Quando il suono è epifania: Steve Hauschildt al Masada
Quando il mattino ha l’oro in bocca e la luce acceca i contorni delle cose, la partenza assume un valore aggiunto di teatralità, soprattutto se la musica nelle orecchie è quella giusta. Quella mattina la musica era quella di Steve Hauschildt. La giornata si prospettava calda, o almeno sufficientemente tiepida, per lasciarsi alle spalle le cose. Come se davvero ci fosse un tempo giusto per partire.
La città, ancora addormentata e tinta di un rosa pallido, era uguale anche stavolta. Sonnolenta, prevedibile e quindi confortante nel suo essere sempre uguale a se stessa. Intorno pendolari e studenti silenziosi, in viaggio verso una meta e poi via chissà per dove. E lui nelle orecchie: Steve Hauschildt. Perfetto e sublime.
Di Steve Hauschildt quello che colpisce è la malleabilità. Ad ascoltarne le tracce, non si può non ritrovare il Biosphere mitologico di The Things I Tell You, che attinge al Trentemøller di Miss You, dialogando con un Aphex Twin senza drum machine.
Suoni spuri che incontrano un côté noise alla Oneothrix Point Never. Suoni ancestrali che ci riportano a quel prodotto squisito che fu The Pavillon Of Dreams di Harold Budd. Suoni liquidi che se da un lato hanno rappresentato la componente dissonante all’interno del progetto Emeralds, di cui Hauschildt, è stato il fondatore. Dall’altro rappresentano il vero punto di forza di un artista che, certamente, non sarà eticamente in grado di consegnare un prodotto simile al precedente.
Se infatti nelle produzioni degli Emeralds i suoni si compattano e quella che è la vena più mistica di Steve Hauschildt si fonde e concorre a creare l’armonia nel trio, in Strands – il suo ultimo album solista, uscito per la Kranky – il suono deflagra, oscuro e familiare allo stesso tempo. Sembra propagarsi per irraggiamento, ovvero l’unica legge della fisica che ricordi ancora dal liceo. Ancora ci si ricorda del suo live a Macao, lo scorso anno o giù di lì. Ancora se ne parla.
Ma quello che va detto è che Steve Hauschildt ritorna questo giovedì al Masada. Grazie a Plunge che, in collaborazione con C O M M U N I O N e 51beats, intende replicare almeno in parte l’esibizione mitica a Macao. Ad inaugurare la serata il live audiovisivo in anteprima italiana del trio FORMA. In apertura Plasman51 e in chiusura il dj set a cura di C O M M U N I O N.
Al di là di qualsiasi tipo di aspettativa su come sarà la serata di giovedì, quello che è certo è che Strands di Hauschildt è una corrente purificatrice che attinge ad un vastissimo repertorio di sonorità; complementari, ma mai sovrapponibili. Accostabili, ma non assimilabili.
È quella melodia di cui si ha bisogno appena svegli; è quella beatitudine che disegna un sorriso narcotico. Una melodia semplice all’ascolto, squisita, perfetta per ogni partenza mitologica.
Dà gusto pensare che il titolo non sia solo un rimando a degli ipotetici filoni da seguire, ma sia anche un richiamo primigenio alla Strand tedesca, alla spiaggia, all’elemento marino che danza in un movimento perpetuo con la componente terrestre.
E pian piano che il rosa lascia il posto al chiarore del giorno, ripenso che mi vien voglia di tornare per partire e, partendo, di sapere di poter tornare. Tutte le volte che voglio.