Superology, una fresca realtà Made in Italy
Oggi vi presento due ragazze di Roma che hanno deciso di creare una sinergia tra arte e street wear con un marchio che non passa affatto inosservato: Superology. Vanja Borozan e Sara Tutone vengono da mondi professionali diversi, si incontrano a Roma e fanno convergere idee e forze in un progetto che memore della lezione della factory di Warhol unisce unicità e serialità in un prodotto totalmente Made in Italy. I capi della prima capsule collection Black&White sono edizioni limitate numerate e alternano su due colori le opere di Michele Guidarini e Cristiano Carotti. Il primo riporta sul bianco la sua raccolta di simboli massonici e figure a metà tra l’umano e il mostruoso, il secondo ha il nero assoluto come sfondo per le sue esplosioni di colore.
Lanciare un brand di abbigliamento stando attenti alla qualità e ai processi produttivi non è una questione semplice nell’era del made in Bangladesh senza remore. Richiede tanto coraggio, passione e pochissimi ragionamenti scontati. Superology ci piace tanto perché unisce a tutto questo il culto per l’arte emergente italiana. Inoltre la prima collezione è un prova divina del fatto che non si è mai troppo vecchie per indossare un paio di leggings. A patto che siano un vero pezzo d’arte, ovviamente.
So che venite da due ambiti diversi… Ci parlate dei vostri background?
Sì è esatto, io e Vanja siamo complementari in questo. Io vengo da una realtà più commerciale, ho lavorato in ambiti diversi ricoprendo ruoli nella vendita e nel customer care mentre Vanja provenendo da una famiglia di artisti è cresciuta tra colori e pennelli nell’atelier del padre. La sua precoce personalità e grande sensibilità verso il mondo dell’arte la portano a laurearsi in design. Ha lavorato come art director per molti anni in Leo Burnett, prima a Roma e poi a Milano, ma è sempre stata affascinata dal mondo della moda.
In che modo vi siete conosciute?
Ci siamo incontrate a Roma tramite amici comuni e, fin dall’inizio, è nata una grande sintonia. Proprio le nostre caratteristiche così differenti si sono rivelate fin da subito il nostro punto di forza.
A cosa è dovuta la vostra scelta di una produzione made in Italy?
Il made in Italy è un valore riconosciuto a livello mondiale. La crisi ha sostituito la necessità impellente di acquistare con una nuova coscienza etica. Se devo spendere devo essere sicuro che questo è il meglio che posso avere. Garantire un prodotto made in Italy al 100% permette a questa nuova etica d’acquisto di comprendere che c’è ancora una scelta. Una scelta diversa. Noi vogliamo essere quella scelta! In un mercato globale basato sul messaggio “produrre di più” il nostro obiettivo è “produrre al meglio”: ecco la nostra voce fuori dal coro! Questo non ci allontanerà dal mercato internazionale ma ci darà la possibilità di entrarvi nel rispetto di qualità, tradizione ed eccellenza. L’Italia è il paese delle eccellenze, e noi vogliamo continuare a raccontarle.
In base a cosa avete scelto Guidarini e Carotti, i due artisti della capsule Black&White?
Superology nasce dall’idea di dare spazio a chiunque abbia qualcosa da raccontare attraverso il suo lavoro e il suo talento, vogliamo raccontare storie di qualità. Abbiamo selezionato artisti che potessero rappresentare i nostri ideali, che credessero nel progetto, e li abbiamo sfidati a contaminare con la loro arte i nostri tessuti. I capi di questa capsule collection si sviluppano sulla contrapposizione tra il bianco, l’inizio di un supporto vuoto, pronto ad essere riempito di tutti i personaggi del nostro artista Michele Guidarini, ed il nero, una pietra lavica che offre all’artista, Cristiano Carotti la sua assoluta verità: il colore esprime tutta la sua forza quando esce dal nero. Inoltre la scelta del bianco e del nero non è casuale per noi: rappresentano l’inizio e la fine, il tutto e il vuoto.
Le vostre saranno tutte collezioni capsule o volete muovervi seguendo la tradizionale divisione in stagioni?
In realtà saranno tutte capsule, non useremo la divisione tradizionale in stagioni perché non vogliamo dipendere dalle dure regole del fashion ma usiamo il mondo della moda come trampolino per raccontare le nostre storie. Stiamo già lavorando ai nuovi progetti creativi, e basiamo tutto sull’ ispirazione degli artisti che collaborano con noi. Il nostro obiettivo è diventare un brand che produca contenuti e non semplici indumenti.
L’ultima domanda riguarda un tema caldo tra le redattrici di ziguline. Ragazze, fino a quanti anni si posso indossare i leggings?
Il nostro motto è l’età non è importante ma ricorda che solo tre cose al mondo non mentono mai: i bambini, gli ubriachi e i leggings.
Foto di Barbara Oizmud.
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