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Talking with Ernest Zacharevic

Se qualche giorno fa vi abbiamo parlato di lui con un articolo della nostra super Maria, oggi vi facciamo vedere i suoi ultimi lavori realizzati per Memorie Urbane ad Arce, un festival che continua a sfornare grandi meraviglie, proprio come quelle di Ernest Zacharevic con cui io ho avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere a qualche ora dal suo arrivo in aeroporto.

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Tra tielle e vino rosso, abbiamo parlato dei suoi lavori, della sua natura vagabonda e della sua instancabile voglia di fare arte. Lui è indubbiamente fantastico, un artista che fa delle cose favolose, un pezzo forte che viene dalla Lituania e che ho il piacere di presentarvi in questa intervista lampo, il tempo di bere un espresso prima di tornare al lavoro. Buona lettura!

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Chi è Ernest Zacharevic? Raccontaci quello che fai.
Questo è quello che ho sempre fatto nella mia vita: viaggiare, conoscere luoghi, cercare l’ispirazione giusta per creare. Ho iniziato a fare graffiti quando avevo 13 anni, poi ho vissuto a Londra per studio e dopo il diploma ho iniziato a viaggiare per lavoro, per divertirmi creando e anche per pensare. Attualmente vivo in Malesia ma sono comunque sempre in giro a realizzare lavori. È da un po’ che non torno in Lituania.

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Prima di arrivare in Italia per Memorie Urbane sei tornato per qualche giorno in Lituania per partecipare ad un progetto di rieducazione in un carcere. Di cosa si tratta?
Si tratta di un progetto pensato a lungo e il titolo è Made Correction, poiché viene realizzato sulle superfici di un carcere  minorile, The Kaunas Youth Correctional and Interrogation Facility che si trova proprio in Lituania, dove sono nato. Lo scopo è quello di insegnare come l’arte riesca a cambiare la condizione di chi si trova rinchiuso in carcere, come i ragazzi che mi hanno aiutato nella realizzazione del mio lavoro. Per me è stata un’esperienza molto significativa, strana, molto particolare poiché ho lavorato in un ambiente diverso da quelli in cui sono abituato ad operare. Non so quanto il mio lavoro possa essere un esempio ai fini del significato del progetto ma sono felice di averne fatto parte.

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Raccontaci qualcosa della tua prima personale Art is rubbish/Rubbish is art a Penang, in Malesia.
In questa personale, come faccio di solito con gli altri lavori, ho cercato di realizzare lavori con oggetti, spazzatura e cose del genere trovati in giro, tutto ciò di cui la natura e l’ambiente circostante mi hanno messo a disposizione, trovando ispirazione e materiale in luoghi urbani come alle fermate dell’autobus. Ho combinato ai lavori realizzati su superfici esterne, alcune istallazioni e alcuni lavori indoor.

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Quali sono i progetti per il futuro?
Come sempre, viaggiare e conoscere gente, girare da un festival all’altro, progetti, tanti progetti fino alla fine dell’anno.

 

 

Foto di Dante Corsetti

 

Ernest Zacharevic | sitofacebook

 

 

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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