Sue Proprie Mani, Adrian Paci al MAXXI di Roma
Sarà presente fino al 7 giugno presso la sala Gian Ferrari del MAXXI, in occasione della mostra Architettura in uniforme, la video installazione Sue Proprie Mani realizzata da Adrian Paci, artista multiforme da sempre attento al tema dell’emigrazione inteso profondamente fino alla sua eco universale, e Roland Sejko, regista e vincitore nel 2013 del David di Donatello con il documentario Anija – La Nave.
Entrambi gli artisti hanno condotto, dunque, percorsi di riflessione imperniati sul fenomeno migratorio orchestrandolo all’interno di un registro alto e poetico. Tutto comincia con il ritrovamento presso l’Archivio di Stato dell’Albania di due sacchi di iuta contenti la corrispondenza dei cittadini italiani in Albania.
Le numerosissime lettere appartengono all’arco di tempo compreso tra il 1945 e il 1946, quando migliaia di italiani, giunti in Albania durante l’occupazione, attendevano di essere rimpatriati a conclusione del secondo conflitto mondiale.
Purtroppo, con l’avvento di Enver Hoxha al potere, non gli sarà permesso di tornare se non dopo lunghi anni di trattative. Gli splendidi filmati, girati durante le ore notturne nell’ex-palazzo di Re Zog a Durazzo, sono proiettati su 5 grandi schermi.
Gli attori, di provenienza internazionale, sono in abiti d’epoca e intenti nella lettura della commovente corrispondenza. Accanto alla proiezione dei video è possibile leggere personalmente alcune delle lettere che sono state disposte in una teca.
Il titolo Sue Proprie Mani, locuzione generalmente associata alla corrispondenza riservata, indica il fallimento di un messaggio inoltrato e mai giunto tra le mani dei destinatari. La missiva rimane sospesa e rende tali anche i mittenti e i riceventi, interrotti in una condizione di costante attesa.
La visione di questa videoinstallazione è consigliatissima anche a coloro che solitamente rifuggono il contesto artistico contemporaneo, la sensazione da cui ci si sente pervasi, infatti, è quella di essere ammessi inavvertitamente al cospetto di mondi intimi e toccanti percepiti solitamente come irrimediabilmente lontani.
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