ci fanno venire il mal di testa e quando leggerete questo pezzo sarà già nel pieno delle elezioni politiche con cui ci stanno rovinando la città con le loro promesse di carta incollata. Non preoccupatevi, non ho intenzione di parlarvi di politica e tanto meno di redditometri e indignati. Semplicemente voglio parlarvi di qualcosa che ha pienamente a che fare con il tema della crisi ma lo fa attraverso l’utilizzo dell’arte come mezzo di espressione e di denuncia dell’era in cui ci troviamo a vivere. Se affrontare il tema della crisi rappresenta un percorso ad ostacoli per me, di certo non lo è stato per gli artisti di cui vi parlo in queste poche righe.
Siamo stati per voi a vedere Speech About CrysEs alla Galleria Emmeotto di Roma, nel cuore del centro storico della capitale, dove due straordinarie padrone di casa, Isabella e Valentina, hanno messo su un evento con una collettiva di artisti, nove per la precisione, in collaborazione con il prestigioso Premio Celeste, una mostra che tra l’altro rientra nell’ambito del progetto Lightroom.
Agency for Disasters, Simona Barzaghi, Bruna Chiarle, Alexandra Dementieva, Barbara Matera, Giuseppe Paolillo, Giovanni Presutti, Claudio Rivetti e Emanuele Serafini sono i nomi degli artisti che hanno partecipato a questa mostra, la prima delle tante programmate dalla galleria per la promozione dei giovani talenti e denominata Outsider.
La mostra, inaugurata lo scorso 11 Gennaio, è stata organizzata lungo un percorso espositivo di opere d’arte che messe insieme sembrano tante parti di un puzzle che compongono un volto, quello della crisi mondiale di cui tutti siamo contemporaneamente spettatori e attori.
La particolarità della mostra sta nella bravura e nella creatività degli artisti chiamati in causa, i quali, ognuno con il proprio stile, hanno sottolineato i diversi microcosmi emotivi e sociologici che si nascondono dietro la parola crisi.
Se in principio era il verbo allora in questo caso è quello di Emanuele Serafini, l’artista che con la sua auto sfregiata ha dato il titolo al progetto, una considerazione sulla proprietà privata a quattro ruote con cui va in giro. Fantastica a mio avviso è stata l’opera di Claudio Rivetti, il quale attraverso un video ha mostrato agli spettatori come il consumismo cuoce il mondo come fa il cibo in una pentola, una poco felice allegoria che fa da supporto al kit di sopravvivenza spirituale di Giuseppe Paolillo, (forse un regalo ai cardinali che tra poco si riuniranno sotto la volta di Michelangelo per eleggere il nuovo capo? ). Vale la pena citare anche il video Mètis di Simona Barzaghi, un omaggio alla mitologia greca che indaga la spinta dell’essere umano verso l’ignoto sostenuto da quella “virtute e canoscenza” con cui Dante ci parla di Ulisse nel suo capolavoro.
Notevoli anche i lavori di Barbara Matera con la sua Onda Anomala, la vetrata di Bruna Chiarle, le immagini di Giovanni Presutti che ritraggono la nostra schiavitù dalle dipendenze generate dal momento di difficoltà, dai lavori di Agency for disasters (la lavagna che indica la fine del mondo profetizzata dal calendario Maya) e la scultura Breathless di Alexandra Dementieva, la quale attraverso un semplice soffio viene fuori la paura generata da un corto circuito sociale e economico. Anche questa volta l’arte si esprime meglio di qualsiasi altro discorso.
Fotografie di Francesco Conti
Per saperne di più:
http://www.emmeotto.net/speechaboutcrysis.html