Intervista a Throwing Snow
Mi capita per la prima volta di conoscere e intervistare un produttore inglese, grazie ai ragazzi di Bedford Avenue che hanno sempre un occhio di riguardo verso le novità provenienti dalla terra di Albione. Throwing Snow è una fucina di spunti e creatività che racchiude insieme nei suoi lavori e nei suoi set unici, coinvolgenti e ricchi di sonorità diverse.
Lo incontro a pranzo dopo la serata al Gamma del 23 novembre, tutti in evidenti postumi e con poche ore di sonno addosso, esordendo con la confessione di non aver pronta alcuna domanda. Lui tira un sospiro di sollievo e mi dice che preferisce chiacchierare, che lo inquietano i giornalisti con i minacciosi fogli già segnati. Ben venga, perché io al momento sono in crisi di panico da “parla in inglese con un vero inglese, questa cosa è orribile e vorrei avere l’accento come quello della Maugeri”. Riusciamo anche a scherzare sul fatto di fare le domande di rito a modi scuola di lingua: come ti chiami, quanti anni hai… so da dove partire.
Bene Ross. Come ti chiami, quanti anni hai? Da dove vieni?
Sono Ross Tones, ho 29 anni e vengo da un paesino al nord dell’Inghilterra, (mi mostra una foto di un pascolo con una bella pecora in primo piano) praticamente sono cresciuto nel mezzo del nulla. Poi mi sono trasferito a Bristol per l’università, ho studiato lì astrofisica e ora vivo a Londra.
Astrofisica? Scusami ma devo chiedertelo. Dall’astrofisica alla musica: che collegamento c’è?
Non è così strana come associazione. Io penso che anche dietro la musica ci sia una sorta di scienza. Sono sempre stato ossessionato dalla musica, mi sono interessato anche di musicologia per capire il motivo per cui ogni persona in ogni società ama la musica.
La tua ossessione da dove arriva?
A tredici anni adoravo il punk e i Deftones, ho suonato in diversi gruppi e poi ho lavorato per un piccolo studio di registrazione in analogico. La storia divertente è che mia nonna da quando sono nato ha risparmiato 1 Pound a settimana e quando ho compiuto ventuno anni, me li ha regalati tutti. Così ho potuto comprare il mio primo mixer e iniziare a registrare. A Bristol sono venuto in contatto con la drum’n’bass e Ninja Tunes, tutti i miei amici ascoltavano quello e inizialmente anch’io ho mi ci sono dedicato. In seguito ho aperto una mia etichetta e ho iniziato a registrare prima per gli altri, poi per me.
E come sei arrivato a qui? Oddio, sì, anche qui oggi, ma in generale cosa ti ha permesso di farti conoscere?
Myspace. Avevo collaborato alla realizzazione di un video musicale che mi ha portato a esibirmi a un festival audiovisivo a Madrid. Lì ho conosciuto varie persone che hanno contribuito a spargere la voce su ciò che facevo. Il mio primo EP in vinile Footnotes è del 2007. alla fine ho anche preso un agente e ora è diventato il mio lavoro, fare musica.
I tuoi lavori sono molto diversi tra loro. In che genere rientreresti scusa?
Diciamo che prendo sempre le influenze metal e folk e le unisco alla drum’n’bass. Come ti dicevo, dato che ogni società ha la musica a me piace vedere la combinazione del tutto, perché se ci pensi, tutto è unito. Quindi è per questo che ogni uscita ha un suono differente dalle altre.
Anche i tuoi djset.
Sì, sono diversi anche quando mi trovo a casa. A Londra suono musica molto scura, che qui magari non ballerebbe nessuno. Se vengo qui devo trovare il modo per fare ballare il pubblico e creo un djset ad hoc, anche perché la musica e il muovere il corpo a tempo con essa sono intrinseci. Il djset è puramente costruito per ballare.
Ieri sera alla fine hai fatto ballare tutti, anche se all’inizio eri stranito dal pubblico. Era la tua prima volta in Italia, com’è andata?
Già. Non ballava nessuno. Solo io e Sonambient (produttore torinese NdA)! (Ride) Ero piuttosto preoccupato ma poi ho visto che forse l’alcol ha fatto effetto e improvvisamente tutti hanno iniziato a ballare. Ecco, forse a Londra non ti capitano queste situazioni, c’è sempre qualcuno che balla anche da solo. Però è andato tutto benissimo e poi sono molto felice perché capita raramente di trovare persone come voi che non si limitano a portarti in hotel o all’aeroporto, ma che passano una giornata con me.
Wow, allora sbrighiamoci prima di portarti a fare un giro del centro: qual è stata la tua esperienza migliore in giro per l’Europa? E dove ti troveremo nei prossimi mesi?
L’esperienza migliore è stata al Bump festival a Limerick: un ambiente piccolo e molto intimo, ma molto amichevole. Sono rimasto in contatto con quasi tutti, penso sia stata l’esperienza migliore a livello umano. Anche il mio Ep launch party a Londra è stato bellissimo: dato che si avvicina il mio compleanno hanno fatto una cassetta della posta dove tutti potevano lasciarmi un biglietto, non ti dico cosa non ho trovato scritto, ma la parte migliore è stata quando hanno tutti intonato “Happy Birthday”. 300 persone che te la cantano è un’esperienza unica. Ad Aprile sarò in America per la Redbull Music Academy a New York. Saremo in tanti, dieci dall’Inghilterra e almeno una cinquantina da altri paesi. Sarà una bell’avvenimento, non vedo l’ora.
Manca giusto un’ora alla partenza, ci alziamo e continuiamo la nostra chiacchierata per le vie di Torino, parlando di arte, musica, architettura.
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