Street art al Rione Sanità
Il Rione Sanità fa parte del Quartiere Stella, una delle zone più antiche Napoli, è fortemente intriso di storia e di magia e rappresenta un luogo simbolo dell’insolito rapporto dei napoletani con il sacro e il profano. È un quartiere che conosco poco, come molti napoletani d’altronde, però mi ha sempre affascinato. Il caos che emana e il suo essere urbanisticamente “chiuso” al resto della città, le bellezze archeologiche ed architettoniche e poi le innumerevoli storie e leggende che racchiude sono proprio pane per i miei denti. Ma il Rione Sanità è anche un posto difficile, conosciuto per lo più attraverso i giornali di cronaca e con delle dinamiche che potremmo definire “problematiche”. Non può non stupire quindi, che da qualche settimana siano cominciati degli interventi di arte pubblica nel quartiere, il primo a cura di Tono Cruz e il secondo, almeno per il momento, ad opera di Bosoletti.
La Sanità, per quel poco che mi è dato sapere, è un quartiere complicato dove molto gravita attorno alla camorra, nel bene e nel male. È un micro mondo con le sue attività commerciali, la sua piazza, la sua economia, la sua chiesa. Appena ci metti piede, soprattutto se hai un’estetica al di sopra della media, ti senti subito gli occhi addosso ma questo tipo di controllo è insospettabilmente rassicurante. Eh sì, a Napoli funziona così, sono tutti aperti è vero, ma prima di entrare nelle grazie del popolo si passa un esame.
La cosa che amo della Sanità è il suo essere colorata, la gente altamente comunicativa, gli squarci e le bellezze artistiche inaspettate, il bordello all’interno del quale muoversi continuamente, ma veniamo ai due muri.
Sono comparsi un po’ in sordina i due muri del progetto, su iniziativa dell’organizzazione no profit Il Fazzoletto di Perle e finanziati attraverso la vendita dell’opera Sanità di Tommaso Ottieri donata appositamente per la realizzazione dei due interventi. Tono Cruz ha realizzato un enorme cerchio sulla facciata di un palazzo storico messo abbastanza male. Il disco bianco racchiude anch’esso un micro mondo fatto di volti e figure fantastiche, a simboleggiare la comunità stessa con la sua variegata omogeneità e sottolineando la componente mistica di questo luogo. Si chiama Luce e, in effetti, ricorda un occhio di bue da teatro che custodisce i sorrisi dei bambini. L’opera è l’evoluzione di un laboratorio condotto da Imma Napodano con i bambini e i ragazzi del Punto Luce di Save the Children alla Sanità, che partecipano al laboratorio A giocare con le storie e del workshop tenuto dallo stesso Tono.
Bosoletti invece è arrivato lunedì scorso alla Sanità, ma il suo intervento era già stato programmato da tempo. Non è la prima volta che dipinge a Napoli, infatti, a Materdei presso Il Giardino liberato è possibile ammirare la Partenope, Le Ombre di Napoli e La donna del Giardino Materdei.
Questa volta Bosoletti si è confrontato con un muro decisamente più importante, infatti, la tela è stata un’intera parete laterale della celebre Chiesa di Santa Maria alla Sanità da tutti meglio conosciuta come la Chiesa di San Vincenzo. San Vincenzo a causa di un presunto miracolo, si narra infatti che nel 1836/37, durante l’epidemia del colera i fedeli disperati portarono San Vincenzo in processione, al loro rientro in parrocchia scoppiò una pioggia molto violenta e duratura che si dice avesse lavato via il colera. Da allora la chiesa originariamente consacrata alla Madonna fu per tutti la Chiesa di San Vincenzo.
Io a visitare il work in progress ci sono passata martedì e quello che ho potuto vedere era l’incipit di un doppio ritratto di due personaggi, una donna e un uomo vestiti con tuniche di un’altra epoca. Lui è un po’ chiatto, come direbbero qui, e sorregge lei con le braccia, gesto che incarna il tema del progetto ovvero resisTiamo.
La gente del rione mi è parsa entusiasta delle due opere, inoltre, molti conoscevano già i lavori di Materdei e chiamano l’artista semplicemente Francisco. Ho trovato molto interessante il fatto che l’opera di Bosoletti sia stata prevista sulle pareti di una chiesa, tra l’altro una importante per il valore culturale e sociale che incarna. La chiesa infatti è stata il punto di partenza per Don Alex Zanotelli da dove cominciare a riportare l’attenzione sul problema della camorra e creare delle alternative soprattutto per i ragazzi. È dalla chiesa che sono partiti vari progetti tra cui Rione, di cui avevo parlato un po’ di tempo fa, o la rete di guide locali (le uniche che possono raccontare davvero la storia del quartiere) tra i promotori del percorso del miglio sacro che comprende le Catacombe di San Gennaro, quelle di San Gaudioso, il celebre Cimitero delle Fontanelle, il Palazzo dello Spagnolo e altri punti di interesse storico.